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FESTE E AVVENIMENTI
di Vitaliano Modena
Anche nella città di baracche si susseguivano le solennità religiose e le ricorrenze civili.
Per i profughi, però, eccezion fatta per i bambini, le feste seppero d'amaro quanto più esse erano care, quantunque si cercasse di fame emergere i significati più pregnanti.
I ricordi legati alla propria terra, gli affetti spezzati e le preoccupazioni per l'avvenire contrastavano con un'intima e gioiosa adesione a quell' atmosfera di esultanza che le festività evocano.
Mitterndorf. Le autorità del campo.
Si avvicendarono così il Natale, la Pasqua, l'Ascensione, il Corpus Domini con la processione, la festa del Rosario, i Santi e i Morti, la Prima Comunione e la Cresima, i cicli di preghiere per la pace, le cerimonie per il natalizio e l'onomastico dell'imperatore e dell'imperatrice, i festeggiamenti per le vittorie conseguite nella guerra.
Feci la prima comunione e ricevetti la cresima sul piazzale della chiesa. Avevamo quasi tutte il vestito uguale e le scarpe; solo qualcuna era vestita di bianco. AI termine della cerimonia ci dettero "mose" col cacao.
Singolare, e per certuni commovente, fu la festa per le nozze d'oro di alcune coppie di sposi, fra cui Carlo e Domenica Colleoni di Roncegno.
Ricordo bene i festeggia menti per le nozze d'oro, perché essi riguardarono anche i miei nonni. Gli anziani sfilarono davanti alle autorità e a tutta la gente radunata per essere presente a quell'evento toccante. AI collo delle donne misero una coroncina di fiori. Dopo la messa solenne ci fu un pranzo di lusso, con musica e canti.
Visitarono l'accampamento l'arciduchessa Maria Josepha (madre dell'arciduca ereditario Carlo, imperatore alla fine del 1916 alla morte di Francesco Giuseppe), l'arcivescovo di Vienna Pìffel (cresimò gli scolari il 15 luglio 1916) e il vescovo di Leopoli, a conforto dei profughi galiziani che occupavano parte dell'accampamento.
Mitterndorf. La visita dell'arcivescovo di Vienna.
I nostri profughi ricordano come fatti rilevanti, esterni al campo, l'esplosione in una fabbrica di munizioni del 12 dicembre 1916 e, soprattutto, quella del 17 giugno 1917 in una polveriera a 20 km da Mitterndorf.
Quando scoppiò, di notte, la fabbrica di munizioni, tremò la baracca e caddero a terra le padelle: sembrava un terremoto.
Certi episodi colpirono intensamente i protagonisti.
Una mattina ero in coda a prendere le patate con la tessera. Il mio fratellino, che mi era stato affidato, si staccò allontanandosi un poco. A un certo punto lo persi di vista. Mi detti allora a cercarlo, ma inutilmente. Via via che il tempo passava, cresceva l'angoscia di tutti noi. A sera inoltrata il bambino ci fu portato da alcuni compaesani. Era stato ritrovato a Marienthal dagli operai che lavora- vano alla messa in opera di una conduttura che doveva collegare quella località a Mitterndorf: il bambino aveva percorso,strisciando dentro i tubi, tutto il tratto, lungo qualche chilometro. Fortuna volle che riuscì a raggiungere l'uscita e trovò subito persone del nostro paese, addette a quei lavori, che lo presero in consegna.
Qualcuno ricorda anche il passaggio di aerei: erano quelli di D'Annunzio, diretti a Vienna il9 agosto 1918. Uno di essi fu costretto ad atterrare a Wiener-Neustadt.
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