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TUTTI I TESTI E LE FOTO SONO TRATTI DAL LIBRO
FILOMENA BOCCHER DIARIO DI UNA MAESTRA IN ESILIO
NEL <<LAGHER>> DI MITTERNDORF
A CURA DI LENINA BOCCHER E VITALIANO MODENA
PARTE TERZA
1917
DAL 30 GIUGNO AL 15 AGOSTO
Il "Lager" nuovo ( proprietà Boccher )
Un barbaro disegno: sterminarci.
30 giugno. La debolezza fisica prodotta dalla fame e dai disagi è tale, che par di non poter far a meno di soccombere fra pochi giorni. Eppure le Autorità non muovono un dito per toglierci da questo ambiente; gli è che tenendoci qui non fanno che raggiungere il loro scopo: sterminarci. Che n'è della mia speranza di rimpatriare? Alla mia supplica non è ancor venuta evasione e forse non verrà mai. Ci si nega il diritto di ritornare nei nostri paesi; ci si nega perfino il diritto di andare in cerca di un alloggio meno obbrobrioso di questo campo di maledizione. C'è da fremere quando nella scuola si deve far leggere La costituzione. "La costituzione accorda a tutti i sudditi la perfetta uguaglianza in faccia alla legge, la libertà individuale, di coscienza, di culto e di stampa, l'inviolabilità del domicilio e della proprietà, e il diritto di associazione e di riunione". Ma intanto noi siamo gli schiavi di costoro ed essi i nostri tiranni; ci hanno trascinati a forza in questi barbari paesi, hanno saccheggiato e distrutto le nostre case, hanno devastato le nostre campagne, ci hanno tagliati fuori da ogni civile consorzio, ci affamano, ci tengono prigionieri e irridono beffardamente, insolentemente, la miseria in cui ci hanno gettati. Deve venire il giorno in cui i pochi superstiti fuggiranno di qui e arriveranno sotto il loro cielo; vedranno il barbaro scempio e fremeranno, ma ringrazieranno Iddio di averli liberati; e se un' altra volta la guerra vorrà strapparli dalle loro zolle, essi si scaveranno una fossa e ci si seppelliranno vivi, piuttosto che cadere ancora in sì barbare regioni.
1° luglio. Ho comperato 3 kg di farina di granturco a 5.60 K il kg. E trovarne!
Oh, poter fuggire!
2 luglio. Sono andata al cinematografo colla scolaresca. E ne son ritornata stanca, nauseata. Evitavo di guardare le mie scolare perché non volevo leggervi l'impressione che possono aver avuto da quelle proiezioni sciocche e spudorate, L'Ispettore scolastico non ci trova nulla di male; e forse non ci sarà realmente; ma io vorrei sapere che cosa c'è di bene. E se non c'è nulla di bene, perché vi si conduce tante povere creature a vedere quelle insulsaggini? Solo perché per un' ora dimentichino gli stimoli dello stomaco?
3 luglio. Il cuore domanda ansioso mille cose, ma la risposta la darà il futuro, il futuro che ci spaventa col triste messaggio della fame, coi bagliori incessanti della guerra che non si vuol finire. Oggi ho ricevuto un cibo che faceva paura per la qualità e per la scarsezza: non ci dev'esser presto più nulla. Tre delle mie colleghe sono ammalate di sfinimento; le altre son pure tutte deperite. Si dice che a vederle entrare e uscire di chiesa colla scolaresca, sembrano spettri ambulanti.
4 luglio. Sono affatto sprovvista di vestiario e sono andata all'Amministrazione a domandarle di concedermi verso pagamento alcuni metri di roba. L'impiegato mi rispose che ha dal Barone l'ordine severissimo di non vendere stoffa ai profughi, che vengono vestiti gratis, molto meno alle maestre. Ma dove sono, quanti sono i vestiti ricevuti? Due in due anni!
5 luglio. Sono stata al magazzino a domandare 5 metri di tela per farmi due bluse. Bisognò presentarsi a una serie d'impiegati tedeschi e alla signorina direttrice, pure tedesca, da cui sembra tutti dipendano. Il fare sprezzante e autoritario della giovane direttrice mi urtò: si sa quanto arbitrariamente disponga della roba ivi accumulata, e a me negò due metri di fodera. Si capisce: i profughi tirolesi non furon condotti qui per salvarli; le spese che si fanno, e che devono esser enormi, non sono devolute che nella minima parte al bene dei profughi: il meglio che fanno è riempir le tasche dei Tedeschi che godono tutti i privilegi, mentre la maggior parte dei profughi muore d'inedia.
6 luglio. Tornando dalla scuola ho visto l'Ispettore del "Lager" che parlava con monsignore. Stavano l'uno di fronte all'altro ossequiosi e si parlavano sorridenti. Certo avran trattato gl'interessi dei profughi: potevano anche congratularsi a vicenda del bene che fa ciascuno di essi! Se monsignore credesse che son anime che costano il sangue di Cristo, farebbe qualche cosa perché la moralità fosse meglio difesa nei covi delle baracche; e se l'altro non fosse venduto ai nostri oppressori e avesse una scintilla di carità non dico, ma un po' d'umanità, provvederebbe a che i profughi fossero più umanamente trattati.
8 luglio. È venuta da me una povera donna a pregar mi di scriver per lei qualche cartolina ai suoi figli militari. Non ha mai voluto che sapessero nulla del suo soffrire in queste baracche, ma stavolta mi ha detto di scriver almeno a uno che non ne può più. Mi faceva una grande pietà. Ha tre figli militari; ed è qui che patisce la fame. Ha fatto parecchie suppliche per ottenere di andare in Tirolo presso una sua sorella che abita in un paese fuori della zona di guerra. Ma non ricevette risposta. Mi raccontò quanto soffre, oltre che per la fame, per il disagio in cui si trova nella baracca, con persone colle quali il convivere sarebbe difficile anche in tempi normali. "Oh poter fuggire, poter fuggire!" sospirava la povera donna.
9 luglio. Ho ricevuto una cartolina da una persona di Vattaro, la più autorevole, che m'interroga circa l'esito della mia supplica per il rimpatrio. lo non ho ancora ottenuto evasione e temo che l' attenderla sia vano. Per lasciar partire di qui e ritornare nei nostri paesi, ci vuole il permesso del Capitanato distrettuale cui si appartiene; il Capitanato deve dipendere dal comando militare e questo non vuoi favorire il rimpatrio dei profughi, perché questi, per vivere, consumerebbero generi alimentari che mancherebbero all' esercito. E i generi alimentari che si risparmierebbero qui, quando noi fossimo via, non si contano? Si sa bene che questi non son da contare, perché si riducono a un quantitativo tale che per un pollo sarebbero insufficienti. E così ci si tien qui prigionieri a morire di fame.
In Parlamento una voce in difesa dei profughi.
10 luglio. La signora addetta a sorvegliare l'igiene nelle baracche e che sembra abbia il compito di badare in modo speciale alle scolare, ha detto che il 60% delle ragazze che si trovano in questo "Lager" sono ammalate di tisi prodotta dalla mancanza di nutrimento. Il tempo è freddo; tira un vento come da noi in novembre. Ho ricevuto poco da mangiare e non ho potuto assaggiar neppure quello; non sapevo indovinar che cosa fosse quella roba verde, non mi son fidata di mangiarne: mi faceva schifo e paura. La mamma ha cotto un po' di fagioli comperati a 5 K il kg; non s'è potuto condirli; ma li ho mangiati.
11 luglio. Sono stata dal Segretario del popolo a domandargli informazioni in tema di rimpatrio. Me l'ha detto francamente che non è prevedibile nulla. Bisogna star qui: perché? Non varranno a nulla le parole del nostro deputato don Gentili in favore dei profughi? Egli ha detto in Parlamento: "In generale l'approvvigionamento degli evacuati è insufficiente. Specialmente nei baraccamenti dell'Austria inferiore le condizioni esigono immediato rimedio, altrimenti sono da temersi le più gravi conseguenze. Rendiamo attento il governo che qui si deve una volta cambiar sistema, se esso non vuole assumersi la responsabilità, che migliaia e migliaia periscano a poco a poco, ma irremissibilmente".
12 luglio. Papà è andato in Ungheria per cercar qualche cosa da mangiare. Non portò nulla. Era stanco, mortificato ed esasperato. Nei negozi non si vede più nessun genere alimentare. E la guerra durerà ancora quanto? E quanto ancora ci terranno qui? Mia cugina m'ha scritto dal Tirolo che ivi la campagna è bella e promette molto. Ma noi ci costringono a star qui a morire d'inedia. Si dice che il nostro mantenimento costa tanti milioni al giorno: perché non si liberano di noi e non risparmiano tanta spesa, mandandoci via, liberandoci?
13 luglio. Stasera v' era agitazione in una sezione del "Lager". Un certo numero di baracche rifiutò la minestra perché non era che acqua sudicia con qualche fetta di cocomero che vi nuotava, e domandarono altro da mangiare. La minestra non fu distribuita, ma altro non ricevettero. E così in quelle baracche stasera non si ebbe cena. Che la fame non faccia fare qualche tiro?
14 luglio. Dai giornali, pare che al Parlamento si discuta con molto calore su provvedimenti per i profughi. Dio benedica tutti coloro che alzano la voce in nostro favore e che lavorano per ottenere il nostro rimpatrio! Le vittime più infelici della guerra sono i profughi.
15 luglio. Anche stasera abbiamo fatto la polenta. È un lusso che non possiamo permetterei tutti i giorni; ma di quando in quando, bisogna averla, per poter far coraggio a dilavarsi poi lo stomaco per alcuni giorni con la minestra del "Lager". Stasera ho incontrato un sacerdote che mi ha domandato come va, come stanno i miei genitori, e che cosa spero in tema di rimpatrio. M'ha salutata dicendomi: "Durchhalten, durchhalten" ("resistere, resistere"). Anche lui ne ha abbastanza dell' esilio. Corrono voci piene di speranza di rimpatriare; fossero vere! D'altronde sembrerebbe una necessità anche per chi ci vuol qui. Se non hanno più da darei da mangiare, perché trattenerci? Vorrebbero trattenerci finché la fame fa fare da qualcuno qualche brutto tiro? Non son pochi quelli che dicono: "Bisogna appiccar fuoco alle baracche per liberarsene".
16 luglio. Stasera si vendeva birra. La mamma ha espresso il desiderio di berne, e io sono andata subito a prenderne. L'ha bevuta tanto volentieri e le pareva d'esser una signora. lo ero felice di aver potuto accontentarla. È stata qui con me un pezzo. Pioveva, lampeggiava e tuonava, si faceva buio, ma la mia stanza mi pareva piena di sole, tanto ero consolata di aver potuto riconfortare lo stomaco della mia mamma.
17 luglio. Sono stata nel "Lager nuovo" a salutare una famiglia di Roncegno (fam. Baldessari). Il padre militare ha ottenuto il permesso di trasportare la sua famiglia nei dintorni di Trento, ed è venuto a prenderla. La mia mamma, ancor più di me, invidiava quei fortunati. Anche oggi ho ricevuto pochissimo cibo e talmente cattivo che faceva schifo. Condimento non ce se ne sente, e gl'ingredienti sono misteriosi. Non si sa che cosa sia. Ma mi fu almeno concessa la grazia di trasportare la scuola della mattina fra le 9 e le Il, invece che fra le Il e l'una. Grazie alla cessazione dell' "Ausspeisung" ("Refezione"), cui dovevo condurre le scolare all'una, è stato possibile il cambiamento d'orario per la scuola.
18 luglio. A scuola una mia scolara si sentiva male. Non voleva che io lo sapessi, perché temeva la mandassi a casa, ed essa non voleva andarci perché aveva paura che la sua mamma, che è ammalata, si mettesse in apprensione. Uscì un momento, ma non poteva reggersi, era pallida come un cadavere, mi disse che a pranzo aveva ricevuto "mosa cruda" e che le aveva fatto male. Ci danno un cibo da porci: come si può non ammalarsi, non soccombere? Grazie a Dio, il modo brutale con cui siamo trattati è stato fatto conoscere ai nostri deputati; i quali, al Parlamento, hanno alzato la voce in difesa dei profughi. Ed oggi, sul giornale, si legge: "L' approvvigionamento negli accampamenti dei profughi è insufficiente e soprattutto nell'Austria inferiore, in modo speciale a Mitterndorf, se non si pone un rimedio, si finirà in un disastro". (Bollettino del Segretariato per richiamati e profughi n.ro 101 venerdì 13 luglio 1917).
Dalle proteste alla rivolta.
19 luglio. Il delegato del Comitato di soccorso per i profughi del Tirolo meridionale, cav. Bonfioli Cavalcabò, viene nell'accampamento due volte in settimana a sorvegliare il trattamento dei profughi. Viene e va, lasciando sempre il tempo che trova. Molti vanno a parlargli , protestano contro i maltrattamenti che subiscono, pregandolo di patrocinare la loro causa circa sussidi militari e domande di rimpatrio. Egli ascolta, si mostra benevolmente incredulo, sorride, promette qualche cosa, e se ne va soddisfatto. Oggi gli si presentò anche papà, e fra il resto gli disse che per non lasciar morire i miei genitori di fame, mi privo di tutto il denaro che ricevo e che soffro la fame pur io. Che le maestre possan soffrire la fame e che la soffrano, il "Cavaliere" lo negò vivacemente, e asserì che sono trattate bene, benissimo. Intanto a guardarci, noi maestre ci facciamo paura a vicenda, tanto siamo incadaverite.
20 luglio. Lo scrivere su queste pagine mi diventa ogni giorno più difficile e penoso. Che cosa scrivere? Val la pena di notare ogni giorno dell' esilio? È sempre la stessa miseria, la stessa fame, la stessa schiavitù. Anche il lavoro nella scuola mi riesce pesante, opprimente. Oggi il termometro segnò quasi sempre 30°. Non avevo forza né di parlare nè di reggermi, e ancor meno di pensare. Anche le mie scolare erano stanche e svogliate. Perché far continuare la scuola in questa stagione? Stasera le maestre si son radunate e hanno concluso di far una domanda in iscritto all'Amministrazione per ottenere due mesi di vacanza. L'anno scorso ci furono concesse solo due settimane: come ottener quest' anno due mesi? Non lo spero; pure, forse ...
21 luglio. L'istanza è stata scritta in lingua tedesca e firmata. Alla maestra goriziana non piacque. Le parve una pretesa 1'aver accennato alla legge che concede ai maestri le vacanze estive. Disse che se il Barone noterà quella parola, respingerà la supplica. Ed essa dice così con cognizione di causa: conosce il Barone, alloggia nella sua villa, ravvicina ogni giorno, è fidanzata con suo nipote; conosce il suo temperamento. Può indovinare la maestra goriziana, dicendo che non c'è da parlar di legge in tempi di guerra: quasi non c'era più da parlar nemmeno di Costituzione. Quante cose ci ha insegnate la guerra! E quante cose ci ha insegnato il soggiorno di Mitterndorf: quante idee si son cambiate in fatto di patriottismo!
22 luglio. Una mia giovane collega mi ha invitata nella sua camera, per dirmi una cosa che le avevano riferito, e di cui in mia compagnia vorrebbe esser testimonio per poterne parlare a chi di dovere. Si dice che i signori Tedeschi dell'Amministrazione fanno i bagni di sole in un luogo punto riparato dalla vista dei passanti, molti fanciulli e fanciulle dei nostri vanno a vedere lo spettacolo, che è sconcio; e pare che fra gli spudorati bagnanti ci sia anche la maestra goriziana, favorita dal Barone. Se una maestra tirolese facesse qualche cosa di simile, clero e popolazione e autorità si leverebbero a protestare e chissà qual processo ne seguirebbe; e perché di colei si tace e si esita a credere? Bisogna venire al chiaro della cosa, e poi riparlarne con qualcuno.
23 luglio. Bisogna dire che in questi paesi 1'educazione e la moralità hanno tutt'altri principi di quelli che si facevano valere nel nostro Tirolo. E, a sentir costoro, sono i Tirolesi italiani i maleducati, i porci. Queste parole sono gli epiteti che assai di sovente, per non dire quotidianamente, ci affibbiano. Dio ci liberi dalla religiosità, dalla moralità di costoro! Apriti, apriti, in nome di Dio, via del rimpatrio, e lasciaci tornare alle nostre rupi, alla fede nel bene, alla purezza dei costumi, alle gioie di un lavoro fecondo! Siamo nauseati di questa religiosità da parata, da questa spudoratezza insolente; siamo stanchi del dispotismo feroce che ci opprime.
24 luglio. Nelle baracche stasera portarono una cena tale che non si poteva proprio qualificare altro che "acqua sporca". Molti la rifiutarono; molte donne con bambini si unirono nella contrada maggiore del "Lager", gridando il loro malcontento, la loro fame. lo passai in mezzo alla folla in compagnia del mio papà: il cuore mi batteva forte e sulle labbra volevano salirmi parole che mi sarebbero forse state fatali. Ma tacqui. E deplorai con amarezza che fra quella folla in rivolta non ci fosse più ordine, più dignità, più energia! I poliziotti s'industriavano a persuadere i rivoltosi a entrare nelle baracche e si disposero in fila per impedire che passassero fino alla palazzina dell'Amministrazione. E ci riuscirono. I signori dell'Amministrazione rimasero indisturbati e tranquilli.
Esperienze che illuminano.
25 luglio. Ho ricevuto una cartolina da Vattaro che mi ha consolata. Mi si scrive che il Consiglio scol. locale ha mandato un suo conchiuso alle autorità, domandando che io sia loro mandata di nuovo a maestra. Papà mi portò tutto felice la cartolina. M'ha detto che oggi sta bene. Una notizia buona fa bene! E chi m'avrebbe detto che proprio due persone che sembravano le più rudi del paese, che io avrei creduto non curanti di me, sarebbero state quelle che più avrebbero lavorato per ottenermi il rimpatrio, e che da esse, nel mio esilio, avrei ricevuto la dimostrazione più schietta d'interessamento e di stima? Quante esperienze in questi ultimi anni! Ch'esse non vadano nell' oblio, ch' esse m'illuminino nella via che ancor mi resta da percorrere!
26 luglio. Stamattina mi sono alzata presto, per scrivere qualche lettera che una persona porterà ai destinatari nel Trentino, senza che la censura abbia il disturbo di leggere. Tre anni che non si può scriver nulla senza che la censura non si prenda le nostre lettere, per lasciarle poi andare, mutilate, un qualche giorno! E per noi, poveri profughi, non basta una censura; ce ne sono due: la "k.u.k. Zensur" ("imperial, regia censura") e la censura che si fa qui nel "Lager" prima di lasciar partire le lettere. Per schivar almeno questa si fanno sacrifici per impostar lontano da qui: papà fa un viaggio di tre ore fra andata e ritorno. Ora comprendiamo cosa vuol dire schiavitù! E per impararlo bisognò venire qui ...
27 luglio. Oggi le cucine dell'accampamento furono visitate da una commissione composta dal Commissario barone Imhof. dal delegato del Comitato profughi di Vienna cons. Bonfioli Cavalcabò, dall'Ispettore sup. Cesare Loss e da tre signori che i profughi non sapevano chi fossero. Quando uscivano dalle cucine, dappertutto v'erano donne che li attendevano per dir loro qualche cosa. Una spiritosa signora trentina presentò ai signori la minestra che aveva ricevuto per il pranzo e domandò se quella roba si dà ai profughi perché possano vivere: era solo acqua sudicia. Quei signori non si alterarono; lasciarono che la signora parlasse fino a un certo punto; poi le dissero che tacesse, perché l'avevano udita abbastanza. Altre donne fecero lagnanze disperate, ma gli eroici cavalieri non si turbarono. Partirono, e il tempo che era resterà.
28 luglio. Una mia giovane collega mi ha invitata ad andare un po' a passeggio con lei che aveva qualche cosa da dirmi. Quella povera creatura mi fa un'intensa pietà. E sopraccarica di croci; la debolezza fisica cagionata da un'insufficiente nutrizione e dal troppo lavoro le fanno sentire doppiamente il peso del doloroso fardello che deve portare. Piangeva e invocava la fine delta sua povera vita. E non ha che vent'anni !
Sevizie al piccolo profugo.
29 luglio. Una donna del mio paese mi ha raccontato un fatto atroce di cui è stata testimone ieri mattina. E con lei c'erano molti altri che asseriscono la stessa cosa. Barbarie! Un fanciulletto profugo tirolese, di 12 o 13 anni, passando presso un melo dei Tedeschi, alzò la mano verso l'albero e forse avrebbe spiccato un frutto se ci fosse arrivato. La padrona dell' albero gli piombò addosso, l'afferrò per la nuca, lo battè, lo malmenò tanto che quando lo lasciò in libertà era più morto che vivo. Nessuno ebbe il coraggio di strapparglielo dalle mani. Barbari e vigliacchi i nostri tiranni, ma vigliacchi anche quei Tirolesi che videro l'orribile scena e non si slanciarono sulla belva per strapparle dagli artigli la vittima! Gli è che ci san qui solo donne scheletrite e bambini, e uomini vecchi o inabili: gli altri sanguinano per difendere il suolo su cui non ci si concede di vivere.
30 luglio. Un'altra circostanza atroce della barbarie usata da quella Tedesca col piccolo profugo t Mi fu detto da un testimonio oculare del brutto fatto che quella tigre dopo d'aver malmenato il fanciulletto, lo gettò in mezzo ai suoi cani che gli fecero una "festa" tale da farlo quasi morir di spavento. Nessuno s'azzardò a farsi avanti per liberare il fanciullo, perché tutti avevano paura d'essere assaliti dai cani aizzati. Furono chiamati due soldati; e questi accorsero e strapparono il fanciullo da quelle belve. Non ci sarà più bisogno di leggere Gli Annali della S. Infanzia per udir sevizie usate ai bambini nei paesi pagani; basterà pensare al nostro soggiorno nell' accampamento di Mitterndorf presso Vienna! Una folla di profughi affamati oggi gridava e imprecava davanti al caffè dove i signori Tedeschi giocavano al biliardo.
Termina la scuola.
1° agosto. Il mese di luglio è passato, senza realizzare le nostre speranze, senza migliorare la nostra infelice condizione. Quanto durerà ancora così? "Il delittuoso macello continua: milioni di madri hanno perduto i loro figli, milioni di figli i loro padri, milioni di sciancati e d'invalidi empiono gli ospedali e rattristano i superstiti fin qui sfuggiti al pericolo. E mentre cade il fiore della gioventù per una infeconda battaglia, mentre il sangue scorre a fiumi e il mondo va cambiandosi in un vasto cimitero, la miseria, la denutrizione, la fame crucciano, abbattono gli abitanti del retroterra. Ovunque grida disperate di soccorso, perché manca il pane, perché la debolezza uccide. E non si può nemmeno prevedere la fine di questo inferno". (L'Eco del Litorale, n.ro 470, 1 agosto 1917). Ho distribuito gli attestati alle mie scolare. Hanno bisogno di vacanze, ma rincresce loro di abbandonar la scuola. Povere care fanciulle! Dopo scuola, tornata nella mia camera, trovai sul tavolo un grazioso regaletto: su un bel fazzoletto fino posava un piccolo apparecchio per caffè, e lì accanto c'era un foglietto fiorito con un' affettuosissima lettera. Grazie, mie care buone dolci figliole. Sembra voi sappiate quanto per voi ho lavorato, quanto bene avrei voluto farvi, come, mi dispiace di non aver potuto fare di più per voi! E venuto l'Ispettore scolastico ad avvisarci che la scuola durerà ancora per un tempo indeterminato. lo ci sto volentieri, ma con 32° non si può far molto. Farò almeno qualche cosa per dimostrare alle mie scolare il mio affetto per loro.
3 agosto. La banda musicale va suonando per l'accampamento. Davanti alla palazzina del Barone sventola la bandiera. Che cosa vuol dire? Che si abbia riportata qualche vittoria? Lo non oso domandarlo. Sento nel cuore un' amarezza angosciosa. Penso ai milioni di caduti, le cui ossa fremerebbero se udissero il tripudio di questi gaudenti. Penso agl'infelici che piangono i loro morti, e li piangono nell' esilio, nella schiavitù, straziati dalla fame, sanguinanti nella miseria. Le note balde e festose mi penetrano il cuore come spilli: penso a mio fratello ch' è in viaggio verso l'Isonzo ...
4 agosto. Oggi è stato l'ultimo giorno di scuola. Ho salutato le mie scolare col cuore stretto di tenerezza piena d'angoscia. Parecchie di esse le ho avute scolare due anni; le maggior parte le ho avute solo quest' anno. Ho detto loro quel che m'è venuto dal cuore, ma nel cuore non ho più l'affetto dei primi anni di scuola. Salutando queste mie scolare pensavo agli scolari e alle scolare degli anni scorsi in Tirolo; e, malgrado tutte le dimostrazioni di affetto avute da queste, pensavo con rimpianto ai baci e alle lacrime delle mie figliole lontane; pensavo a quei miei primi scolari che l'ultimo giorno di scuola mi salutarono piangendo e domandandomi perdono. E mi addolora il pensiero di non aver potuto far di più del bene, a quei poveri montanaretti, a quelle povere villanelle.
7 agosto. Una signora (Botteri), mamma di due mie scolare, ieri sera è venuta colle sue figliole a trovarmi e mi ha voluto dare con squisita delicatezza un bel pane bianco. (Il dott. Botteri era autorizzato a effettuare visite anche ad ammalati del paese di Mitterndorf; chiedeva in compenso unicamente generi alimentari). Stamattina l'ho portato esultante in baracca e l'ho fatto vedere a papà. Son 25 mesi che non assaggiamo pane bianco. Papà era contento, ma non sa se potrà mangiarne per intanto: è ammalato da alcuni giorni.
8 agosto. Sono andata a Marienthal per comperare un po' di vino per il papà. Ho supplicato l'ostessa di darmi vino buono, dicendole che era per un povero ammalato. Ricevetti ¾ di litro d'un vino che non so se papà potrà berlo e ho dovuto pagarlo 3 K e 90 h; dunque in ragione di 5 K e 20 h il litro. Restai afflitta, mortificata, e con grand' amarezza nell' anima.
9 agosto. Sono andata a Vienna a comperare qualche cosa da ristorare papà: una bottiglia (3/41) di vino Malaga per 17 K; una bottiglia (1 l) di vino Serravalle per 9 K e 50 h; una bottiglietta di melissa; una bottiglietta di olio di ricino; una scatola di bicarbonato di sodio; un po' di cremar tartaro e alcune capsule. Ho speso in farmacia circa 45 K ma ero felice di portar qualche cosa che poteva far bene a papà. Per me ho comperato un libro: "Ferien vom Ich" ("Ferie dall'Io"), di Paul Keller. Per la mamma ho comperato un tostino: ha ancora 1/4 di kg di caffè portato dal Tirolo: potrà utilizzarlo. Sono arrivata in baracca contenta e ho trovato papà migliorato.
L'Illustre Esiliato.
10 agosto. Ieri mentre ero assente, è venuta la Superiora dell'Orfanotrofio a cercare di me, e ha incaricato una mia collega di dirmi che desiderava vedermi. Oggi sono andata a domandarle in che posso servirla. Essa mi ha pregato di accompagnarla fino a Heiligenkreuz ove desidera andare per far visita a Sua Altezza, il nostro Principe Vescovo (mons. C. Endrici, Vescovo di Trento). Acconsentii ben volentieri, purché papà vada migliorando. Oggi sta un po' meglio. Forse il pericolo più grave è passato.
12 agosto. Oggi ho fatto i preparativi per il viaggio di domani. Sono andata dalle Suore per combinar l'ora della partenza, e poi sono andata in baracca per dare ancora un' occhiata a papà. Egli mi assicura che posso andarmene tranquilla, che si sente benino.
13 agosto. Siamo partite da Mitterndorf stamattina alle 6. Siamo arrivate a Vienna alle 7 e mezzo. Trovammo subito il palazzo della Nunziatura e la Superiora domandò a che ora poteva avere udienza. Le fu risposto che Sua Eccellenza l'avrebbe ricevuta alle 10. Intanto andammo in una chiesa ad ascoltare la S. Messa. Poi siamo andate a prendere il caffè, abbiamo passeggiato un poco, e all' ora stabilita siamo andate alla Nunziatura. Il portinaio aprì, un valletto ci introdusse nell' anticamera ove io mi sedetti e la Suora fu fatta passare in un' altra sala dalla quale fu chiamata dal Nunzio nel suo salotto. Tutto era addobbato con arte e con lusso, io avrei voluto vedere camminare su quei lucidi pavimenti certi pescatori di Galilea ... Mentre aspettavo la Suora, osservavo gli sfaccendati e azzimati valletti che oziavano beatamente, e pensavo: gli Apostoli avrebbero adoperato questi bellimbusti?
14 agosto. Abbiamo pernottato a Vienna. Stamattina alle 7 siamo partite per Heiligenkreuz. Giungemmo col tram, facemmo due chilometri a piedi fino a Mòdling, e da qui col tram andammo fino a Hinterbrùl. In men che mezz' ora giungemmo a Gaaden colla carrozza. Da Gaaden, attraversando un bosco per un comodo sentiero, arrivammo a Heiligenkreuz. Trovammo l'abbazia dei Cistercensi; domandai dove si trovasse Sua Altezza il Principe Vescovo di Trento. Mi fu indicata la porta per cui si doveva entrare, l'alloggio per cui si doveva passare, la stanza n. 9. Il Vescovo ci accolse con grande bontà e ci fece entrare nel suo appartamento, quanto diverso da quello del Nunzio Apostolico a Vienna! Prima diede udienza alla Suora e poi anche a me, benché non Gliel'avessi domandato. E davanti a Lui io mi sentivo davvero dinanzi ad un Apostolo: la Sua bontà e le Sue parole mi fecero un gran bene.
15 agosto. Partimmo ieri da Heiligenkreuz alle 3 e mezzo pomeridiane e arrivammo a Vienna ch'era già notte. L'ultimo treno per Mitterndorf era partito. Dovemmo pernottare nella capitale. Stamattina, col treno delle 7.21 abbiamo fatto ritorno. Ho accompagnato la Suora fino alla sua abitazione poi son corsa in baracca a vedere che fosse di papà. Stava benino. Gli diedi ciò che m'aveva dato il cappellano del Vescovo da portargli: formaggio, carne, pane, un po' di torta. Restò commosso, ed era contento. Io ripenso alle brevi ore passate ieri a Heiligenkreuz, rammento l'Augusta Persona del nostro Principe Vescovo, sento posarsi dolce e divina sul mio capo la Sua benedizione, e prego Iddio per il trionfo dell'Illustre Esiliato. Stasera abbiamo mangiato la polenta accompagnata dal formaggio del Vescovo. E la mamma diceva: "Mi par di far nozze".
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