La Famiglia Murara - Gruppo Alpini Roncegno

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La Famiglia Murara

La 1a G.M.



LA FAMIGLIA MURARA

dal Memoriale di Ettore Murara

di Vitaliano Modena



La famiglia di G. Battista Murara: lui ed Ettore in piedi: in centro la moglie Emilia Perina:
in basso Carlotta e Giordano. Manca Giovanni.



La famiglia Murara


Era allora una famiglia roncegnese. Gian Battista, il padre, faceva l'allevatore di bachi da seta e il tessitore (Del nonno le nipoti conservano, tra l'altro, due copriletto di seta da lui tessuti.).
La madre, Emilia Perina di Levico, sapeva attendere alla casa nella molteplicità dei suoi doveri e dedicarsi abilmente alla pasticceria (i suoi dolci erano serviti anche agli ospiti dello Stabilimento  termale).
I quattro figli crebbero educati in un clima di serietà e impegno, basato su pochi principi a quel tempo generalmente condivisi da famiglia, scuola e comunità, essenziali per inserirsi a modo nella vita civile: laboriosità, onestà e timor di Dio.
La guerra sconvolse occupazioni, progetti, speranze anche della famiglia Murara.
Le strappò i tre figli maschi per schierarli contro il nemico in difesa degli interessi della patria. Due di loro non tornarono; del terzo leggeremo le memorie in questo capitolo.
Giovanni, il primogenito nato nel 1888, inviato in Galizia vi trovò la morte ancora nel settembre del 1914.
Giordano, il più giovane dei tre (era del 1893), è ricordato più volte da Ettore nel suo diario. Fu anch'egli in Galizia. Fatto prigioniero e condotto in Russia, mori nel febbraio 1916 per un'epidemia di tifo all' ospedale di Cistopol
(Cistopol (per l'Austria Tschistopol): cittadina sulle rive del Kama alla sua confluenza nel Volga. Si trova a sud-est della città di Kazàn ..).
Ettore Francesco, nato il 29 marzo 1890, consegui il diploma magistrale a Rovereto. Prima di consegnarsi al distretto militare era maestro a Strigno in Valsugana (in base alle norme che regolavano la vita della scuola, vi era anche residente).

Alla fine d'agosto del 1915la figlia Carlotta e i genitori, lasciato in fretta il paese in fiamme, furono condotti nel Lager di Mitterndorf  a sud di Vienna. A guerra finita non trovarono che devastazioni e rovine: la propria casa, le altre case, il paese intero da ricostruire.

Rientrato dalla Russia Ettore trovò lavoro a Genova e vi si accasò.
Nonostante siano nella città ligure da allora, i discendenti di Ettore hanno tenuto e conservano un intenso legame con Roncegno dove possiedono e abitano in estate la casa in Villa di Sotto che era di nonni e bisnonni e sono parte viva di un contesto di amicizie, antichi ricordi, tradizioni che rendono loro familiare questa nostra terra.
Carlotta condusse la sua vita senza allontanarsi da Roncegno. Lavorò per molti anni alle Terme. Fu costante punto di riferimento in paese per i parenti trasferiti a Genova.



Le memorie

Ettore annotò le vicende da lui vissute in guerra nell'arco temporale di oltre tre anni. Sono fatti, osservazioni e rilievi che a lui, in quel momento, stavano a cuore.
Cominciano nel gennaio-febbraio 1915 con "la seconda andata al campo" (la prima, l'anno precedente, s'era conclusa con il ricovero in ospedale per curare una ferita). Terminano il 16 marzo 1918 con l'arrivo a Torino, dall'Oriente.
Le memorie muovono attorno a tre fasi dell'esperienza bellica di Ettore Murare: la partecipazione del protagonista a grosse battaglie che fecero la storia della prima guerra mondiale; la prigionia e l'adesione alla proposta fatta agli italiani d'Austria prigionieri in Russia di farsi trasferire in Italia; il lungo viaggio in transiberiana fino al Mar Giallo e poi la navigazione lungo le coste bagnate dall'oceano Pacifico e Indiano fin dentro il Mediterraneo.
Il testo originale delle memorie di Ettore Murara, così come diverse altre cose che lo riguardano, è conservato scrupolosamente dalla figlia Giovanna. Lascio a lei descriverne le caratteristiche.
«Per la stesura del diario» dice Giovanna «sono stati utilizzati 3 quadernetti.
1° quadernetto. Si tratta di un taccuino nero, rigato, ad uso nota spese.
La scrittura è minutissima, regolare; viene utilizzata la matita copiativa per il periodo gennaio 1915 - maggio 1916. La scrittura diventa più aperta, viene usato l'inchiostro, a partire dal giugno 1916 al 3 agosto 1917.
2° quadernetto. Chiaramente acquistato in Russia, risulta tagliato a metà (per poter disporre di un formato più agevole) ed è quadrettato.
Il diario riprende nuovamente la scrittura minuta e viene usata la matita copiativa.
3° quadernetto. Si tratta di un piccolissimo block notes. Riporta schematicamente le notizie dal Natale 1917 all'aprile 1918. La scrittura è irregolare, a matita copiativa, di difficile lettura. Le condizioni in cui il babbo scriveva dovevano essere di difficoltà: a bordo, col mare grosso, tra rollio e beccheggio. »

Oltre al pezzo forte costituito dal diario di guerra, gli scritti lasciati da Ettore Murara comprendono anche una parte della corrispondenza da lui inviata ai genitori e alla sorella nella baracca 67 dell'accampamento di Mitterndorf e testi di canzoni raccolti tra i compagni di prigionia (è citato alcune volte Daniele Busana di Cinte Tesino). Sono canzoni popolari, di vario soggetto. Due sono canti di guerra messi a punto durante la prigionia: l'uno s'intitola "Verso la prigionia in Russia" e l'altro "Triste Galizia" (dell'amico Cesare Dellai)
("Triste Galizia": sono undici strofe che ripercorrono la tragedia dei nostri soldati in quella regione e della popolazione locale che subì devastazioni d'ogni genere. Ogni strofa si chiude con l'esclamazione "triste Galizia!" Il canto comincia così: «Terra d'eccidio/ terra di morti,! del sangue turgida/ di tanti forti,! su te distendesi/ vel di mestizia,/ triste Galizia!»).

L'ampio materiale diaristico di Ettore Murara viene qui organizzato nelle tre parti che rispecchiano i distinti momenti che sopra abbiamo indicato:


I) LA GUERRA,    II) LA PRIGIONIA,    III) IL VIAGGIO VERSO L'ITALIA.





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25/02/2023
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