Il paradiso delle oche - Gruppo Alpini Roncegno

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Il paradiso delle oche

La 1a G.M.



IL PARADISO DELLE OCHE

di Vitaliano Modena



I molti laghetti sparsi dappertutto sono, d'inverno, un meraviglioso campo di gioco per i ragazzi e, per il resto dell'anno, l'ambiente ideale per le oche.
Quante oche in Boemia! Mi sembrava il paradiso delle oche. Non ne avevo mai visto e rimanevo per delle ore sulla riva a guardarle. Finito il tempo della mietitura, le oche del paese venivano adunate dal corno di un pastore e condotte nelle immense campagne già coltivate a grano. La sera, si staccavano spontaneamente dal gruppo rientrato in paese e varcavano i cancelli di casa schiamazzando.
Facevo la guardia a un centinaio di oche. Nel paese ce n'erano migliaia. Le portavo a pascolare e poi a bagnarsi nei numerosi laghetti della zona. Con le piume che pelavano due volte l'anno facevano piumini, preziosi per trascorrere al caldo il lungo freddo inverno.
Uno dei compiti affidatimi dal padrone fu quello di condurre al pascolo le oche. La prima uscita fu terribile. Giunte al fiume, esse si gettarono in acqua e s'allontanarono. Dal momento che ero responsabile, vedendo che sfuggivano al mio controllo, mi misi a piangere angosciato. Una signora che passava di là comprese il mio stato d'animo, mi prese in braccio e mi rincorò, rassicurandomi: quello era il loro comportamento naturale. Quand'era il tempo di ingrassarle, esse venivano fissate alle assi del pavimento con appositi chiodi, in modo che i loro movimenti si riducessero unicamente ad alzarsi e abbassarsi.  Alla sua stagione, ogni quaranta giorni, strappavano alle oche un pizzico di piume, uno qua e uno là, sul dorso, ottenendo una piuma finissima, soffice, pregiata. Per spiumare e spennare, si radunavano le persone di casa e i vicini, la sera, e noi con loro: si lavorava alacremente e si conversava. La piuma veniva utilizzata soprattutto come imbottitura di coperte e guanciali; quella migliore serviva come piumino da stendere sopra il lenzuolo. In dote, le giovani portavano tanti piumini.
Anche i fiumi contribuiscono alla tipicità di un ambiente.


Boemia. Famiglia di Emanuele Montibeller.

La gente che aveva necessità di passare di là dal fiume, in mancanza del ponte, era traghettata da un barcaiolo che sospingeva il suo mezzo con una pertica puntata sul fondo. I carri erano trasportati da uno zatterone. Quando l'acqua gelava, misuravano frequentemente lo spessore del ghiaccio fintantoché esso offriva sicurezza di transito. Il giorno in cui la gente attraversava la superficie ghiacciata del fiume per la prima volta, facevano festa. Lastroni di ghiaccio tagliati nel lago o nel fiume venivano trasportati nelle cantine o in locali sotterranei per conservare i cibi nell'estate successiva.
La nostra gente, abituata a vivere in campagna e in montagna, sa sfruttare le ricchezze naturali.
Anche se da questo, talvolta, può derivare qualche rischio.
Con il nonno, noi bambini eravamo di frequente nei boschi a raccogliere legna e alla ricerca di funghi, fragole e mirtilli che andavamo a vendere in città, distante quattro ore di cammino. Stavamo attenti a non inoltrarci troppo perché c'erano i lupi che sentivamo ululare. Vicino a un laghetto dicevano d'aver visto anche un orso.
Mia sorella andò un giorno per fragole nel bosco. Passarono le ore e venne la sera, ma la bambina non faceva ritorno. Dopo una notte d'angoscia per tutti noi, la mattina ci venne riportata a casa dai gendarmi. Era successo che, inoltratasi nel fitto della vegetazione,aveva perso di vista il paese. Quando decise di fare ritorno, credendo di essere su un sentiero giusto, camminò e camminò, ma si trovò dalla parte opposta, in un maso. Lì fu ospitata per la notte e la mattina seguente affidata ai gendarmi.
Nel fiume c'erano molti pesci e ci davamo da fare per catturarne. Capimmo quanto ciò fosse pericoloso quando mio fratello rischiò di annegare; fu salvato dalla prontezza e dall'abilità dei compagni. Poi c'era la selvaggina. Quella terra era per me, fin da piccolo appassionato di caccia, un sogno. Tanto che, ancor oggi, penso talvolta: se dovessi, per qualche motivo, lasciare il mio paese, tornerei a vivere là. Le campagne e le foreste erano piene di fagiani, pernici, lepri, caprioli, cervi. .. Anche noi ragazzi partecipavamo alle battute di caccia organizzate dal padrone nei suoi possedimenti. Noi precedevamo i cacciatori per far levare i volatili che venivano quindi abbattuti. Non mancavamo di raccogliere i bossoli sparsi sul terreno. Alla fine della battuta, che dal mattino si protraeva fino al pomeriggio, tutti si ritrovavano al punto di raccolta, dove c'era un capitello. Qui, caricata la selvaggina sui carri, facevamo ritorno al paese. La cacciagione era venduta subito al mercato e il ricavato dato in benificienza. Diventavamo protagonisti di azioni di caccia quando si trattava di catturare uccelli con le trappole.



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25/02/2023
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