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DESTINAZIONE BOEMIA
(testimonianze - riepilogo)
di Vitaliano Modena
Concludono questo capitolo alcune testimonianze di protagonisti degli eventi riguardanti lo sfollamento e la traduzione all'interno dell'impero. Possono rappresentare un riepilogo delle varie tappe e difficoltà vissute dai profughi. A Roncegno i miei avevano appreso che si doveva partire. Il nonno si recò dal podestà per chiedere conferma, e lui disse di attendere, ché ormai era imminente l'arrivo in paese degli italiani. Poco dopo, invece, i soldati austriaci ci intimarono la partenza. In fretta si preparò qualcosa e lo si caricò su un carretto. Lasciammo i Cadenzi che era notte. lo sorreggevo la vecchia nonna affidata poco dopo all'ospedale (e che non rivedemmo più). Alte fiamme si alzavano dal centro del paese. La mamma aveva 35 anni e nove figli, l'ultima nata da pochissimo, che non poteva allattare. A Pergine fummo ospitati per qualche giorno nella stalla del convento dei frati, che ci prestarono soccorso. Una signora del paese ci donò un grande pacco di viveri. Il problema più urgente era però quello di alimentare la neonata: era difficile trovare latte fresco. Nel nostro vagone, partito da Pergine, eravamo una trentina. Alle stazioni c'erano i rifornimenti, ma non trovammo latte per la piccina che deperiva a vista. A Innsbruck, aperto il vagone, la mamma cercò di far capire la sua necessità.
Una signora, dimostrando di aver compreso, corse via tornando di lì a poco con una bottiglia di latte. Ma in quel mentre il treno si rimise in moto e il latte rimase nella mano della signora. A Mitterndorf non c'era più posto, per questo ci spedirono in Boemia. Scendemmo nei pressi di Praga, a Zehrovice. La sorellina morì nei primi giorni. Un compaesano provvide a farla seppellire. Ho ancora presente quando uscì dalla casa con la minuscola bara di rozze assi fra le braccia. Dopo essere saliti sui vagoni a Pergine, rimanemmo alla stazione fino a sera. Eravamo in 160 fra roncegnesi, marteroti, qualche famiglia d( Ronchi e di Trento. Il mattino successivo ci trovammo a Bolzano, e poi a Innsbruck e a Salisburgo. Là ci fecero dormire in uno stallone. C'era tanta porcheria fra la paglia, perché altri c'erano stati prima di noi. L'indomani giungemmo a Vienna, dove trascorremmo la notte fermi su un binario morto. Il giorno dopo eravamo a Pottendorf; là rimanemmo tutto il giorno in attesa che ci dicessero qualcosa. Venivano a trovarci i compaesani già sistemati in quell'accampamento.
A notte inoltrata, senza avvisarci di niente, attaccarono la locomotiva; sentimmo il treno mettersi in marcia e allora capimmo che a Pottendorf non c'erano più baracche libere.
La mattina eravamo a Budweis e anche là ci fecero stare tutto il giorno, finché arrivò una· commissione.Sui vagoni misero i cartelli che indicavano la destinazione; sul nostro c'era scritto Bechin. La mattina successiva scendemmo alla stazione di Bechin.
Alla signora Anna Montibeller, nelle baracche di Landegg Pottendorf, il figlio Emanuele scrisse:
"Se bramavi di vedermi, son qui".
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