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TUTTI I TESTI E LE CARTINE SONO TRATTI DAL LIBRO
"ITINERARI DELLA GRANDE GUERRA IN VALSUGANA ORIENTALE E TESINO"
DI LUCA GIROTTO E FRANCO GIOPPI
4° Il caposaldo campale italiano di Monte Agaro
Alla posizione montana dell'Agaro, nel contesto delle operazioni militari previste sul fronte del Trentino orientale durante la grande guerra, i piani strategici italiani attribuivano anticipatamente un ruolo di assoluto rilievo. Il notevole complesso dei lavori ivi eseguiti rappresentò invece uno dei più classici esempi di inutile dispendio di risorse, umane e materiali, su posizioni che mai in seguito vennero interessate da azioni belliche della benché minima entità.
La collocazione del monte, situato appena oltre il confine italo-austriaco ed a cavallo delle valli del Brenta e del Cismon domina il passo Brocon dove transitava l'unica strada - all'epoca da poco completata - che permetteva agli austroungarici un rapido collegamento tra Valsugana e Primiero -Vanoi senza passare su territorio italiano. Ciò lo rendeva un obiettivo primario per truppe che avessero voluto attaccare la monarchia asburgica dall'area feltrina partendo dalla zona dell'altopiano di Lamon. Nel contempo, esso avrebbe potuto rappresentare un ottimo pilastro d'appoggio per la linea di resistenza italiana in prossimità del confine.
• Partenza: loc. Marande, mt 1.612, raggiungibile da Castello Tesino con la "provinciale del Brocon" (parteggio alla partenza degli impianti invernali di risalita). Salita lungo le piste da sci, e da qui in vetta lungo il dolce crinale prativo. Superando di poco i 2000 metri di quota con la sua massima elevazione, monte Agaro si innalza dalla piana di Malga Marande con pendii dapprima boscosi e poi, sopra i 1800 metri, prativi. Il crinale sale gradualmente e senza impennate da nord a sud fino all' attuale stazione a monte (Chalet Paradiso) dell'impianto funiviario principale del comprensorio sciistico che proprio a Malga Marande ha la sua stazione di valle. Da lì un ampio costolone erboso prosegue dolcemente e con ampia curva verso est fino alla sommità. Contrariamente a quanto potrebbe apparire ad un primo esame della vetta, la massima elevazione dell'Agaro, ossia il rilievo immediatamente visibile e raggiungibile su cui sorge la grande croce attuale (mt 2.072) posta a circa duecento metri dal quale termina l'attuale impianto di risalita (skilift), non rappresentava il punto di maggiore importanza per gli strateghi italiani. Un ruolo fondamentale essi annettevano invece all'elevazione di poco inferiore (quota 2.062) che completa la cresta sommatale duecento metri più a sud, sud-est e che è attualmente coronata da antenne radiotrasmittenti. Dal crestone apicale includente le due sopra citate massime elevazioni, la montagna strapiomba a meridione con terreno frastagliato dove le rocce si mescolano a ripidi spiazzi erbosi e ad altrettanto impervie macchie di vegetazione d'alto fusto.
• Cenni storici.
Occupata dagli italiani nel secondo giorno di guerra (25 maggio 1915), sulla montagna iniziò immediatamente una frenetica attività fortificatoria. Il primo provvedimento fu la sistemazione di una strada d'accesso che permettesse di raggiungere l'area sommatale con salmerie someggiate e poi addirittura con autocarri. A tale scopo le regie truppe poterono avvalersi in parte dei lavori avviati dal nemico nel periodo prebellico. Già tra il 1912 ed il 1914 era stata infatti iniziata dagli austriaci la realizzazione di una strada per l'ascesa all 'Agaro, che si svolgeva attraverso le falde nord est del rilievo. Ma siccome i lavori di costruzione erano visibili da Monte Coppolo, italiano, essi vennero abbandonati ed un nuovo tracciato fu ricavato, completamente al coperto, attraverso la falda occidentale della montagna partendo dall'attuale "Colonia Saronnese". A guerra iniziata, il genio militare italiano, dopo l'incontrastata occupazione della conca del Tesino, ritenne conveniente e sicuro sfruttare il tracciato esistente, integrando lo con migliorie e tratti aggiunti vi che permisero rapidamente di muoversi agevolmente con mezzi meccanici fin sulle massime alture. Assieme alla strada progrediva pure la realizzazione degli apprestamenti difensivi, che trasformò il sito in una imponente fortificazione campale, con profondi camminamenti in roccia, trincee ed avamposti parzialmente coperti da blindature realizzate con travi e terriccio, nonché baraccamenti in legno e in muratura costruiti in zone defilate al tiro nemico. Si pensò poi a munire l'opera con adeguate artiglierie: ancora il 20 giugno 1915 una batteria di 4 cannoni da 75 mm si installò in caverne sull'Agaro (assieme ad altre tre destinate ai monti Vederna, Picosta e Remitte), presto seguita, il 6 luglio, da una batteria di 4 cannoni di medio calibro da 149 mm schierati allo scoperto.
• Visita al caposaldo di vetta.
Quello che rimane ai giorni nostri degli apprestamenti difensivi realizzati tra il 1915 ed il 1917 dall'esercito italiano sull'Agaro si è potuto conservare sia grazie alla quota sia alla posizione isolata ed eccentrica rispetto alle attività umane delle valli contigue: salirei significa poter andare solo in vetta, senza ulteriori possibilità, e ciò non ha incoraggiato neppure il turismo estivo. Solamente la diffusione degli sport invernali ha portato nel passato alla nascita del vecchio complesso funiviario oggi ampiamente rinnovato ed ancora in corso di potenziamento, ma le strutture ed i movimenti terra non hanno sinora interessato se non in misura irrilevante quanto residuato dalle vicende belliche. La situazione attuale dell'area sommitale evidenzia pochi resti, di alquanto modesta rilevanza, del nucleo difensivo settentrionale (il minore), organizzato a 3600 attorno al tondeggiante mammellone di quota 2.072 (croce di vetta) su due anelli concentrici (ed a quote diverse) di trincee in roccia ancora in discrete condizioni anche se parzialmente interrate, collegati da camminamenti ad essi ortogonali. Dalle trincee si dipartono alcuni brevi tratti di camminamento diretti a postazioni avanzate di vigilanza, che conservano ancora in qualche tratto l'originaria copertura in assi e terriccio nonché alcuni tunnel in roccia alquanto deteriorati e di rischiosa penetrazione. Presso la croce di vetta si notano i resti molto degradati (soprattutto quello più ad ovest) di due appostamenti contraerei per cannoni da campagna da 75 mm, mentre a nord-est, a quota minore, resiste ancora il terrapieno della stazione a monte della precedentemente citata teleferica. Sul versante meridionale del rilievo, pochi metri sotto la croce, si aprono alcuni tunnel, uno dei quali di notevolissima estensione ed all' apparenza in buone condizioni statiche, che attraversano la parte sommatale della montagna e costituivano in passato un reticolo sotterraneo di cavità intercomunicanti atte a ricoverare al coperto la truppa ed a permettere l'accesso protetto alle trincee. Proprio il sistema sotterraneo, non ancora adeguatamente ispezionato e mappato, potrebbe eventualmente costituire l'elemento maggiormente rilevante di questo settore del complesso fortificato. In nessuna porzione di tale compendio, completamente realizzato in roccia e in terra, appaiono manufatti in pietrame o in calcestruzzo.
Di molto maggiori rilevanza e dimensioni appare l'imponente caposaldo organizzato attorno a quella che, nonostante i 10 metri di quota inferiore, era considerata dagli italiani la vera cima (quota 2.062), più a sud del precedente e ad esso collegato da un camminamento-trincea munito di posti di vedetta e realizzato sul ciglio di cresta, fronte sud sud-ovest. Esso, raggiunto dalla strada un tempo carrozzabile e completata dagli italiani ancora nel '15, si estende su una superficie maggiore e comprende sul versante orientale i resti di numerosi ricoveri in muratura destinati ad alloggiare la guarnigione, alcune caverne ricovero di dimensioni impressionanti ma in pessimo stato di conservazione e all' apparenza di pericoloso accesso e numerosi appostamenti di artiglieria in piazzola ed in caverna nonché sistemi trincerati in roccia con postazioni fiancheggianti per mitragliatrici in caverna anche sul crinale che digrada a sud-est. Presso la quota 2.062 (a sud della stessa) sono ancora ben visibili le piazzole per la batteria di cannoni da 149 mm, mentre proprio la massima elevazione (ove sorgono le moderne antenne recintate) ospita le quattro gallerie nelle quali furono appostati nel '15 i cannoni da campagna da 75 mm. Poco più a nord delle antenne, inoltre, altre due cavernette ospitavano appostamenti per armi automatiche, fronte ad ovest. A sud della medesima quota – sempre con fronte ad ovest - due trincee in roccia corrono una decina di metri sotto il ciglio, tagliando il ripidissimo pendio alla testata di due canaloni ipoteticamente accessibili all' avversario risalente dal Tesino.
• Rientro libero a Marande con discesa lungo le molteplici varianti sciistiche oppure, se preventivamente organizzati, a piedi per la mulattiera militare del Pisternon che con numerosi tornanti si sviluppa lungo la dorsale meridionale del monte. In quest'ultimo caso, l'arteria - evidente ma non segnalata - condurrà l'escursionista alla località "Ai Magri" (mt 1.171) raggiungibile anche in automobile deviando dalla S.P. di Passo Brocon 3 Km dopo il paese di Castello Tesino (quota 966, presenza di segnale per le Grotte di Castello).
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