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TUTTI I TESTI E LE FOTO SONO TRATTI DAL LIBRO
FILOMENA BOCCHER DIARIO DI UNA MAESTRA IN ESILIO
NEL <<LAGHER>> DI MITTERNDORF
A CURA DI LENINA BOCCHER E VITALIANO MODENA
Ciao, Maestra!
Maestra Filomena!
So ben che tuto quelo che te digo
fra 'n baticor e l'altro
no te voressi gnanca
sentirlo-no,
perché a scoltarme te deventerìssi
rossa come na fràola del rispèto!
Ma come far, pò, a taser?
Propio ader che te torni ala memoria
e che me 'mpar de véderte a passar
sola soleta zo per la contrada
dei Grassi,
con quela vesta longa e quela plus
a fiorati celesti,
e quela colanina de corai
che te metevi tute le domeneghe!
Come far pò, Maestra Filomena?
Te me cognossi ben! Vàrdeme, e scolta
le mè parole! 'L te le porta 'l vento,
quel vento che carezza
tuta la Valsugana,
e passa sul Fravort, sul Sant' Osvaldo,
su tute le montagne de Ronzegno,
sui castegnari alti, sui vignài,
sule panoie bionde
che dìndola pian pian sui pontesèi,
sula mè vècia casa, sula scola,
Maestra Filomena!
Quela scola de amor, quela fontana
'ndo che à bevesto i zoveni de alora
per cavarse na se' che no te digo-no
e per vardar 'I mondo coi tò òci
de sorela, de mama, de Maestra.
Ma quanti sarài stài, pò.' Zento? Mili?
A quanti gh' ètu dato i tò pensieri
pu bei e le tò forze pu secrete?
A quanti? A quanti gh'ètu fato veder
la strada giusta, 'l verso, la maniera
del viver? E 'mprestà quele tò man
liziere come piume de useleto,
per aiutarli a scriver sul quaderno
le primissime letere?
Me séntitu?
Me séntitu, Maestra Filomena?
O sìtu nada via per no scoltarme-no?
O sìtu qua vezina
che te sgoli 'n qua e 'n là per 'l paese
tocando 'n fior, na piégora, 'n toseto,
per sentirte 'ncor viva?
O sìtu là, Maestra,
fra tera e ziélo,
sentada 'n nèo pu 'n su del campanile,
che te vardi Ronzegno e te ghe 'nsegni
a cantar ale rondole?
'Ndo situ, pò, Maestra Filomena?
Trento, Settembre 1983
Marco Pola
IL DIARIO
Filomena Boccber cominciò a scrivere il resoconto delle vicende e degli eventi che coinvolsero la sua vita, quella dei suoi familiari e della sua gente, con il maggio 1915, allorché l'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria la costringeva ad allontanarsi dalla sua sede d'insegnamento, Vattaro, e provocava un' eversione profonda e tempestosa nell'esistenza di tutta la popolazione, già in ansia per la sorte di tanti giovani reclutati nel 1914 dal decreto imperiale, inviati in Galizia e in altre regioni tormentate dal conflitto.
Il diario, costituito da cinque quaderni e da un "Tagebuch" (agenda), riporta non quotidianamente, ad eccezione del "Tagebuch" per il 1917, fatti, riflessioni, sensazioni, speranze, delusioni che l'Autrice sentiva il bisogno di comunicare ed esprimere a se stessa per profonda esigenza spirituale, in specie in quei frangenti tanto laceranti.
La cronaca non è stata scritta per essere messa a disposizione del pubblico.
È rimasta, al contrario, gelosamente custodita dall'Autrice fino alla morte.
Di tanto in tanto ella andava a rivedere qualche episodio che le premeva rievocare e riconsiderare (si trattava spesso degli avvenimenti del '17) e che rimembrava in famiglia: in quelle occasioni riviveva con intensa sofferenza il passato, tanto profondo il segno ch'esso aveva lasciato; e molti avvenimenti suscitavano in lei rinnovato sdegno e amarezza.
Fra le poche consolazioni, la gioia d'aver avuto con sè i genitori e qualche lieto ricordo
della scuola.
Trascorso un conveniente periodo dalla sua morte, abbiamo ritenuto giovevole far conoscere le pagine che narrano il doloroso esilio in uno dei più popolati e tristemente famosi ( Lager" austriaci, ricovero obbligato per numerosi profughi del nostro paese.
E ciò nella speranza che per i giovani soprattutto, che tanto stavano a cuore alla Maestra e
per i quali molto s'è prodigata, possano costituire prezioso insegnamento, sia la comprensione dello svolgersi della vita a Mitterndorf e del coacervo di male che la guerra effonde inevitabilmente: morte, infermità, esilio, schiavitù, disgregazione, miseria, privazioni, angoscia, ... , sia il desiderio profondo di pace, pane, giustizia che l'Autrice quotidianamente implorò per sè e per tutta l'umanità.
La pubblicazione non riporta ciò che riguarda strettamente le persone dell'Autrice e dei suoi familiari, né la descrizione di situazioni già presenti che danno notizia di una tribolata consuetudine; s'è fatta deroga per quelle informazioni che, ripetute, rappresentano in modo più efficace l'intensità dei disagi patiti (malattie, fame, lontananza dalla propria terra, incomprensioni, .. .) e l'aspirazione alla pace.
Il diario si conclude con gli avvenimenti dell'anno 1918.
Lenina Boccher c Vitaliano Modena
nipote e scolaro dell'Autrice
Filomena Boccher con il padre Nicolò e la madre Rosa Gaudenzi
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