In guerra anche l'Italia - Gruppo Alpini Roncegno

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In guerra anche l'Italia

La 1a G.M.



IN GUERRA ANCHE L'ITALIA

di Vitaliano Modena



S'avvicinava sempre più l'evento paventato; la guerra con l'Italia era ormai questione di giorni.
Gli avvenimenti che ad essa conducevano assunsero un ritmo incalzante.
Nel maggio 1915, con le dimissioni del governo Salandra e il reincarico allo stesso, apparve chiara la volontà dell'Italia di partecipare alla guerra.
Le autorità austriache fecero eseguire gli ordini di arresto dei politicamente sospetti, penetrando nelle case di giorno e di notte, fermando le persone per la strada o nei locali pubblici e lasciando, nel migliore dei casi, appena il tempo necessario a provvedersi di biancheria e denaro.
Gli elementi ritenuti pericolosi vennero epurati.
Scortati dai gendarmi, gli arrestati furono condotti a Trento, al castello del Buonconsiglio, e di là internati per lo più a Katzenau.
Di costoro si parlerà estesamente nello specifico capitolo.
Seguiamo ancora il Tommasini, come guida alla comprensione di questo convulso momento della nostra storia.


Squadra trentina in partenza per la Galizia; Eduino Dorighelli è in ultima fila, il primo da sinistra.

"Un bel giorno di maggio ecco comparire sulle pubbliche vie [non di tutti i paesi che potevano trovarsi sul fronte della guerra] i manifesti che ordinavano l'evacuazione di tutti coloro che non avessero avuto i viveri sufficienti per almeno sei mesi.
In quei giorni i negozi furono presi d'assalto per poi non essere più riforniti.
Tutti comperavano quanto più potevano generi alimentari.
I prezzi aumentavano di ora in ora.
Pochi giorni dopo ecco un nuovo manifesto, il quale comandava a tutti gli uomini del Trentino, dai 18 fino ai 50 anni, di recarsi entro 24 ore a Trento alla leva militare.
La visita medica fu per tutti una visita pro forma. In generale tutti gli uomini vennero dichiarati abili. Ed ora venne il peggio. Immediatamente  dopo la leva si fece prendere il giuramento agli abili e si diede loro l'ordine di consegnarsi entro 24 ore alla stazione di Trento.
Così tutti i poveri ragazzi e gli uomini lontani dalla città non ebbero il tempo di vedere le loro famiglie.
Vidi in massa a piangere queste vittime della guerra.  
V' erano dei padri di numerose famiglie che partivano senza aver mai fatto prima il soldato e senza aver potuto prima salutare i famigliari . . .
L'enorme numero di lavoratori addetti ai lavori di fortìfìcazìonì furono militarizzati . . .
Tutti i beni mobili erariali non necessari e trasportabili vennero in quei giorni spediti al di là del Brennero.


Kaiserjager a Innsbruck nel febbraio 1915; fra di essi Ettore Murara, il terzo da sinistra.

C'era dappertutto un'enorme confusione, ma una confusione che all'occhio di un esperto era ordinata".
E poi venne il 23 maggio, giorno di Pentecoste. Alle 3 e 30 pomeridiane l'Italia dichiarò guerra all' Austria.
Lo spettro della morte multiforme e tentacolare si dilatò a dismisura carpendo una moltitudine di vite innocenti.
Si sentì subito rombare il cannone sugli altipiani ed echeggiare i primi colpi di fucileria.
Il giorno più nero fu quando scoppiò la guerra con l'Italia. Il papà fu richiamato immediatamente (morirà poi in Polonia, nel '17, travolto da un treno). In quel periodo stava lavorando alle fortificazioni. La mamma decise di recarsi a Levico per ottenere i soldi da lui guadagnati e di cui aveva immediato bisogno. Partì la mattina presto; io venni lasciato a casa con due fratelli, uno di quattro anni e l'altro di dieci mesi. Attesi tutto il giorno, con sempre maggiore ansia e preoccupazione, il suo ritorno. Non sapevo a chi rivolgermi. Si fece sera, ero angosciato. I fratelli piangevano: avevano fame e paura. E venne anche la notte. Finalmente, ecco la mamma: erano passate le dieci. Causa del ritardo era stata l'interruzione delle comunicazioni ferroviarie in valle.
Il 3 giugno, riferisce la cronaca di padre Gabos
(Costa, La passione del Borgo".) , bruciava "il ponte di legno sulla Brenta tra Borgo e Marter.
La stazione di Roncegno-Marter è devastata e saccheggiata".
E aggiunge più avanti: "Si dice che la dìstruzione del ponte sul Brenta al di sotto di Roncegno fu ordinata per calmare la paura alla popolazione di Marter".
I soldati italiani occuparono provvisoriamente Borgo.
Un giorno accompagnai a Borgo la Maria Todesca che andava a provvedersi per la bottega.
E vedemmo i soldati italiani per le strade. Ritornammo precipitosamente a Roncegno.

Le postazioni austriache sulla Panarotta si rafforzavano in continuazione con altre trincee e reticolati, con l'arrivo di carri di mitragliatrici e grossi cannoni.
Qualche aereo passava a bassa quota.
Ecco, arrivano i fiaschi, dicevamo noi ragazzi. Perché da quegli aeroplani, che volavano molto bassi, si sporgeva il braccio del pilota e lasciava cadere delle bombe a forma di fiasco.
A Roncegno si stabilirono i soldati austriaci.
Alla villa Flora erano alloggiati gli ulani
(Gli ulani erano soldati a cavallo armati un tempo di lancia, militanti dal secolo XIV nel\' esercito polacco e in seguito, dal secolo XV anche negli eserciti di altri stati europei (Austria, Germania, Inghilterra, Russia); trovarono utilizzazione fino alla prima guerra mondiale (Dìz. Encicl. It. Treccani).): andavo spesso a vederli, mi accoglievano con simpatia. Indossavano una bella divisa: pantaloni rossi, giubba azzurra e mantellina, un berretto con raffigurata una testa da morto; facevano servizio a cavallo. Un pomeriggio, a villa Flora, rientrò dalla perlustrazione una pattuglia. Un cavallo bianco zoppicava e perdeva sangue; il cavaliere si levò un gambale spezzato e mostrò una ferita: se l'era procurata in una scaramuccia con soldatiitaliani, verso Borgo.
E da Borgo gli italiani si spingevano frequentemente verso Roncegno.
Giocavamo ai giardini, quando uno dei miei compagni gridò: "i soldai taliani, vardé là i soldai taliani". Corremmo sul muro dei giardini e guardammo: nei prati sottostanti erano comparsi militari italiani. Dietro le siepi, non distanti da noi, erano appostati soldati austriaci. La sparatoria fu breve, perché gli italiani fecero presto a rifugiarsi nel vicino boschetto di acacie.
E noi ridevamo vedendoli scappare.


Reparto chirurgia dell'ospedale militare dov'era ricoverato Torquato Broilo nel maggio 1915

Di tanto in tanto provenivano notizie dal fronte russo: davano rilievo alle vittorie di Leopoli e Varsavia. Più in sordina, ma dìrornpenti per gli interessati, le comunicazioni alle famiglie di soldati morti sul campo; laconiche le voci sui dispersi, che mettevano grande apprensione.
E, come non bastasse, arrivò l'ordinanza di una nuova mobilitazione.
Gli scontri qui da noi erano sporadici e meno cruenti, le vittime non numerose; c'era il tempo per un tumulo, per scrivere un nome su ogni croce.
Per Roncegno passavano i primi profughi di Borgo diretti alla stazione di Marter: un treno li avrebbe portati chissà dove.
Trascorsero così il giugno, il luglio e quasi l'agosto.
La nostra terra diventava sempre più zona di guerra.




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25/02/2023
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