18 Marzo: IL Feltre a q. 617, IL Val Cismon sul "Noto Cocuzzolo" - Gruppo Alpini Roncegno

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18 Marzo: IL Feltre a q. 617, IL Val Cismon sul "Noto Cocuzzolo"

La 1a G.M.


18 MARZO: IL FELTRE A Q 617,
IL VAL CISMON SUL "NOTO COCUZZOLO"

di Luca Girotto


Con i progressi di tre giorni prima, la linea italiana aveva subìto alcune modifiche nel settore compreso tra il Brenta ed il torr. Larganza, cosicchè il 17 marzo essa era così costituita: tra Brustolai e Marter una serie di piccole trincee interrotte, presidiate da tre plotoni della 265acomp. (Val Cismon); da Marter a q. 600, due compagnie del Feltre ed il quarto plotone della 265a; a q. 800 un piccolo reparto dell'84° fant.; tra q.800 e q. 1121 un'altra compagnia del Feltre; a q.1121 altri fanti dell'84°; in riserva a Marter la 4" compagnia del Feltre.
Sul costone impervio che da q. 1035 di Valcanaia scende a sud/est in direzione di Marter ed al cui piede orientale si trovava l'avamposto del Feltre di q. 600, è a tutt'oggi facilmente identificabile un dosso boscoso che sulla cartografia italiana dell'epoca non portava nome ne quota; nella attuale cartografia dell'Istituto geografico militare (IGM) esso corrisponde alla q. 773, localmente "el montesèl", ma nei comunicati dei comandi italiani nel 1916 esso era semplicemente il "noto cocuzzolo" e come tale veniva indicato negli ordini d'operazione.
Il progetto d'occupazione definitiva di q. 617 e delle falde di monte Broi prevedeva che l'assalto al trincerone sbarrante la val de la Crea venisse appoggiato e facilitato dalla preventiva conquista, da parte di un nucleo di alpini, del suddetto rilievo dal quale sarebbe stato possibile dominare e bersagliare le posizioni austriache.
Dell'azione venne incaricato un plotone di 31 uomini della 265a comp. del Val Cismon, al comando del s. ten. Paolo Monelli.
All'ufficiale, divenuto uno dei più famosi scrittori e giornalisti militari italiani nel dopoguerra, dobbiamo una coinvolgente rievocazione dell' episodio, della quale ci avvarremo più volte nel ricostruire i fatti.
In piena notte, nell'aria gelida di quel marzo che non preannunzia in nulla la vicinissima primavera, il piccolo reparto si raduna nella trincea principale di Marter. "Spiegai ai soldati il nostro compito.
Dovevamo occupare quel famoso cocuzzolo (...); noi di lassù, potendo fàr fuoco alle spalle del nemico disteso nel vallone di sinistra, avremmo aiutata l'avanzata delle truppe operanti contro q. 617.
Il cocuzzolo era fàmoso perchè le pattuglie ci avevano lasciato più morti che in tute le altre azioni per la valle.
Si parlava di mitragliatrici interrate, di trabocchetti, di caverne misteriose.

Gli alpini sanno già di che cosa si tratta e che non sarà una semplice passeggiata: " Stavolta andèmo a incolarse come un bòlo! ".
Con la guida di un soldato del Feltre, che deve condurre il plotone fino al piccolo posto di q. 600, gli uomini si avventurano per i campi ed i vigneti; la salita è forte e toglie il fiato.
Ogni tanto qualche ostacolo, ''Atension qua! ", un muretto da scavalcare, residui di filo spinato o vecchie trincee.
Finalmente, l'alba è ancora lontana, compare nel buio il ridottino più avanzato. " Si presentò il capoposto (...): - Dov'è 'sto cocuzzolo della malora? - Là via, Sior Tenente! - Vidi un dosso oscuro spiccare sulla parete del monte inondata dalla luna ".
Facendosi strada tra i gabbioni di reticolato speditivo ammucchiati davanti alle vedette, il plotone esce nella terra di nessuno.
"Non c'era che da andare fino ai piedi del cocuzzolo nell'ombra gettata da una costa che se ne dipartiva (...) e badare di non fàr rumore. Il terreno era prato ruvido. "
Tormentato da oscuri e vaghi presentimenti, Monelli procede sul pendìo; ormai la boscosa sommità è quasi raggiunta e si devono distendere le quattro squadre: tra i faggi e gli arbusti, sette uomini vanno all'ala sinistra, gli altri prendono posizione alla destra dell'ufficiale.
Tutti a terra, in silenzio. "Il freddo vivo penetrava sotto la giubba e il farsetto nuovo (...) .
Pensai che figura avrebbe fatto macchiato di sangue. "
All'ora prestabilita inizia il bombardamento preparatorio, che infierisce nel vallone sulla sinistra ma non disturba il rilievo su cui salgono gli alpini. L'ultimo tratto è fatto di corsa: "Avevo proibito agli uomini di urlare (...) prevedendo il caso che sulla cima non ci fosse nessuno.
Vidi alcuni scomparire su) e nessun rumore mi giunse; (...) il famigerato cocuzzolo era sgombro: Corsi su anch'io (...). Era una testata boscosa) fitta) (...); un piccolo colle nudo la separava dalla parete grigia (...) davanti a noi fra i rami) orlata a circa cento metri da una trincea con qualche gabbione davanti.
"
Distribuiti gli uomini tutto attorno alla sommità, l'ufficiale raccomanda il massimo silenzio.
Una pagnotta fresca, un tascapane austriaco, bombe a mano abbandonate sul terreno assieme ad alcuni caricatori ancora lucidi, dimostrano che il nemico ha occupato fino a poco prima la posizione.
Frattanto prosegue il tiro delle artiglierie.
"Scoppi secchi (...) tempestavano di nuvolette lo sprone (...) oltre il vallone (...) alla nostra sinistra. Lo sprone (monte Broi, n. d. A. ) terminava in una cimetta aguzza e di bosco più rado (...): la q. 617.
Per guardare la quota bisognava quasi fàr fronte alla direzione da cui eravamo venuti: eravamo proprio alle spalle del nemico: Il vallone (la val de la Crea, n. d. A.) era tagliato da una (...) trincea che dominavamo un po' di sbieco) a perpendicolo (...). Ci doveva essere gente dentro (...)
.
Fino a che durava l'azione della nostra artiglieria non dovevo agire; e la preparazione dell'artiglieria doveva cessare alle sette in punto".
Distese le squadre in modo da dominare il trincerone, Monelli attende l'ora fissata: puntualmente, alle sette, il bombardamento s'interrompe.
É il momento tanto atteso; le scariche degli alpini sconvolgono le difese austriache, tramutando il vallone in un formicaio impazzito.
"Dopo pochi minuti il trincerone era vuoto) e abbandonato. I miei uomini erano allegri) commentavano ridendo l'effètto delle fucilate. "
Ma ecco la sorpresa.
Il fuoco dell'artiglieria italiana riprende più vigoroso di prima.
Sono ormai le 7.10.
"Mi colse un improvviso terrore; d'essermi scoperto troppo presto) di avere capito male gli ordini) di avere compromesso l'azione (...).
Frullavano le prime pallottole di fucile; chiare) precise) con l'indirizzo: per quei trenta fèssi che si sono rivelati là sul cocuzzolo.
"Sibili e schiocchi secchi aumentano di frequenza fino a parere una grandinata; le pallottole si spezzano sulle rocce o affondano nel tenero humus del sottobosco.
Mancano solo le cannonate
"Ma poi capii che, così addosso alla loro parete come eravamo, stavamo defilati a tutte le batterie nemiche".
Nel turbinio delle fucilate, sparate alla cieca nel folto del faggeto, si hanno i primi feriti: ben lieti di a casa la pelle, scendono rapidamente da dove sono venuti.


Il teatro delle azioni del 18 marzo 1916: a) "Noto Cocuzzolo". B) Costone di monte Broi. C) quota 1100.
d) Monte Broi. E) Val de la Crea. F) Trincerone austriaco. G) Quota 617. h) Avamposto italiano di q. 600.
i) Percorso del "plotone Monelli" per l'occupazione del "noto cocuzzolo". L) Costone di Vlacnai.

Ogni pochi minuti qualche altro alpino cade colpito e la situazione si fa critica.
"Se continuava così, addio bel terzo plotone della 265a … Avevo già mandato via parecchi feriti, avevo un morto (soldato Bagno, n.d.A) ed un ferito grave .
La nostra artiglieria continuava a sparare in barba a tutti gli ordini d'operazione.
Nel trincerone (...) non c'era segno che ci fossero arrivati i nostri
."
Inizia quindi a manifestarsi un tentativo d'aggiramento sulla destra, che persuade il comandante del reparto ad abbandonare il cucuzzolo per rientrare a q. 600. Del resto non c'erano ordini di occupazione permanente, nè si era parlato di rincalzi.
Giù tutti dunque.
" (...) ma avevano pensato a recuperare il tascapane, il piastrino e il portafoglio di Bogno? - Siorsì; e anca quel de Cason. - Quando è morto? - L'è poco, ma nissun se n'era incorto. Con en buso cussita in te la sc'ciena. L'è tute bale esplosive, le vien zo dal ziel.(...) " Arrivati verso le 8.45 al piccolo posto di q. 600 i superstiti del plotone, una ventina di uomini validi in tutto, danno fondo alle razioni di emergenza e si riposano sull'erba in attesa di ordini finchè, un'ora dopo, arriva una comunicazione da Marter: poichè il noto cucuzzolo risulta ora occupato dagli austriaci lo si farà battere da una batteria da montagna, dopodichè si dovrà risalire a rioccuparlo.
"-Tornar là via? Poareti! - disse il capoposto. I miei non dissero nulla. S'accese il primo schrapnell sulla sommità; dopo cinque minuti ne arrivò un altro, poi un altro, e così via, a intervalli regolari ".
Nel chiarore del mattino gli alpini, ora su tre squadre, raccolgono le armi mentre sulla sinistra il combattimento per q. 617 aumenta d'intensità. Immaginando che la fucileria avversaria riprenderà violenta una volta arrivati in cima, Monelli dispone che ciascuno si carichi di un sacchetto a terra smantellando i ripari del piccolo posto: "Ch'el toga suso, ch 'el toga suso, - disse il capoposto, con l'aria di disporre magnanimamente della roba sua ".
Giunto ai piedi del cocuzzolo, il plotone ricomincia l'approccio non appena cessa il tiro dei cannoncini da montagna.
Ma l'umore degli uomini è diverso dall'alba.
"Capivo che i soldati si domandavano a che scopo tornar lassù; (...) A poco a poco, partito tra gli ultimi, mi ritrovai in testa con il caporalmaggiore Ferracin.
Ferracin gli usciva dalla bocca e colava sulla barba crespa una bavetta di tabacco ciccato, e borbottava; non capivo se l'avesse con i suoi, o coi superiori o col nemico.
Sotto il ciglio fèci per buttarmi giù ma mi trattenni.
Ferracin era rimasto in piedi; appoggiò il fucile al sasso, cavò dal tascapane due bombe lenticolari, gran lusso in quei primi tempi, me ne passò una.
Le accendemmo, le lanciammo in avanti e in alto, attendemmo lo scoppio, ci buttammo su, Ferracin urlando un fèroce Savoia! Sentii che dietro correvan su tre o quattro (...). Impeto sprecato.
Sul cocuzzolo non c'era nessuno, nemmeno stavolta.
Qualcuno vide dileguar qualcosa, giù nel bosco (...)
. "
Ma già qualche pallottola inizia a frullare tra le foglie: si deve iniziare subito a scavare un riparo: con la vanghetta e il piccozzino, con la baionetta, con le mani, ognuno s'arrangia alla meglio.
Interratosi il presidio, al Monelli non resta che attendere l'esito del combattimento che si trascina stancamente alla sua sinistra.
Il trincerone di val de la Crea, laggiù nel sole, è sempre vuoto e le comunicazioni col fondovalle sono interrotte.
A sera tutto è tranquillo. Verso le 22.00, una quindicina di uomini del Feltre guidati da un sergente maggiore arrivano di rinforzo, per tenere la posizione fino all'arrivo del cambio, previsto per la mattina successiva.
Al sottoufficiale vengono subito richieste informazioni sugli eventi della giornata.
"- I gà ciapà la quota quei de la sesantasìe. L'è mort quel tenente de Trento. L'è mort el sergente major Dalla Marta) quel grando (...) . - L'uomo del Feltre non aveva preso parte all'azione) lui era stato fino allora col comando lassù a mezza montagna (...).
E diceva che tutti avevano visto benissimo) specie gli u!fìciali col cannocchiale) tutta la nostra azione) - e quand gavè fato el Savoia che el nemico l'è scampà via soto basso e coperto; e el Nasci el disèva come i è bravi i veci del Cismon e i a dit che el cucusolo i lo ciamarà col nome del sior tenente qua via (...).
E no i lo vol molàr pì e i lo tien come posto avansato
. "
All'alba arriva il cambio e gli esausti alpini possono ridiscendere agli accantonamenti di Marter ove si hanno maggiori informazioni sull'esito dell'azione.
''A proposito - chiesi - ma l'azione delle fanterie non doveva cominciare un 'ora prima? - Campari era informato bene, perchè aveva parlato a questo proposito col mio maggiore. Il maggiore, non partecipando il nostro battaglione all'azione che con qualche plotone, si trovava all'alba al comando (...) e aveva sentito che lì per lì avevano deciso di prolungare di un 'ora la preparazione dell'artiglieria.
Il maggiore era saltato su eccitato: - Ma il mio sottotenente al noto cucuzzolo non potrà esserne avvertito e si scoprirà troppo presto! - Caro e buon maggiore) che ci amava tutti come figlioli; gli arrivò addosso la doccia fredda; rispose il generale: - Pazienza. Sottotenenti ce n'è tanti
. "
L'attacco sul conoide di Marter contro q. 617 riuscì comunque con perdite modeste: 1 ufficiale morto,1 ufficiale e 10 alpini feriti.
Nel trincerone occupato vennero rinvenuti 5 cadaveri di austriaci e discrete quantità di materiali difensivi.
L'ufficiale caduto presso la quota era Pio Scotoni, un irredentista trentina fuggito in Italia nel gennaio del '15 ed arruolatosi negli alpini: nella 66^ comp. del Feltre, col grado di sottotenente, aveva partecipato a tutta l'attività bellica del battaglione guadagnando si il rispetto dei commilitoni. Fu il secondo irredentista trentino, dopo il borghigiano Giovanni Divina caduto sul Valpiana, a dare la vita per una patria diversa dalla sua sui monti della Valsugana.
Un cippo, posto nel dopoguerra dalla Legione Trentina, lo ricorda ancora oggi sul lato a monte dell'ex strada imperiale, all'entrata orientale di Novaledo.


Le operazioni italiane del 18 marzo 1916 sulla montagna di Roncegno




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25/02/2023
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