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IN GUERRA
dal Memoriale di Ettore Murara
di Vitaliano Modena
Allo scoppio della guerra Ettore Murara (d'ora in poi Ettore M. o con il solo cognome) venne arruolato e inviato in Galizia sul fronte russo che richiedeva !'impiego di ingenti forze. Fu utilizzato in operazioni militari, ma non sappiamo quali. Ci è noto solo che a Rudnik fu ferito a una mano e inviato per le cure del caso in tre ospedali boemi: a Leitmeritz (Leitmeritz. Nome tedesco della città cèca Litomerice, a nord ovest di Praga), a Krzeschitz e in un terzo ospedale di cui non è rimasto cenno nei suoi scritti.
Nel gennaio del '15 Ettore M. fece una breve convalescenza -a questo punto comincia il suo racconto- e poco dopo, ai primi di febbraio, ritenuto idoneo a riprendere le armi, fu assegnato al 70 battaglione dello reggimento dei cacciatori imperiali tirolesi, di stanza a Innsbruck.
Da questa città il 20 febbraio partì in convoglio per destinazione a lui ignota: punto cardinale certo, l'oriente. Dopo Vienna il treno entrò in Moravia, vide Prerau e le due città divise dal fiume Ostravice accomunate nel nome Ostrau (Ostrava): quindi cominciò a percorrere la regione galiziana dopo Cracovia proseguendo fino a Brzesko, il capolinea del suo trasferimento per ferrovia. Erano prossimi ai Carpazi, dov'era in corso, in quei mesi, la tremenda offensiva d'inverno scatenata dall'esercito russo.
Verso quei monti i nuovi arrivati si diressero ad andatura forzata. Pur avversati da un clima sfavorevole e da molti disagi, i soldati riuscirono a conservare un briciolo di buonumore e, la sera, la voglia di cantare e di conversare attorno al fuoco. «Non so spiegare a me stesso», annotò Ettore M., «come possa essere così allegro, non mi sembra d'essere in guerra.» Infatti il peggio doveva ancora venire. Le grandi marce di avvicinamento lo portarono a intravedere quello che sui Carpazi e nelle terre limitrofe stava accadendo: un susseguirsi di combattimenti di proporzioni smisurate condotti in condizioni ambientali terribili, ove la quantità di neve e !'intensità del freddo di per se stessi erano nemici mortali.
Ad alleviare la sofferenza di Ettore M. un evento imprevisto: l'abbraccio con il fratello Giordano del quale da tempo non aveva notizie.
Risultava sempre gradito l'incontro con qualche compaesano nel quale capitava d'imbattersi di tanto in tanto.
La fine di marzo del 1915 portò anche Ettore M. a provare quell’inferno più volte raccontato da protagonisti superstiti degli scontri sui Carpazi. Avanzando dalla seconda linea (peraltro pur essa implicata in aspre battaglie, assalti ripetuti, attacchi devastanti dell'artiglieria, non priva delle insidie del freddo e del congelamento, dell'orrore suscitato dai corpi straziati disseminati sul terreno della mischia) il 26, 27 e 28 marzo si trovò a contendere il controllo di passo Dukla ai russi che dopo la presa di Przemysl erano più che mai intenzionati a impossessarsi dei Carpazi per entrare in Ungheria. In pochi giorni di feroci combattimenti il suo reggimento si trovò dimezzato.
La Pasqua, ormai alle porte, portò un dono straordinario: un biglietto di auguri da parte dei russi della trincea antistante con una dozzina di uova sode e pane pasquale; e la richiesta, per la seconda festa di Pasqua, di sospendere il fuoco per consentirgli di seppellire i morti. Il cessate il fuoco fu accettato.
Alla fine di aprile quelle truppe, avendo fatto egregiamente il proprio dovere nell'arrestare l'offensiva russa dei Carpazi (a quel punto s'era definitivamente esaurita), furono spostate verso nord.
Cos'altro dovevano ora attendersi Ettore M. e i suoi commilitoni? Non potevano saperlo, ma di lì a poco s'abbatté su di loro un'altra tempesta: con il maggio gli austro-germanici, rinfrancati dal buon andamento delle operazioni precedenti, predisposero un'offensiva di notevole portata nella vasta area da Gorlice a Tarnow.
La guerra presentò in questa fase evidenti segni di inasprimento, perché più distruttivi s'erano fatti i mezzi offensivi: l'artiglieria aveva raggiunto una potenza mai vista e nuove armi stavano facendo la loro comparsa, quali i lanciabombe (Lanciabombe: arma agevole da muovere, in dotazione alla fanteria proprio a partire dalla prima guerra mondiale.) e i lanciafiamme che incendiavano la terra creando «un panorama d'orrida bellezza.»
Seguendo verso nord il combattente Ettore M., abbiamo la possibilità di conoscere la cronistoria degli attacchi contro i russi e del loro progressivo ritiro dai territori che avevano occupato nell'autunno precedente. Lo possiamo fare fino al 3 giugno quando, dopo un sogno premonitore, Ettore M. finì in mano a una pattuglia di cosacchi. Nella seconda parte seguiremo quanto gli accadrà da prigioniero. Il diario del soldato Murara, con il suo stile efficace, sia pure sobrio e asciutto, attira l'attenzione del lettore su quanto gli accadde, lo guida a rivivere avvenimenti storici di rilevante portata. È la storia vista dal basso.
Sul piano umano, come si presenta il nostro diarista? Naturalmente egli è la figura centrale degli avvenimenti narrati e, seppur in modo misurato, comunica ciò che prova un combattente sulla scena di guerra. Dalle sue parole emerge un uomo consapevole di ciò che gli stava capitando, forte d'animo pur di fronte al dilagare del male, preparato al peggio nei momenti più cruenti, ma non rassegnato a perdere la fiducia nel provvidenziale aiuto divino.
"Seconda andata al campo. Appunti sull'accaduto"
Gennaio 1915
Tornato dalla Boemia, ove fui curato in tre ospedali in seguito alla ferita riportata in campo, la prima volta a Rudnik (presso Nisko sul San), al 20 gennaio fui messo nella ripartizione dei convalescenti (Rekonvaleszentenabteilung) - Kloster Kaserme II Stock, Zimmer 96) ove rimasi pochi giorni (fino al5 febbraio), finché il medico del reggimento mi mandò alla Compagnia di marcia, per ritornare al campo.
La mano non era perfettamente guarita e non potevo ancora fare il pugno, ma ciò nulla mi giovò. Fortuna che nel battaglione in marcia trovai altri tre buoni colleghi, che mi tennero compagnia: Branz, Bevilacqua e Dell'Antonia.
Febbraio [1915]
Ai primi di questo mese venne a trovarmi ad Innsbruck mia sorella Carlotta e poi anche i miei genitori.
Partenza da Innsbruck al 20 febbraio. Comandante della mia squadra era il cadetto aspirante Otto G. Heller, io suo sostituto. Squadra III, I Compagnia, VII Battaglione (A questo punto Ettore inserisce tutti i nomi (50) dei militari che in quel momento erano con lui. Quelli con nome e cognome italiani o presumibilmente trentini, sono: Bonora Massimino, Dell'Antonio Franz, Dell'Antonia Gaetano (suo collega), Malossini Mario, Morelli Giovanni, Osele Giuseppe (sanitario), Zucchetti Virginio (sanitario) Riccadonna Mario, Valle Federico, Closer Enrico, Bortolamedi Giovanni.).
Partenza dalla stazione di Innsbruck alle ore 9.30 pomo dei 20.
21 febbraio.
Ad ore 8 ant. si arriva a Bischofshafen, ove si riceve il caffè.
Ore 12 rancio alla stazione di Salisburgo.
Ore 8 pomo caffè alla stazione di Linz.
Il carrozzone (di quelli per le bestie) è riscaldato a carbone. lo e Dell'Antonia abbiamo disteso le tende da campo da un finestrino all'altro.
22 febbraio. Si arriva a Vienna ad ore 7.30 ant. Andiamo a passeggiare oltre il Kronprinz Rudolf Brücke e visitiamo la Jubileumskirche. Mangiamo qualche cosa, scriviamo alcune cartoline e poi torniamo al treno ove avvenne un incidente con me e con l'ungherese Konracz.
3 pom: rancio a Prerau in Moravia. Da qui scrivo pure alcune cartoline.
8 pom. Thè ad Oderberg.
23 febbraio. Slativina Brzesko. Stazione di sbarco situata a 98 km. Ad oriente di Krakovia e a sud-ovest di Tarnow ad una distanza di 22 km.
Presso la stazione si riceve thè e più tardi il rancio. Poi si va verso il reggimento.
Brzesko è una cittadella in posizione incantevole, ricca di bellissime ragazze ebree. Sorpassata la città, si gira e si rigira anche rifacendo strada fatta fino alle 12 di notte, ora in cui andiamo al Quartiere. Per strada incontrammo il 2° e il 3° reggimento alpini tirolesi, diretti in Bucovina.
24 febbraio. Alla mattina ci si alza per tempo liberandoci dalla neve che si è posata sulla schiena e dopo il rancio, saporito ed abbondante, si continua la marcia passando per Drozink.
Passiamo la sfilata davanti al Principe ereditario ed arriviamo a Zakliczyn, cittadella ancora in buono stato, ove comperiamo cioccolata ed aranci a 16 c. l'uno.
Si passa la notte udendo un continuo suono di cannoni, alloggiati in un fienile dove manca il fieno e si fa sentire assai bene il freddo. Ad ore una di notte siamo svegliati dal 14° reggimento obici pesanti ed invitati a cedere il nostro posto ai cavalli! Ma aspetta un po' ...
25 febbraio. Ci alziamo intonando la canzoncina "Dammi un riccio dei tuoi capelli", "La Compagnia ha Bereitschaft."
Io con la mia squadra vado a mezz'ora di distanza (Kantonirungswache n° 2). All'interno è tutto bianco per la neve caduta ieri, nevica tuttora ma non fa presa.
Il cannone tuona sulle colline a sud-est ed io penso che forse ci sarà anche mio fratello minore a poche miglia di distanza, senza neppur sognare che io pure sia già ritornato. Non so spiegare a me stesso come possa essere così allegro; non mi sembra d'essere in guerra, ma d'essere ancora uno studente. Il collega Dell'Antonia non è diverso da me.
26 febbraio. Anche oggi ho servizio come ieri mattina e sera, sempre allo stesso posto. lo faccio acquisto di uova ed intanto i miei compagni comprano rhum a 5 Corone il litro.
Vitto: ieri thè, zuppa e carne –acquavite e thè-, distribuzione di pane (21 pagnotte in 51 soldati). Oggi: caffè, zuppa e carne, acquavite e caffè.
27 febbraio. Feldwache (Guardia al campo.), dalla mezzanotte a mezzogiorno. Con me 4 guardie e un sostituto. Alla mattina, messa in rango la Compagnia, si ode improvvisamente il fischio di una granata, uscita da un cannone a grosso calibro. Noi sorridiamo; i novelli spalancano la bocca intimoriti e tremanti; il cadetto Heller perde il comando del coraggio.
Le pagnotte se ne vanno. Ieri ne mangiai mezza, oggi pure; ora sono al verde.
Un passatempo mi è dato dal mal di denti che mi accompagna da sette giorni...
28 febbraio. Procediamo verso nord-est per raggiungere il reggimento. Do l'addio a molti amici destinati ad altre Compagnie, fra i quali Branz e Bevilacqua, destinati alla 12a. Puri n di Spera pure alla 12a. All'8a trovo conoscenti cari dell'ottobre, fra cui un certo Bancher di San Martino, e me ne vado alla 5a insieme al collega Dell'Antonia, cosa che mi costò molte preghiere e tranelli.
I vecchi soldati mi invitano attorno al fuoco a cantare la canzone dei pidocchi... Si discorre di guerra.
Carrozzi è tornato indietro per sfogo di sangue. Kurnez ha pure una qualche malattia ed è destinato all'ospedale.
Siamo alloggiati su una collina di fronte al Dunajec (Dunajec. Fiume (243 km), affluente di destra della Vistola), ove i cannoni russi bombardano tre aeroplani facendone cadere uno.
Marzo 1915
1 marzo. Ho dormito bene assieme ad altri italiani e scritto a casa. Disputa fra Vivori di Arco, Defant di Povo ed un nonese.
2 marzo. Si lascia la vecchia posizione fortemente trincerata in mano alla Landstürm e alle tre pom. si marcia, tutto il reggimento, fino al fiume Biala e poi a ritroso dello stesso. Ugual via tiene il 30° Feldjäger, battaglione della Bucovina. Qualcuno crede si vada sui Carpazi orientali e perciò si venga invagonati a Neu Sandec. Vedremo!
3 marzo. SKERNIEVICE. alziamo alle sette. lo prendo il caffè per me e per il compagno Dell'Antonia. Compriamo assieme mezzo kg. di marmellata da un ebreo (1 corona e 50 cent.), 50 cent. Di carrube e 10 fogli di carta da lettera. In una casupola troviamo sette uova per una corona e le prepariamo dure per eventuali bisogni. I monti si fanno sempre più alti e la neve portata dal vento imbianca i soldati e li fa rassomigliare a tanti pupazzi di neve.
Del resto si riposa!
4, 5, 6 marzo. Si marcia sempre avanti.
Vedo Torquato Broilo dal quale apprendo che mio fratello Giordano è salito in treno assieme al suo reggimento (40 cacciatori tirolesi) a Biadolini.
Passiamo per Bobowa e Stroze sulla Biala ed a 2 km. da Grybow volgiamo verso oriente per trovar quartiere.
Alla sera si riceve il vino cotto, assai buono ed abbondante per i tempi che corrono.
Il 5 si riprende la marcia, che continua sotto una burrasca di neve oltre Losie Rychwald e si giunge a Siarik ove si trova quartiere. In due giorni 65 km.
Io ricevo servizio, la Tagcharge (caporale del giorno). Si sta preparando un grande assalto ai Russi, e noi trinchiamo una bottiglia di vino (5 Corone).
7 marzo. Oggi ci fecero una visitina le granate e gli schrapnells nemici senza portare alcun danno causa il terreno molle e la molta neve che lo ricopre. L'assalto non fu fatto e sembra ci si vada domattina, alle 3 ant. Scrivo una lettera da portare in tasca in caso di morte e una cartolina a casa.
Gli amici fanno lo spoglio dei "moskali" (pidocchi), io ne sono libero ed uso le precauzioni possibili per non farne acquisto, ma il destino è inesorabile per tutti, in guerra, e presto ne scoprirò anch'io.
Ore 6 di sera. Per quanto atteso, pure fu un colpo al cuore per me e per tutti l'ordine di preparare munizioni e vitto nel Brotsack, di prendere seco lo stesso, il fucile, il mantello per la neve (una specie di lenzuolo bianco) e la coperta a tracolla. L'assalto alla baionetta seguirà sul far del giorno. Tutti cambiano la biancheria, si premuniscono per il freddo, tremano, ridono piangendo, scrivono un bigliettino di riconoscimento sullo zaino, e sul sacco che resta al quartiere e ... tutti sperano di tornare.
Belle parole e brevi ci disse il capitano Schwarzet. «Non abbandonate il vostro camerata ed anche me. Uno per tutti e tutti per uno.» Mi riesce assai simpatico.
Con Dell'Antonia ci diamo gli ultimi accordi per eventuale aiuto di soccorso e per caso di morte, e dopo fatto ogni preparativo esterno imploriamo da Dio e dalla Beata Vergine la protezione per l’indomani.
8 marzo. Combattimento grandioso.
9 marzo. La burrasca è passata e faccio qualche appunto di ciò che mi occorre di più importante.
Alle 12.30 di notte, il giorno 8, viene l'ispezione a svegliare per prendere il caffè.
È un silenzio mortale. Tutti vanno e vengono pensierosi, intontiti, mesti in rango, e ci incamminiamo lentamente al luogo di combattimento.
Per primi sono partiti i pionieri per gettare le scale sul fiume (ciò che poi non fecero) e quelli destinati a scavare le mine e a tagliare i reticolati (che pure nulla fecero).
La sezione telefonica approntò la relazione fra il comando di battaglione e lo Stato maggiore; intanto il corteo candido come la neve (per il mantello che ognuno indossò) giunge in colonna su una spianata, ove si formano le linee di fuoco che, in pieno ordine e lentamente, avanzano fino a cento passi da un fiume, al di là del quale sono appostati i russi, in posizione fortificata.
Alle 8.30 si ode una fucilata. È la sentinella russa che avvisa i propri del nostro avvicinarsi.
A noi si comanda "nieder!" [giù!], e questo fu il primo fatto che costò molte delle vittime accertate. Dopo 8-10 secondi è una tempesta di palle sotto alla quale ci si comanda "auf – vorwärts! su, [avanti!]. Ci si alza, si corre, si cade, ci si rialza, ci si rimette e avanti dentro nel fiume che non si vede per le tenebre che regnano, rotte solo dal fuoco nemico, attraverso lo stesso nell'acqua semigelata si giunge a guado all'altra riva, mentre a destra, a sinistra, avanti e dietro sono grida di feriti imploranti soccorso. lo mi apposto alla rampa e comincio il fuoco; altri italiani fanno lo stesso.
Si combatte mezz'ora sotto un fuoco d'inferno a 4-5 passi dai russi finché si riesce a togliere i reticolati e la congiunzione con il ponte minato, a far tacere una mitragliatrice avversaria, ad intimorire i russi e finire l'assalto alla baionetta relativamente con poche perdite, con la presa delle trincee russe e facendo molti prigionieri.
Si crede d'aver finito quando si ode: " Kaiserjäger, vorwärts!" Si corre, si affonda in un pozzo e via ancora ad un secondo assalto felice, un terzo ancora e ... sempre avanti! I fucili non funzionano, tanto è il freddo; in maniera da non dire li si rimette in attività. lo sono un pezzo di ghiaccio, gli altri lo stesso. C'è un'ultima posizione da sgombrare. Si assale anche quella -ma pace mai- sempre avanti. La vita sembra ormai perduta, per tutti. Arriviamo su una collina in circa duecento, e là, ognuno per proprio conto, si scava una fossa. Sono le 6.30 ant. e si rimane in fuoco fino alle 6 di sera. Sono vicino a Dell'Antonia ed a altri due tre italiani, fra cui il povero Domenico GATTI (nato nel 1893), da Mori.
Questi, alla mattina, era rimasto con lo schioppo rotto e s'era preso la carabina di un caporale morto appresso e mi aveva seguito dicendomi: «Prendi un po' di cioccolata, aiutiamoci sempre, io non ho più baionetta. » Lo consiglio ed egli mi segue. Poi soggiunge: «A prendere questa carabina di un morto mi è venuto il pensiero che non mi tocchi uguale sorte. » Alle 4 di sera una palla al viso lo fa ricadere senza che possa fare un gesto, senza che possa pronunciare una parola sola.
Alla sera, ritirandoci, vediamo dappertutto morti, specialmente russi, una quantità di fucili e munizioni sparse. Un ferito ci chiede aiuto e lo portiamo fasciato alla piazza di soccorso.
La 5a e la 7a Compagnia, le prime a dare l'assalto, e le due che dovettero passare il fiume a guado, alle 10.30 ant., come ora apprendo, ricevettero il cambio (Ablösung), ma essendo troppo lontano non udii l'ordine. Del resto, da lassù non mi sarei ritirato sotto quel fuoco!
Un certo Mario Torboli che per tre ore rimase gelato nel fiume fu poi estratto dai pionieri e portato in una camera; con massaggi di neve rinvenne.
Il mio buon capitano è morto. Della mia compagnia quattro italiani morti, due feriti, tedeschi 3-4 morti, 30 feriti. Alcuni dispersi.
UNA GIOIA INATTESA
Alla mattina del giorno 9 mi alzo, cerco le scarpe nelle quali c'è uno strato di ghiaccio, indosso il mantello che sta disteso perché ancora ghiacciato dal giorno innanzi, e camminando a grande stento per i dolori che soffro al piede sinistro vado a cercare il mio zaino al vecchio quartiere, trasformato ora in ospedale; vedo molti feriti nella neve, specialmente russi, e vado alla visita medica per "gelatura" di piedi: il sinistro è assai violetto e mi dolgono le giunture. Ricevo la risposta "Kompanie ... " Diciassette vengono mandati in ospedale per gela tura di piedi.
Ad un tratto apprendo che è giunto il 4° Reggimento. Penso subito a mio fratello e vado in cerca dell'8a Compagnia. So che è acquartierata nelle due casette, dimentico i miei dolori e mi reco colà. Domando: «Che compagnia? 8a, 4° reggimento? Dov'è mio fratello Murara?»
«Il Giordano? Aspetta che lo chiamo subito! »
Io non aspetto, seguo il triestino con cui avevo dialogato, vedo uscire tosto dalla soffitta mio fratello ... È inutile ridire la gioia del momento! Ci stringiamo forte le mani, ci baciamo con fervore, ed attorno ad un focolino ci raccontiamo le nostre vicende.
Lo so sprovvisto di biancheria ed io gliene procuro di quella giacente negli zaini dei morti e dei feriti. Egli mi dà 20 corone che mi fanno assai bene. Scriviamo assieme una cartolina a casa per partecipare ai genitori il felice incontro.
Passiamo assieme gran parte della giornata finché mi si avverte che siamo di nuovo "marschbereit" [pronti a partire]. Allora lo saluto, gli faccio gli auguri per il suo "colpo" che sarà domani e forse già stasera.
Alle 6 pom. mio fratello assieme al suo reggimento si avvia al luogo del combattimento. lo mi ritiro a dormire, ma il freddo me lo vieta. Un po' di vino cotto lasciato nella bottiglia di campo è un pezzo di ghiaccio!
Nella notte accanito combattimento di artiglieria.
10 marzo. Anche il 4° Reggimento fece assalto alla baionetta e -si dice- con poco risultato e con molte perdite. Io temo per il mio Giordano.
Oggi si riceve il rancio alle 10 per essere pronti per una eventuale partenza, per dove non si sa.
NB. Il combattimento dell'8a Compagnia avvenne oltre il fiume Sekowa, affluente del Ropa, affluente della Visloka. Il paese è circa a 6 km. a sud di GORLICE,si chiama pure SEKOVA ed è stato sgombrato.
Alle 6.30 si parte per far posto al 28° Reggimento di fanteria. Ci si dice che si farà un'ora di strada, ed invece si cammina fino alle due di notte sotto una burrasca freddissima di neve, attraverso una montagna boscosa, per un sentiero ripido e ghiacciato.
Io sono ammalato forte, ogni po' cado a terra, o meglio sul ghiaccio.
Coloro che portano le stufe di campo ingiuriano e qualcuna viene buttata nella neve, che s'alza fin sopra le ginocchia.
Finalmente si arriva al quartiere, ove, benché freddo, si dorme il sonno ben meritato.
11 marzo. Si riposa. Le cucine si sono rotte per via e perciò oggi non si riceve cibo alcuno.
12 marzo. Riposo. Ricevo la prima cartolina da casa. Di Giordano non so nulla. Siamo a 12 km. da Grybow.
Dal comando dell'8a Divisione di fanteria arriva la lode per il coraggio di tutti nell'ultimo assalto. I nostri morti furono 28 uomini di bassa forza e 4 ufficiali (1 ufficiale e 7 uomini della mia Compagnia). Per onorare la memoria di questi prodi ognuno si toglie il berretto e mormora una prece.
17 marzo. Ieri sera giunse il 3° Battaglione, ed oggi il 3° Reggimento dà il cambio al 4°. Così spero, tra breve, di avere notizie del mio Giordano.
Di rancio, un po' di minestra mal cotta. Poi, partenza per SIARIK, passando per BIELANKAR,YCHWALD alle 1 pom. e sempre in viaggio fino alle 3 del mattino.
18 marzo. Ieri sera vidi un certo POSTAI (Mave) di Roncegno – Tesobbo [frazione montana di Roncegno] trasportato in Boemia, ferito assieme a me. Lo incarico di salutare mio fratello Giordano del 4° Reggimento, 3° Battaglione.
Siamo in fuoco tutto il giorno, senza cibo. È un freddo cane. Davanti a me c'è però un'altra linea (4° Reggimento).
Oggi si doveva fare un assalto ai russi, ma la nostra posizione è miserabile ... ed è rischiare tutto senza speranza di successo. Davanti alle linee di fuoco russe ci sono niente meno che 5 reticolati di ferro spinato e chi tentò di tagliarli non tornò più.
Per giungere alla prima linea bisogna passare su di un ponte sul quale sono spuntate le mitragliatrici avversarie. Di una pattuglia di quattro uomini, tre rimasero colpiti.
Alla sera ci ritiriamo un po' a dormire sul ghiaccio.
19 marzo. Alla mezzanotte è "All'armi." Si tenta un secondo assalto impossibile e si torna indietro. A sera, stanchi, affamati, raffreddati, pieni di reumi, siamo sostituiti dallo Battaglione e noi ci ritiriamo a Siarik per riposare.
21 marzo. È un bellissimo giorno di primavera, a differenza dei dì passati, rigidissimi. Siamo "marschbereit" e verso sera torniamo in fuoco di prima linea. Si dice che il 1° Battaglione fu fatto prigioniero in massa. Il maggiore Fischer è ferito.
22 marzo. Vita di trincea, piena di fango, di freddo e di neve. E, vista l'allegria, a sera cambiamo posizione e finalmente, verso le tre del mattino, ci corichiamo nel nuovo "Deckung" [riparo] che ci costò tanto lavoro.
23 marzo. I russi continuano a sparare. Noi evitiamo le palle stando curvi e nascosti. Di notte ci faremo più vivi. Così vuole la guerra. Di giorno non si dorme, di notte non si può e non si deve dormire ...
REDENTI… ?
È giunta voce che il Trentino è ceduto all'Italia e che questa dovrà spedire, in aiuto dell'Austria, un esercito (chi dice di duecento chi di cinquecentomila uomini). lo non lo credo. L'ITALIA NON VENDE I SUOI FIGLI.
La notizia si afferma un po' variata. L'Italia ha il Trentino per 3 miliardi di corone e manda truppe, per proprio conto, sui confini francesi. Il confine sarà Salorno.
Lo temo che se la notizia dovesse essere vera, verrà così prolungata la guerra. I più prevedono una pace vicina. lo sono pessimista.
24 marzo. Anche la notte scorsa dovemmo prendere la collina per preparare nuove trincee. Poveri cacciatori, non bere, mangiar poco, sparare e non dormire mai; ecco la vita del soldato in guerra.
Il tenente Hinsteiner se la dorme della grossa ma non lascia dormire. I zappeurs invece di fare trincee vengono occupati a far la latrina per il comando del battaglione.
La notte è fredda e bisogna lavorare di lena per riscaldarsi; alle 4.30 si fa ritorno alla vecchia posizione, piena d'acqua e di fango, poi farvi la guardia e osservare i cadaveri dei colleghi che coprono il colle che esiste di fronte. Poveri martiri, non trovano neanche sepoltura!
25 marzo. Improvvisamente, dopo quattro notti di veglia e di fuoco, si batte in ritirata lasciando la posizione in mano a pochissime truppe.
I pozzi per l'estrazione del petrolio sono tutti rovinati dall'artiglieria russa.
Da Siarik per Rychwald e Losie si va al Ropa, ove si pernotta per raggiungere domani il treno che ci porterà ... chissà dove?
Ricevo una cartolina di Giordano.
26 marzo. Apprendiamo che PRZEMYSL (Przemysl. Città della Polonia sud orientale sul fiume San, a 20 km dal confine con l'Ucraina. È importante nodo ferroviario che controlla la linea Leopoli - Cracovia. Per questo ebbe importanza strategica sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale. Fra le più antiche città polacche, dal 1018 sino ai nostri giorni Przemysl è rimasta, per motivi etnico-religiosi, una delle città più contese fra Russi e Polacchi. Dal 1772 passò sotto l'Austria e dopo il crollo di questa venne, il 12 novembre 1918, unita alla Polonia. Al tempo delle operazioni militari del 1914-15, il campo trincerato di Przemysl era una delle maggiori piazzeforti degli Imperi Centrali. In seguito alla battaglia di Leopoli del settembre 1914 l'esercito austro-ungarico, in ritirata verso ovest, scopriva PrzemysI che subito venne assediata dai russi. Un'offensiva austriaca riusciva l'Il ottobre a liberarla dall'assedio. Ma i russi ripristinarono il blocco con forze più imponenti e all'inizio della primavera del 1915 Przemysl capitolava, per mancanza di viveri, dando ai russi il controllo delle comunicazioni con la Galizia e consentendo di disporre di un imponente raggruppamento di forze per la battaglia dei Carpazi. Ma l'occupazione russa fu effimera. Dopo lo sfondamento del fronte di Gorlice del 2 maggio 1915, e alla successiva profonda ritirata russa, Przemysl venne rioccupata dagli austriaci il 3 giugno.) è caduta. Della guarnigione completa (126.000 uomini) solo 43.000 furono fatti prigionieri, gli altri trovarono la morte, dei quali 10.000 il 19 marzo. La resa avvenne il 21.
Le fortezze vennero distrutte e segati i cannoni, munizioni e vitto completamente esauriti. Difensore il generale von KUSMANEK. Comandante le truppe assedianti il generale bulgaro RINNTRIEF LLATKO, soprannominato il piccolo Napoleone.
I russi avanzano a grandi passi verso l'Ungheria, come mi confida un ufficiale, forzando il passo Dukla. Noi accorriamo a rinforzo, per impedire l'avanzata. Il nemico si è impossessato della linea ferroviaria e perciò noi andiamo a piedi verso il Dukla. Il 1° Battaglione dello Reggimento ed il 4° Reggimento, dopo 9 ore di treno, da Kssau è costretto a tornare indietro per battere la nostra strada.
Alla sera, vino cotto in abbondanza.
27 marzo. Partiamo da USCIE RUSKIE verso oriente a dare un assalto. Dura tutto il giorno e tutta la notte.
28 marzo. Continua il combattimento ferocissimo. Accanto a me è ferito Dell'Antonia. Ha fracassate le ossa dell'avambraccio sinistro, rotti i nervi e sparge una quantità di sangue che non sono in grado di fermare. Finalmente, fasciato alla meglio, va alla piazza di soccorso ed io, mestamente, resto senza compagno.
Cade, poco dopo, il comandante della squadra ed un altro soldato. Le dum-dum sibilano incessantemente; i russi ci sono da tre parti e fanno vittime, specialmente tra il 59° infanteria ed il 1° e 3° nostro battaglione.
A caso, faccio una fossa di difesa insieme ad un soldato del 59° d'infanteria. È mesto e mi dice che non fece mai una tale fatica. lo rido e m'immagino la sua professione e poi ... mi do a conoscere quale collega.
A notte è caduta già mezza gamba di neve e dobbiamo ritirarci dal luogo guadagnato con sforzi, fame, freddo e vittime numerose (il mio reggimento partito per l'assalto con 1.545 uomini, tornò con 780).
29 marzo. Ritirati nella valle veniamo distribuiti in linea di fuoco ed invitati a prepararci una nuova posizione. Sono le due di notte ed io distendo sulla neve la coperta da campo e mi addormento. È il mio natalizio!
30 marzo. Si continua tutto il giorno e tutta la notte a far trincee senza dormire e con poco mangiare. Continua a nevicare. Fa freddo intenso e ... siamo alla fine di marzo.
31 marzo. Come ieri e ... come domani, i russi ci rallegrano con le loro granate e schrapnells, ma non ci vedono. Il reggimento non può venir mandato a riposo e mancano soldati qui.
NB. Avanzato a caporale.
Oggi si mostra un po' di sole.
PASQUA
4 aprile. È la prima Festa di Pasqua. Siamo sempre nelle trincee riposando un po' di giorno e preparandoci qualche cosa da mangiare. Di notte si veglia e si lavora.
Ricevo gli auguri da casa e dalla collega Dalla Maria.
Pure i russi ci fecero gli auguri. Uno d'essi si avvicinò di giorno alle nostre trincee facendo un gesto come per lanciar granate a mano e con molta sorpresa si vide cadere al suolo una dozzina d'uova sode e pane pasquale. Chi le lanciò disse esser quello l'augurio pasquale che i russi, a mezzo suo, ci volevano fare.
Inoltre, recò un biglietto su cui era scritto:
«Fröhliche Ostern den best erreichen.
Gott gebe es Alten! Hoffentlich hilf
Gott, dass wir uns bald in Frieden
Kameraden werden begrüßen können.»
(Traduzione. Vi raggiungano i migliori auguri di buona Pasqua.
Iddio vi doni la vecchiaia. Speriamo
che Iddio ci aiuti, affinché ci si possa
salutare presto come camerati nella pace.)
E poi. .. si diede prigioniero.
Verso sera si avvicinò un altro russo, protetto da una bandiera bianca ed invitò il nostro reggimento a non far fuoco la seconda festa di Pasqua, per lasciar tempo ai russi di seppellire i propri morti. Essi farebbero altrettanto. Si aderisce alla proposta e viene concordato "Feuer einstellen" [cessare il fuoco].
5 aprile. La guardia annunzia che i russi vogliono attaccare. Credono forse di trovarci addormentati, ma si accorgeranno ben presto che siamo pronti e si ritireranno in fretta.
Facciamo saccheggio in un paesello fra noi ed i russi, e così siamo provvisti, io e Morandi di Torbole, di otto galline, patate, sale, fiammiferi, recipienti, burro, latte, thè e si continua a cucinare.
6 aprile. Un accanito fuoco di artiglieria mi fa scappare dalla trincea.
Si aggiunge un vitello alle provviste di ieri e si mangia bene.
11 aprile. Da alcuni giorni il tempo è splendido. Giunge rinforzo. Alla mia squadra si aggiungono, ai 20 esistenti, altri 18 uomini. Siamo così 38.
12 aprile. La notte scorsa ed oggi una freddissima burrasca di neve.
14 aprile. Ieri sera venne improvvisamente l'ordine di assalire le "Feldwachen" (guardie da campo) russe. Avvenne sotto una dirottissima pioggia che ci accasciò.
19 aprile. Il maltempo continuò tre giorni ed il 17 fummo finalmente ritirati al riposo che si attendeva dal 21 marzo.
Ieri ci fu la disinfezione generale della biancheria per liberarci dai pidocchi. Lavoro inutile, perché oggi ne abbiamo ancora.
I NUOVI CAMERATI
Hanno fatto la brutta impressione di essere uomini poltroni, assai pretenziosi con atteggiamento da tipi superiori. Si accorgeranno presto a loro spese che si sbagliano. Fra essi ci sono alcuni invalidi da far pietà, ma anche uomini robusti. Dicono che hanno fame, che non li si lascia dormire e che durerà poco, per loro, così. Mi trovo con tre guida pattuglia e 12 uomini di guardia al comando del reggimento.
Ho mangiato del caffè latte in abbondanza e due belle bistecche di manzo.
BOMBARDAMENTO
Oggi l'artiglieria continua a bombardare il paese in cui riposiamo. Ha preso come punto di mira la chiesa ed i colpi, uno dietro l'altro, si susseguono con molta precisione. Sono granate e schrapnells di obici pesanti che si susseguono a breve distanza e mettono lo spavento nella popolazione civile che prepara i fagotti per sgombrare.
I militari allontanano i cavalli ma noi di guardia rimaniamo al nostro posto senza tanti timori.
Nella casa in cui fa la guardia un'altra pattuglia avviene un caso di addizione. Una creaturina consola la sua generatrice che da più di due ore, in cucina, fra i soldati e le donne che l'assistono, soffre per il parto, che avviene poi felicemente.
Io sto osservando gli effetti del bombardamento, quando vedo passare sulla strada un certo Ischia di Arco, con della carne e del vino per il medico del reggimento e per il curato del campo. Mi saluta e mi dice: «Sono vivo per miracolo. Una granata è caduta due metri dietro di me e mi ha coperto di terra. Corro a preparare il pranzo al medico.»
Dopo poco mi giunge voce che non era neppure arrivato al posto, che una palla di schrapnell lo aveva colpito alla gamba! Dopo tanta Galizia, forse, ora potrà rivedere il caro Trentino (che io però non rividi).
NUOVO RINFORZO
20 aprile. A sera tarda, ieri, arrivò un nuovo rinforzo alla Compagnia. Son 40 uomini dai 24 ai 32 anni (gli scarti riabilitati) di Linz e di Salisburgo. Alla mia squadra ne toccano appena dieci.
Lo ricevo il comando della 4a squadriglia, formata quasi esclusivamente da italiani:
Unterjäger Ettore Murara
Ptr. Peter Eder
Jgr. Bertamini Adamo, Arco, Joher Konrad, Schmidl Peter, Morandi Leone, Torbole, Dalrì Domenico, Rovereto, Cavalieri Luigi, Isera, Gasperotti Giuseppe, Rovereto, Scheures Johan, Holzleiteres Alois, Dalrì Pietro, Rovereto, Grübacher Pietro, e cedo la 1a ad un caposquadra volontario, che poco intende.
Ora la Compagnia ha duecento uomini e ne deduciamo che presto c sarà un assalto per decimarci.
Oggi tornò alla Compagnia Luciano Proclemer di Torbole, che da un mese, per male agli occhi, stava all'ospedale di Suche, in Galizia.
SPERANZA DI PACE
Il discorso principale è intorno alla pace. La maggior parte spera sia vicina. Qualcuno fa delle scommesse che per la fine di maggio la guerra sarà finita, ma i giornali danno poche buone speranze.
Io temo durerà almeno fino alla fine dell'autunno e forse più.
E con noi come finirà?
Si spera di venir feriti leggermente, ma siamo qui da due mesi, sempre alle stesse condizioni; ci vorrebbe un assalto avversario che ci faccia provare ciò che offre la prigionia.
24 aprile. Le splendide giornate di primavera hanno rido nato allegria e speranza a tutti. Sono tornate anche le rondinelle. Il 21, per la prima volta, si videro volare attorno e posarsi sui ciliegi trillando vivacemente. I prati cominciano a verdeggiare ed il clima è tanto variato dai primi del mese che non si crederebbe se non lo si avesse provato.
Camminando si suda, di notte è tiepido e si comincia a dormire all'aperto senza provar disagio.
COMANDANTI
Il tenente Hinsteiner che, dopo la morte del capitano Schwarzet, aveva assunto il comando della Compagnia, se ne andò all'ospedale. Lo sostituì un altro tenente di riserva, del quale non mi curai di sapere il nome e che finì pure all'ospedale, perché una notte (dal 22 al 23), ubriaco, urtò in una mina poco fuori della trincea e fu ferito alla testa e al braccio destro. Ora abbiamo a capo della Compagnia il capitano Raschier, uomo rigido, severo, senza espressioni di incoraggiamento e pronto a castigare per un nonnulla.
NOVITÀ
Ricevo di ritorno una cartolina che avevo scritto a mio fratello con aggiunta una osservazione: krank im Spital-Retour.
Scrivo a casa una lunga lettera anche informando di ciò.
"ARTILLERIE BEDECKUNG"
Il 23 la mia squadra viene destinata a protezione dei cannoni appostati nella selva a destra del paese. Le 24 ore passarono senza inconvenienti. Alle una di notte io ebbi l'incarico di girare con cinque uomini in ricognizione nella selva. Un'ora e mezza dopo tornavo con un "nulla di nuovo." Nel paese il bombardamento, benché lento ma continuo, ha fatto scappare tutti i poveri "Pani", col trasportabile del loro avere.
VITA ALLEGRA
Le loro galline, in parte comperate, in parte ... comperate senza denaro finirono nello stomaco dei soldati.
In dodici comperarono un bel vitello per 25 Corone, ed avemmo così da cucinare per diversi giorni. A me ed a Morandi -che facemmo le parti- rimase in sovrappiù la "piccaia" [frattaglie]. Ben pasciuti, si gioca "alla patta" con i soldi. I tedeschi hanno lo "zwicken", gioco simile al "maus." Denari non ne mancano, perché non si trova neanche un negozio per spenderli. Ogni tanto si intona qualche canzoncina. Si fumano i sigaretti boemi e si mangiano i confetti trentini. Si discorre di "morose" e si vive senza veder altro che soldati e questa gente senza nessun pudore né verso di noi, né verso i loro piccoli!
26 aprile. Partenza dai Beskidy (Monti Beschidi (pol. Beskidy). Parte settentrionale dei Carpazi occidentali, corrispondente al confine polacco-slovacco.). Ai 26, di sera, si lascia anche questa postazione e ci si mette in marcia viaggiando fino alle 8.30 ant. del dì seguente. Strada percorsa 24 km.
27 aprile. Prendiamo posto in un paese dove io, Morandi, Proclemer riusciamo ad avere uova, latte e patate, e con queste facciamo un miscuglio saporitissimo. Il grasso per le uova mi fu fornito dal cuoco degli ufficiali, Vivori di Arco.
28 aprile. Sveglia alle 1.30 di notte. Partenza alle 3.
Si dice che si fanno due chilometri fino a Grybow, per essere inviati in Bucovina. Altri danno per certo che si parta per i confini d'Italia. Ma giunti a Grybow non ci si ferma nemmeno e seguendo la Biala si passa per Stroze, Bobowa, fino a 14 km. da Gribow, verso nord. Colà si riceve un rancio miserabile e poi si continua la marcia oltre Skierniewice.
Vedo Dorighelli Arturo (Del roncegnese Arturo Dorighelli sono pubblicate, in questo libro, delle foto e un breve testo.) e scriviamo assieme un paio di cartoline.
Dappertutto vediamo truppe germaniche ben messe, soldati netti, grassi, ilari, cavalli forti e robusti, il traino colossale. Noi sembriamo degli straccioni al confronto. A sera, quando ci mettiamo a riposo, i più all'aperto, abbiamo fatti già 48 km.
29 aprile. Sveglia alle 5 di mattina. Sfilata davanti al generale MACKENSEN, comandante le truppe operanti in Galizia, e continuazione della marcia oltre ZAKLICZYN, sulla sinistra del Dunajec, e acquartieramento a LEZENYSKY, a 25 km.
I BUFALI
Le Compagnie dei lavoratori che hanno specialmente il compito di tener carreggiabili le strade, sono qui aiutate dai bufali, soggiogati al carro come i soliti buoi. Sono neri, perdono il pelo, brutti e deformi con corna assai grosse. Oggi li vidi per la prima volta.
30 aprile. Messa al campo con assoluzione generale a tutto il reggimento. 1 maggio. Messa di campo. Dal discorso del prete apprendiamo che in questo mese avremo grossi combattimenti (Siamo alla vigilia della cruciale battaglia di Gorlice e Tarnow
Tra l’ 1 e il 5 maggio 1915 Gorlice fu teatro, con Tarnow, di aspri combattimenti, nel corso dei quali le truppe austro-tedesche mosse contro l'esercito russo riuscirono ad infliggergli una sconfitta che avrebbe potuto essere decisiva se di lì a poco non fosse entrata in guerra anche l'Italia.
Lo Stato Maggiore tedesco si proponeva di neutralizzare i successi conseguiti dai russi sui Carpazi e smuovere le truppe avversarie da quelle posizioni.
Le truppe tedesche dell'11a armata, guidate dal gen. Mackensen (che si rivelò, anche per le operazioni militari di cui stiamo parlando, uno dei migliori comandanti della prima guerra mondiale), in stretta collaborazione con la 3a e la 4a armata austriache, e sostenute da concentramenti di artiglieria di intensità fino allora sconosciuta, riuscirono a sfondare a Gorlice le linee nemiche difese dal generale bulgaro Dimitriev (la 3a Armata russa). Già alla sera del giorno 2 l'intera prima linea russa era superata e 17.000 soldati si trovavano prigionieri degli austriaci e dei tedeschi.
Ma il tentativo del gen. Mackensen di accerchiare da sud est le forze russe dei Carpazi per tagliarne la ritirata fallì, dopo tre giorni di aspri combattimenti, per l'accanita resistenza dei russi.
Il Mackensen decise allora di convergere a sinistra per attaccare le formazioni nemiche in ritirata verso il fiume San. Il giorno 4 l'armata austriaca forzò le posizioni russe a Tarnow. Il 5 il gen. Dimitriev ordinò la ritirata generale, mentre la divisione del gen. Korlinov si arrendeva.
Il 14 maggio le tre armate austro-tedesche al comando di Mackensen erano penetrate per 100 km in territorio precedentemente occupato dai russi, avevano ripreso la piazzaforte di Przemysl e catturato 100.000 prigionieri. La situazione strategica generale era ora a favore agli Imperi Centrali.
L'esercito e il popolo russo saranno profondamente scossi da questa sconfitta.).
Voglia il Cielo che il mese di Maria sia il mese della vittoria e della pace.
Dal discorso del Comandante del reggimento, Oberst Sooz, apprendiamo che dobbiamo, domani, assalire i russi, rompere le loro linee, ricacciarli fuori dal suolo austriaco, ("sacro", come lui dice ... ); quando saranno caduti fino all'ultimo sotto il nostro fuoco, arriveremo alla pace, che dovrà esserci assai favorevole.
Alle due pomo partiamo da qui verso Zakliczyn e poi verso nord fino a Olszyny. Durante la notte entriamo nelle trincee ed attendiamo la mattina.
2 maggio. Prima dell'alba si esce dalle trincee per ricacciare i russi dalle loro posizioni. L'artiglieria (86 batterie tra Tarnow e Gorlice) incomincia un fuoco incessante ed assordante, tanto che le palle sopra le nostre teste passano in numero da 120 a 150 al minuto.
Dappertutto è un inferno, una pioggia di palle; i faggi della selva che attraversiamo sono forati ognuno almeno da dieci palle. Prima di notte ogni Compagnia fa almeno tre assalti più o meno fortunati.
A sera tarda ci ritiriamo in una conca per mangiare e assaggiare un po' di vino cotto. Poi, diamo il cambio ad altri. La 4a squadra non si sa ove sia.
3 maggio. Continuiamo gli assalti furiosi senza sapere se si ritireranno i russi completamente (hanno ceduto in qualche punto) o se dovremo ritirarci noi.
A destra del nostro corpo c'è il corpo della Guardia Reale Bavarese, che a quest'ora, non essendo riuscito con sette assalti a prendere GORLLCE, lo mandarono in rovina con l'artiglieria. A sinistra c'è pure una divisione di tedeschi.
Durante la notte i russi fanno un fuoco tale che ci sembra impossibile. Anche le riserve corrono ad impedire un loro presupposto assalto.
Le mitragliatrici chiedono rinforzo per portar munizioni. Le nostre perdite sono gravi ma il nemico ne ha molte più.
4 maggio. Finalmente, verso il far del giorno, i russi, non potendo resistere ai nostri furiosi attacchi e vedendosi rovesciate le trincee dall'artiglieria, battono in ritirata.
Noi sorpassiamo tosto le posizioni sgombrate. Che orrore di morti, di pezzi di carne, di munizioni, di armi lasciate indietro!
La nostra 4a squadra ha trovato la morte a 20 passi dalle trincee nemiche.
Giuseppe BENEDETTI è tra i poveri trapassati. Solo quattro italiani ebbero la fortuna di sfuggire alla morte, stando per 24 ore immobili, sotto il peso degli amici e camerati morti e feriti.
Un certo BACCHI di Riva, ferito in cinque- sei parti, fu portato all'Hilf-platz dai colleghi Giovanni MOSCATELLI di Mori e Mario TORBOLI di Arco, due dei felici nel caso, ma le ferite non davano più sangue e spirò poco appresso.
Carlo FONTANARI di Pergine pure trovò la morte in questo scontro.
La nostra avanzata continua verso il fiume Biala, interrotta ogni tanto per nasconderci e sottrarci al fuoco di artiglieria leggera.
Io vengo colpito da una palla di schrapnell (proiettile). Non sono ferito!
Una delle palle passò attraverso alla tasca e via sotto la spalla sinistra, l'altra penetrò fin nel taschino, batté nel perno dell'orologio, lo ruppe e ... si fermò nel taschino. La tengo per memoria.
Io vengo mandato di "vor-Patrouille" (in avanscoperta) con sei uomini fino alla Biala, ove il nemico trincerato protegge con forti retroguardie la ritirata generale.
Siamo in posizione fino alle una di notte.
5 maggio. Verso le due di notte veniamo sostituiti dal 140 Reggimento Infanteria e traslocati a nord di TUCHOW, ove abbiamo combattimenti tutto il giorno, con assalti in pieno giorno, e che perciò sono collegati a perdite relativamente grandi.
6 maggio. I russi si ritirano anche da questa posizione e noi siamo destinati a protezione di una batteria di cannoni pesanti. Vediamo i disastrosi effetti delle batterie 30/5 e dei 42.
Alcune suore russe sono fatte prigioniere con feriti di un lazzaretto.
La nostra avanzata continua. Passiamo per Tarnow, che è intatta, compero zucchero ed uva passa e thè. Pernottiamo in un paese oltre Tarnow. Atterra maestoso un aeroplano.
7 maggio. Avanziamo ancora incontrando molti feriti che tornano dal combattimento impegnato oltre Tarnow. Noi siamo di riserva, non avendo potuto trovare i cannoni ai quali eravamo destinati. Si dice che al 40 reggimento i russi fecero un contro attacco facendone molti prigionieri; il colonnello scappò appena in tempo.
ALTRO RINFORZO
Arriva un altro battaglione di rinforzo, che viene tosto ripartito fra le diverse compagnie.
I DENTI
Continuano a tormentarmi tanto che non sò più resistere e perciò vado dal medico del reggimento, che è qui presso, al posto di soccorso e me ne faccio estrarre uno. Poi sto meglio.
A sera viene anche per noi l'ordine di entrare in fuoco e si avanza a destra dello stradone (a sinistra c'è il 4° reggimento) e sull'orlo di una boscaglia ci trinceriamo in fretta per la notte, per sottrarci al fuoco nemico.
8 maggio. I russi abbandonano anche questa posizione; noi li inseguiamo in fretta. Gli osservatori in aeroplano annunciano colonne di truppe ed artiglieria che accorre a rinforzo dei russi.
Io vengo mandato con cinque uomini come "Spitze" (avanguardia) e sono perciò il primo a prendere possesso delle terre che i russi devastano, e a godere l'espressione di gioia dei poveri abitanti.
Alla porta di una bella villa vedo una signora che mi viene incontro e mi saluta gentilmente:
«Han fatto bene a liberarci. Da cinque mesi eravamo qui oppressi» .
Anche il suo sposo si fa appresso. Sono assai lieti. Parlano tedesco, sono ebrei e mi avvertono che nella selva vicina ci sono molti cosacchi. lo sorrido, li ringrazio e vado avanti.
Dappertutto ricevo uova e latte. Una bella signorina mi bacia le mani e non sta più in sé dalla gioia. Poveretta. La mamma sua mi racconta in fretta che da cinque mesi viveva nascosta per non essere violentata dai cosacchi. Molte, ella dice, diverranno madri e non potranno dare ai figli il nome del padre.
Entriamo nella selva, ove, secondo l'annuncio della signora, si trovano i cosacchi.
Dopo un'ora di strada ne scorgiamo una pattuglia, del ché diamo l'annuncio, senza fermarci, però.
Continuiamo fino alla Visloka. In lontananza vediamo i russi in colonne, coll'artiglieria; scappano. AI di là del fiume se ne mostrano alcuni. Spariamo; si danno prigionieri. Tentiamo di passare il fiume a guado, ma non si può. Allora ci serviamo di un barcone. L'avanzata continua ora sullo stradone fino a DEBICA.
DEBICA
Siamo fatti segno di grande gioia e colmati di tutto. Solo che, dicono gli abitanti (in gran parte ebrei), noi siamo pochi in confronto alle infinite colonne russe passate di qui.
La cena ed il pranzo e la colazione assieme, ci viene fornita dalla popolazione. Una cara signorina, alla quale faccio qualche gentilezza, porta tutto a me, ma io tutto non posso mangiare e faccio parte con i compagni.
Un povero infelice, che con lenzuola bianche segnalava, è preso e sarà impiccato.
La sera, la mia compagnia (la 5a) e la 4a vengono appostate oltre la città, per impedire o respingere un eventuale assalto dei cosacchi (1° reggimento) inselvati non lungi. Lo annunziò una pattuglia di sanità fatta prigioniera.
Intanto dietro a noi viene a prender posto tutta 1'8a Divisione.
Alle 1.30 di notte riceviamo il cambio della 3a batteria e noi torniamo in città a riposo.
9 maggio. Alla mattina in città compero carta da lettere e vitello (4 Corone) già ben preparato e poi vado in chiesa ove si canta una Messa. Durante la funzione mi si viene a chiamare. È "all'armi!."
Messi in rango in una piazzetta ci si dice che dobbiamo tosto attaccare. I mezzi bombardano Debica, però con poco danno. Avanziamo lungo la ferrovia sotto un fuoco di schrapnells. Il deposito di viveri (farina ecc.) di cui finora s'erano serviti i russi è tutto in fiamme. Comandante del battaglione è un bravo maggiore di cavalleria. Le nostre perdite sono lievi, quelle dei russi gravi.
10 maggio. Continua il fuoco come ieri, è il solito nauseante sparare, udire feriti che piangono, mangiare poco, dormire nulla. A tarda sera veniamo traslocati in fretta e poi ci troviamo insieme 4 reggimenti.
11 maggio. Durante la notte, ricevuto il rancio e la posta, ci disponiamo tutti e 4 i reggimenti in linea di fuoco ed avanziamo verso le linee dei russi. L'ordine è questo:
«Nessuno deve sparare senza ordine. Baionetta sull'arma. Giunti alle posizioni dei russi ucciderli tutti senza fare un solo prigioniero.»
Fortuna volle che trovassimo le posizioni già sgombrate, ciò che ci risparmiò certo molte perdite. Avanziamo 10 km. verso oriente, passando per SKIERNIEWICE.
Raggiunti i russi verso mezzogiorno entriamo in fuoco, ove mi trovo, mentre scrivo. Come uscirò non lo prevedo, ma spero in bene. A destra combatte 1'82° reggimento Infanteria (è prettamente magiara).
12 maggio. Nel combattimento di ieri che durò sino ad ora tarda e che finì con l'assalto che cacciò definitivamente i russi e ci mise in possesso di due cannoni leggeri, avemmo, nella mia Compagnia, 8 uomini fuori combattimento. Tre di essi, un caposquadra tedesco, Leone MORANDI di Torbole e Pietro Dalrì di Rovereto li fasciai io e consegnai loro due scritti da impostare in viaggio.
Dopo il 28 marzo, giorno in cui fu ferito il collega mio Dell'Antonia Gaetano, mi fece da cuoco il ferito Leone Morandi; ora son solo nuovamente.
Si viaggia tutto il giorno in avanti senza udire il rombo del cannone, dopo undici giorni che si è combattuto, e si giunge a KOLBUSZOWA, ove si pernotta acquartierati.
Per maggior disdetta però io ho "il giorno" (Tagsbarge) e non posso che dormire due ore. La cittadella è bellina. La vidi un'altra volta verso il 7 o l'8 di ottobre e mi rammenta diverse cosette. In parte però è incendiata.
13 maggio. Si continua la marcia per 35 km. giungendo, per Zarebky, a WOLA RUSINOWSKA.
CASTIGO
Dopo la stanchezza della marcia, due ore di esercitazioni per castigo essendo alcuni usciti a prender acqua senza permesso. lo però mi sottrassi al castigo essendo "caporale del giorno." Senza commenti. Comandante il tenente Mayer.
14 maggio. Ieri sera la 1a e la 2a squadra ebbero il compito di assicurare il reggimento da improvvisi assalti di cavalleria.
Per recarci al luogo stabilito si gironzolò qua e là fino alle due di notte. Tutti brontolavano, allora il comandante della Compagnia lasciò sdraiare a terra le due squadre per riposare e mandò due pattuglie, una a destra, l'altra a sinistra, a cercare congiunzione. Di quest'ultima io ero a capo.
Ricevetti uno schizzo, con il quale in mezz'ora trovai il luogo ove si doveva e si poteva giungere almeno tre ore prima.
Poi guardia. Io riposo.
15 maggio. Per KRASNE(Krzaluska) partiamo verso nord-est ed arriviamo a SOJKOWA(distretto di Nisko) ove pernottiamo all'aperto.
16 maggio. Attraversiamo grandi boscaglie incendiate e giungiamo al fiume SAN.
17 maggio. Accampati in mezzo ai boschi, in attesa di assalti, di pane e di biancheria. Scrivo a casa.
18 maggio. Ieri sera i russi assaltarono le nostre Feldwache e avanzarono di due km. Noi accorremmo a fermarli. Mentre ci facevamo una fossa, un primo tenente delle mitragliatrici pose il revolver conto il naso di DALRÌ dicendogli: Va’ «avanti !.» Io accorro a difenderlo e lui se la prende con me, ma io mi difendo senza paura. Poco dopo vengo trasferito con la mia squadriglia un poco più innanzi. Di qui ripassa il famoso primotenente, che questa volta punta il revolver contro GASPEROTTI. Lui non sa parlare tedesco e trema e mi chiama. Accorro e il caposcarico mi conosce, mi domanda il nome e dice che mi insegnerà lui, ... ma invece questa volta insegnai io a lui!
Stamattina incominciammo un nuovo Deckung [servizio di copertura], in brutta posizione, continuamente tempestata di palle, di granate, di schrapnells. Dietro a me c'è una casa, già abitazione di un tessitore. Gli attrezzi del mestiere in gran disordine fanno fede. Noi a momenti vi ci rifugiamo per prepararci un caffè o riscaldarci una conserva. Alcuni si servono di patate e di crauti lasciati indietro dai padroni fuggitivi.
19 maggio. Questa mattina, alle due, si udì un grido: «Baia, baia, urrah, urrah.» I russi, in grande massa, si avvicinavano alle nostre posizioni. Noi incominciammo un fuoco assordante, accelerato, ed i russi devono scappare di ritorno lasciando sui campi coltivati a segala molti morti e feriti, che pure muoiono, di lì a poco, colpiti da altre palle.
Alle 2 pom. viene di rinforzo la 7a Compagnia; fra essi un certo Pacher(one)di Marter.
Verso sera tre granate colpiscono la casa del tessitore e la mettono in fiamme.
Altre due casupole s'accendono tosto.
È un panorama d'orrida bellezza.
22 maggio. Siamo sempre in fuoco nella stessa posizione e tutti i dì abbiamo qualche morto e feriti gravi, perché vengono tutti colpiti alla testa o al ventre e non sopravvivono che pochi minuti.
Di compagni in questi pochi giorni ne mancano parecchi: BALLERINI, GROTTOLO, P.DALRÌ, MORANDI, ROSA di Bolognano, ENDERLE, CAVALIERI.
La situazione non è bella, il fuoco viene da tutte le parti.
L'ITALIA
Si attende con ansia una decisione dell'Italia che dica "o pace, o guerra."
I tedeschi ci guardano più che mai di mal'occhio, quasi fossimo noi la colpa della situazione internazionale.
IL PARLAMENTARIO
Il giorno 20 fu mandato dal 3° Battaglione del mio reggimento un parlamentario a conferire con i russi, affinché venga sospeso il fuoco per due ore e si possano così seppellire i cadaveri, tutti giacenti a 40-50 passi dalle nostre trincee ed esalanti già odore di avanzata putrefazione; son là dalla mattina del 19.
La risposta data fu poco lusinghiera: «Entro cinque giorni verremo noi a dar sepoltura ai cadaveri esposti; non datevene pensiero.»
Il fuoco perciò non fu sospeso, anzi continuò più infernale di prima, talché noi esclamiamo: «Ci danno così il Parlamentär.»
VITTORIE
Da quanto pubblicano i giornali il risultato complessivo dell'avanzata in Galizia dallo al 15 maggio si riassume nella presa di: 150.000 prigionieri, oltre 100 cannoni, oltre 350 mitragliatrici.
Ognuno vuol sapere che tale vittoria formi la base per la combinazione di un prossimo armistizio, che conduca poi alla pace, ma se attaccherà anche l'Italia si protrarrà certo almeno ancora 4-5 mesi.
24 maggio. Anche COSER è ferito da ieri notte.
Il primotenente della sezione telegrafica disse che l'Italia ha dichiarato la guerra ieri sera alle 4 pomeridiane.
26 maggio. Ieri ed oggi siamo trasferiti a sinistra dello stradone che va a Nisko e mi si dice che sono proposto per l'avanzamento a "cadetto aspirante"! lo però non ambisco a tale grado.
29 maggio. Oggi è il terzo giorno che ci troviamo a riposo nella posizione di riserva in mezzo ad una selva.
Devo notare che ricevo di ritorno una cartolina indirizzata a mio fratello, con l'aggiunta "Vermißt" (disperso).
Essendo avanzata, se fosse morto si sarebbe dovuto trovare; io perciò lo penso e lo spero prigioniero ed in questo senso scrivo anche a casa, senza però speranza sicura che la posta funzioni.
POSTA SOSPESA
Apprendo che la posta dal Brennero in giù è sospesa. Con ciò è quanto detto, che non avrò e non potrò dare più notizie a casa.
Ieri però ricevetti una lettera scritta dai miei genitori e fatta impostare a Dornbirn.
PROCLAMA
AI SOLDATI IN SEGUITO ALLA DICHIARAZIONE DI GUERRA DELL'ITALIA
Questa mattina, radunata la Compagnia, il tenente lesse in tedesco il proclama che l’Imperatore indirizzò all'esercito in occasione della dichiarazione di guerra dell'Italia.
Io ebbi l'incarico di comunicare in italiano la stessa cosa. Il senso è questo:
Cari soldati, ho notato il valore col quale avete combattuto finora per la difesa della cara Patria. Ora ai nostri nemici se ne aggiunge un altro che non è nuovo per noi: l'Italia. Essa, che da oltre trent' anni godeva i benefici della nostra alleanza ha drizzati i suoi sguardi di conquista oltre i nostri confini, e senza alcun ragionevole motivo ci ha abbandonati e ci ha dichiarato la guerra. Noi non siamo punto colpevoli di tale passo; abbiamo sempre fatto di tutto per mantenere i buoni rapporti coll'Italia ed eravamo pronti a fare anche dei grandi sacrifici per tale amicizia, ma essa non ha voluto saperne e con viltà non mai udita nella storia si è sciolta, senza giusta causa, dall'alleanza che la teneva a noi avvinta per ancora molti anni e si è fatta nostra nemica. Noi però non abbiamo timori. Molti nemici, molti onori. E voi soldati, come avete battuto il nemico del nord, batterete anche quello del sud. I ricordi di Novara, Custoza, Novara di Radetsky, dell'Arciduca Alberto e di Tegetthoff (Tegetthoff, Wihelm von. Contrammiraglio austriaco, aveva assunto il comando supremo della flotta austriaca alla vigilia della guerra con l'Italia. Il 18 luglio 1866 aveva mosso con le sue forze contro la flotta italiana a Lissa ricavandone un esito positivo.) facciano rinascere in voi lo spirito di [illeggibile] e poi lanciatevi sul nostro nuovo nemico in nome della nostra cara Patria, che la vittoria è nostra. Così Dio ci aiuti. Francesco Giuseppe
29 maggio, sera. Una bella notizia. Il fratello è prigioniero.
Poco fa vidi passare sullo stradone vicino delle truppe dirette alle linee di fuoco; mi avvicinai e vidi gente adulta, con lunghe barbe, camminante a stento.
Interrogo che truppe siano e ne ho risposta: «230 Battaglione Landstürm», fra di essi ci sono molti italiani.
Seguono altre truppe più giovani e domando anche a quelle:
«Che reggimento?»
«Quarto», mi si risponde.
«Che Compagnia?»
«La ottava.» (E proprio la compagnia di mio fratello!).
Domando tosto: «Che ne è di mio fratello?»
Qualcuno mi riconosce dal 9 marzo e soggiunge: «Murara?»
«Si.»
«È in Russia.»
Quale felicità!
Mi spiegarono poi come, oltre Tarnow, il giorno 7 maggio fosse mandato di pattuglia assieme ad altri cinque italiani; nessuno di loro tornò. Certo furono fatti tutti prigionieri (Giordano scriverà il 12 maggio 1915: "Il giorno 5 maggio fui fatto prigioniero ... "; e il 15 luglio: "Dal 7 maggio mi trovo prigioniero in Russia in compagnia di altri italiani.").
Uno mi consegna una lettera che la mamma aveva scritto al mio Giordano e mi dice che s'impossessò pure di un pacchetto a lui diretto. lo gli risposi: «Facesti bene.»
Sentii poi che il maestro VALDUGA informò la mia famiglia dell'accaduto. Così sono lieto, perché io non potrò più descriver loro i particolari. Valduga però non è più qui. Dev'essere all'ospedale.
Il reggimento deve partire ed io ringrazio quei giovinotti della notizia, ed auguro loro buona fortuna. Lo non sto più in me dalla contentezza!
30 maggio. Ricevo notizie di Gaetano Dell'Antonia. Sta meglio ma ha la mano sinistra completamente immobile; per potersene servire in qualche cosa deve sottoporsi alla cucitura dei nervi. Anche di Morandi ho nuove. Verso sera si ritorna in fuoco.
31 maggio. La sera, con 12 uomini fui mandato di rinforzo alla 12a Compagnia e dal M° Miorelli seppi che il collega BRANZ fu ferito alla gamba sinistra. Così, dei quattro maestri ritornati insieme al campo ci sono qui ancora io (Bevilacqua fu ferito di granata al piede, Dell'Antonia di dum-dum al braccio).
Tutta la notte fu un fuoco infernale.
Alle granate e schrapnells si aggiunsero ieri sera le granate a mano, e ci fu un grande spreco nel lancio di mine.
Verso mattina due mine caddero forse 10 passi più a destra di me e dopo pochi secondi scoppiarono, facendo un flagello. Quattro tedeschi ebbero rovinata la testa. Uno perdette gli occhi ed ebbe lesioni al cervello e visse ancora circa mezz'ora; un secondo riportò delle ferite alla lingua, alla bocca ed al braccio destro; il terzo ebbe le gambe schiacciate per intero; il quarto la gamba sinistra perforata in 5 punti. Due di essi li fasciai io.
Ora la guerra è bestiale addirittura; le palle di fucile sono il meno; lavora smisuratamente l'artiglieria con i cannoni pesanti; da una trincea all'altra sono in grande uso i cannoni da montagna, i lancia-mine, le granate a mano e le bombe. Per di più abbiamo una macchina come le pompe d'incendio, che spruzza acidi diluiti, che bruciano chiunque colgono (Si tratta dei lanciafiamme che vennero impiegati come vera e propria arma per il combattimento ravvicinato soprattutto allo scopo di snidare dalle trincee e dai ricoveri i superstiti dopo il tiro delle artiglierie. Furono usati per la prima volta dai tedeschi nel febbraio 1915 e subito dopo dagli austriaci e da altri eserciti.).
Verso le 5 faccio ritorno alla Compagnia.
1 giugno. Ieri sera fui mandato invece a rinforzo della 7a.
I russi vennero fino alla nostra posizione; qualcuno riuscì a tagliare dei reticolati e fuggì tosto indietro protetto dalla segala. A 30 passi si scavarono fosse ove morirono, sul far dell'alba, colpiti dalle nostre granate a mano.
Verso mezzogiorno si ritorna nella posizione di riserva per mangiare e riposare.
2 giugno. UN SOGNO LUSINGHIERO
La notte scorsa sognai a lungo delle questioni di guerra e mi svegliai contento. Ecco il sogno, che espressi tosto ai miei compagni. Mi sembrava di essere in mezzo ad un combattimento acerbo, i russi ci assalivano facendo molte vittime. Poi, tutto svanì ed io restai solo e salvo per sempre, dopo due giorni di lotta.
Chissà che non si verifichi un caso simile a quello svolto durante il sonno?
2 giugno, sera. Verso le tre fummo mandati d'urgenza a rinforzo del 2° reggimento, ove i russi hanno rotto la linea.
3 giugno. Giunti al posto destinato, sotto grande fuoco, ci ritirammo in fretta ancora ieri sera. lo fui mandato poi dal Fähnrich Pruss vicino alla vecchia posizione a cercare molti dispersi ed informarli tosto dell' ordine di ritirarsi.
Era oscuro e mi imbattei in una pattuglia di cosacchi che mi fece prigioniero.
(FESTA DEL CORPUS DOMINI).
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