10-14 Marzo: L'Esordio degli Scontri alle Falde del Panarotta - Gruppo Alpini Roncegno

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10-14 Marzo: L'Esordio degli Scontri alle Falde del Panarotta

La 1a G.M.


10-14 MARZO: L'ESORDIO DEGLI SCONTRI
ALLE FALDE DEL PANAROTTA

di Luca Girotto


La precaria occupazione di Marter, effettuata alla fine di febbraio da truppe alpine e dalla compagnia esploratori della 15^ divisione comandata dal capitano Baseggio, non dava alcuna garanzia di valida resistenza nemmeno di fronte a semplici incursioni di pattuglie avversarie.
Troppo vasta ed esposta era la linea da tenere, e troppo esigue le forze ad essa destinate. Se a sud, attraverso piccoli posti a Brustolai e q. 790 (Col Finco), esisteva una parvenza di collegamento con le postazioni dell'artiglieria da campagna di monte Zaccon, sul lato settentrionale della valle la situazione era a dir poco disastrosa: l'abitato di Marter era infatti dominato su tre lati dalle posizioni avanzate austriache.
Tutti i camminamenti e le trincee di collegamento con Roncegno e ponte Zaccon correvano necessariamente allo scoperto, sul fondovalle, costantemente sotto il tiro dei cecchini.
Sullo sperone che da Roncegno sale verso S. Osvaldo l'occupazione italiana, era giunta solamente fino a q. 800 con semplici avamposti che non erano in grado di liberare i ripidi boschi del "Crozzo dell'Audia" e del costone di Valcanaia dalle infiltrazioni nemiche.
Da lì armi automatiche e lanciabombe riuscivano a colpire addirittura da dietro gli alpini di Marter, tartassati pure dai fronteggianti appostamenti disposti sulla spalla impervia che da monte Broi scende verso oriente
a q. 617.
Da quest'ultima quota un lungo trincerone austriaco tagliava obliquamente la sommità del conoide alluvionale che cala al Brenta e sbarrava l'imbocco del vallone dei Broi (compreso tra il monte omonimo e lo Spigolo di Frattasecca e attualmente noto come "val de la Crea"), terminando alla q. 607.
Era assolutamente necessario per gli italiani dare maggior consistenza alle posizioni avanzate, se ci si voleva attendere da esse una reale capacità di resistenza, sia pure non ad oltranza.
Il generale Amari, subentrato il 10 marzo al generale Farisoglio nel comando della 15a div. , si rese subito conto di ciò, iniziando nuove operazioni nel giro di pochi giorni.
Informazioni fornite da prigionieri e disertori erano concordi nell'assicurare la presenza di un battaglione ciclisti, circa 800 fucili, a Levico con una compagnia distaccata alle pendici sud di monte Broi, in caseggiati all'altezza della curva di livello di m 700; qui era pure dislocato un reparto del 169° Landsturm che forniva piccole guardie a q. 617 ed a monte Broi stesso
(q.1328 all'epoca, oggi non quotato).
Le medesime fonti davano poi Novaledo occupato da una compagnia mista di Standschutzen e Landsturmern; infine, un intero battaglione dei temuti Landesschutzen, gli "alpini" dell'esercito imperiale, era distribuito tra monte Broi, malga Broi, Spigolo Frattasecca, S. Osvaldo e Cinque Valli. Ciononostante, anzichè arretrare su posizioni più sicure e difendibili, venne deciso un ampliamento delle occupazioni avanzate, da compiersi secondo la consueta strategia dei piccoli passi.
In sostanza, secondo le disposizioni del generale Amari, si doveva:
1) sistemare più saldamente l'occupazione di Marter, estendendola verso nord e verso ovest, fino a prendere possesso della chiesa di S. Maria non appena il ritorno dalle licenze invernali avesse consentito l'aumento degli effettivi;
2) spazzare dalle infiltrazioni avversarie tutto il conoide che da q. 617 scende al paese, nonchè procedere al più presto alla conquista di monte Broi allo scopo di poter impiantare il più in alto possibile un osservatorio d'artiglieria;
3) occupare stabilmente q. 617, Valcanaia e q. 870 (oggi q. 853 ad est di Valcanaia).
Per realizzare questo progetto venivano impegnate tutte le compagnie alpine di Borgo, Brustolai e Marter, appartenenti ai btg Feltre e Val Cismon, per complessivi 450 fucili; ad essi si affiancava la compagnia volontari esploratori della 15^ div. su 160 uomini circa.
Avrebbero appoggiato l'azione le artiglierie della valle di Sella e di malga Puisle: in tutto dodici cannoni da 75 mm, quattro da 65, sei da 149 ed un mortaio da 210.
L'esordio dell'operazione venne affidato al reparto del capitano Baseggio, nonostante gli organici ridotti dei suoi plotoni (la compagnia aveva dovuto essere ritirata da Marter ed accantonata a Strigno qualche giorno prima, a causa di una forte forma di angina che aveva colpito buona parte degli effettivi).
Disagi e sofferenze avevano inciso molto sulle forze e sul morale dei volontari ma, nonostante tutto, si trattava ancora delle truppe più agguerrite che fosse possibile mettere in campo in quel momento ed in quel settore.


Marter primavera 1916 sullo sfondo a sinistra Monte Zaccon e la  sella di  Malga Puisle





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25/02/2023
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