A Pottendorf - Gruppo Alpini Roncegno

Cerca nel Sito
Vai ai contenuti

Menu principale:

A Pottendorf

La 1a G.M.



A POTTENDORF

di Vitaliano Modena



Ricordano i profughi: Dopo otto giorni di viaggio, quattro dei quali trascorsi a Sqlisburgo, accampati nelle scuole su un po' di paglia sparsa sul pavimento, giungemmo a Pottendorf. Là, ammassati nelle baracche, rimanemmo per circa tre mesi. Nell'accampamento di Pottendorf c'erano anche istriani e goriziani. In baracca eravamo settanta persone; diverse le famiglie di Roncegno: Rover, Baldessari, Boccher, Nicoletti, Pola, Gasperi. Ci fermammo alcuni mesi mangiando brodagli a (per fortuna facevamo qualche polenta) e dormendo su pagliericci. Quando decisero di farci cambiare posto, ci accompagnarono a Mitterndorf incolonnati e scortati dai militari.

Conviene evitare di soffermarci sulla vita nelle baracche di Pottendorf, sulle prime difficoltà, sui disagi patiti.
Rimandiamo questa trattazione, per approfondirla, a quando ci occuperemo di Mitterndorf, dove le condizioni, pur simili, ebbero proporzioni molto più vaste e si presentarono più ricche di particolarità.
Ci limitiamo qui a qualche considerazione e a poche utili informazioni.
Scrisse Filomena Boccher nel suo diario
(Filomena Boccher, Diario di una maestra in esilio nel Lager di Mitterndorf, a cura di Lenina Boccher e Vitaliano Modena, Roncegno, Cassa Rurale, 1983.): "21 ottobre. È un mese che sono qui. Si sta male. Ma i miei genitori mi dicono che, prima ch'io venissi, stavano peggio. Il cibo è cattivo. . . Andiamo spesso a far provviste nei paesi vicini, talvolta a Ebenfurt. Comperiamo generi alimentari e qualche oggetto di vestiario . . . Nell'accampamento ci sono quaranta baracche ma son destinate per i profughi del litorale, non per noi trentini.
28 ottobre. Stamattina è venuto un impiegato ad avvertirei che bisognava subito far bagagli e partire per Mitterndorf, il baraccamento destinato ai trentini. Siamo partiti stasera alle 5 e alle 6 siamo giunti alla stazione di Mitterndori".
A Pottendorf, anche in così breve tempo di permanenza, si registrarono una decina di decessi fra i roncegnesi; prima fu Anna Smider, il 26 settembre.
Si ebbe anche un nato: Alessandro Hueller di S. Brigida (12 ottobre).
Il saggio di Gorfer
(Gorfer, La prima guerra mondiale.) riferisce: "Le baracche di Pottendorf si allineavano sulla riva del fiume Leìtha affluente, con il Fischa, del Danubio.
Dapprima i profughi furono ammassati negli edifici della fabbrica di zucchero abbandonata; quindi si assegnarono loro le baracche costruite in destra Leìtha, oppure furono sistemati nel vicino villaggio di Landegg. L'accampamento ospitò fino a 7.000 profughi, in maggioranza giuliani.
I trentini erano, nel settembre del 1915, circa 1.400 e provenivano dalla Valsugana".
Nella "Città di legno"
(La città di legno, a cura di Diego Leoni e Camillo Zadra, Trento, Temi, 1981.) si legge: "Una commissione ispettiva formata da rappresentanti del Ministero degli Interni e della Luogotenenza e comprendente un delegato del "Comitato profughi", preceduto da una visita dell'ono Degasperi e don Panizza, constatò il sovraffollamenfo provocato da nuovi arrivi e ordinò il trasporto da Pottendorf all'accampamento di Bruck a/d Leitha di 1.000 profughi, lasciandone nel primo solo 2.500 ("Bollettino" 6 agosto 1915)>".
Il Governo decise di smistare i profughi a seconda della provenienza: le popolazioni del Litorale adriatico nelle strutture di Pottendorf e Wagna, i trentini a Mitterndorf e Braunau.


Benedetto Oberosler, militare con la Croce Rossa, visitò la mamma a Pottendorf
(fu decorato per aver salvato la vita a un ufficiale).


Torna Indietro

Gruppo Alpini di Roncegno – Piazza Achille De Giovanni 1- 38050 – Roncegno Terme – (Tn) P.IVA/C.F.90012350220

 
25/02/2023
-
Torna ai contenuti | Torna al menu