La Prigionia - Gruppo Alpini Roncegno

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La Prigionia

La 1a G.M.



LA PRIGIONIA

dal Memoriale di Ettore Murara

di Vitaliano Modena


Catturato dai cosacchi
(Preciserà più tardi in una corrispondenza: «Dopo 6 dolorosi mesi di campo, di sopportazione e di vigliaccherie tedesche, trovai finalmente il mezzo di svignar mela e di visitare la Russia."). Ettore M. si trovò in cammino con altri, di varie nazionalità; tra tanti idiomi che si rincorrevano all'interno della lunga colonna non mancava quello della propria terra trentina.
I prigionieri calpestarono per giorni interi strade polverose. Da Rawa Ruska s'inoltrarono poi in treno nella sconfinata pianura tra puntata di campi. Dai vagoni, i centri abitati comparivano e poco dopo s'allontanavano lasciando gli sguardi dei viaggiatori spaziare liberi sulle campagne che si distendevano a perdita d'occhio. Ma c'era sempre qualcuno che alla monotonia del paesaggio che scorreva preferiva la conversazione e lo scambio di sensazioni, timori e speranze. Volendo, non mancava il tempo per annotare sul quaderno qualcosa che stava a cuore o abbozzare uno scritto da spedire appena possibile ai familiari per dare notizia della nuova condizione di soldato prigioniero di guerra. Il trasporto fece sosta a Kiew, luogo di concentrazione e di smistamento di un' infinità di prigionieri, dove ne arrivavano e ne partivano "su per giù due-tre mila al giorno."Destinazione finale, Tula e il suo oblast'.

Che cosa apprendiamo da Ettore M., del tempo della sua prigionia?
Egli riferisce quali erano le norme stabilite per gestire i prigionieri: prestazioni lavorative, vitto, vestiario, alloggiamento ecc.
Parla dei vari lavori cui essi venivano destinati: chi nelle fabbriche e chi nelle masserie a far le veci degli uomini russi sotto le armi. L'economia agricola e industriale traeva giovamento dall'impiego di tanti prigionieri gran parte dei quali possedevano competenze professionali e abilità manuali di tutto rispetto.
Dice dei rapporti fra camerati di nazionalità e lingue diverse, che erano fraterni in alcuni casi e difficili quando non ostili in altri; e di quelli con le autorità e i fattori russi, contestati nelle ingiuste pretese fino allo sciopero. Spirito poco arrendevole, a causa di questo finì in prigione più volte; occupò, a Tula, la cella che fu dello scrittore russo Massimo Gorki.
Dà notizia spesso delle temperature particolarmente rigide, inimmaginabili per chi veniva dal clima trentino.
Confida la trepidazione per i familiari; in particolare per il fratello Giordano, anch'egli soldato austriaco e prigioniero, che divenne poi intenso dolore quando gli giunse la notizia della sua morte. Riporta annotazioni di costume sulla gente incontrata, notizie di stampa relative alla guerra sul fronte orientale e su quello con l'Italia: tra queste la cattura di Cesare Battisti.
Manifesta interesse per la giustizia sociale che poteva portare la rivoluzione russa, insieme con le speranze di pace.
Il quaderno di memorie di Ettore M. ci accompagna nel tempo che passa e nelle vicende che si snodano quasi giorno per giorno offrendo, pur con il suo stile conciso e il suo modo di comunicare spiccio, uno spaccato interessante della condizione dei prigionieri di guerra in Russia nella prima guerra mondiale. Crea un mosaico con tante tessere che può essere ammirato nell'originaria composizione o scomposto per costruire in altro modo sequenze di immagini a tema.
Le inquadrature tratte dall'esperienza del protagonista giungono a noi, dopo oltre 90 anni, senza nulla aver perduto della loro freschezza.



Condannato per alto tradimento

Durante la prigionia Ettore M. scrisse al Corriere della Sera non nascondendo i suoi sentimenti filo-italiani. La cosa non sfuggì alla polizia austriaca e la giustizia amministrata dal tribunale di Innsbruck sentenziò in data 12 dicembre 1916 un'azione penale nei confronti del Murara e di altri 40 militari, con la seguente motivazione: «Insieme ad altri tre imputati ha sottoscritto una lettera indirizzata alla redazione del Corriere della Sera dal contenuto di alto tradimento che, senza dubbio alcuno, consente di affermare che i firmatari sono affiliati al movimento italiano tra i prigionieri di guerra.
[... ] Da quanto detto risulta chiaramente che tutti i citati imputati sono fortemente indiziati di essersi presentati all'esercito italiano o, per lo meno, di essersi messi in contatto con il nemico, così da aver prestato aiuto alle forze militari nemiche.
Conformemente, secondo i fatti sollevati contro i 41 citati imputati si produce sospetto fondato di uno dei reati citati nel comma 1) del decreto imperiale sopra riferito
(Si tratta del decreto imperiale n0156 del 6 giugno 1915.) ; ne consegue che, secondo il comma 2) dello stesso viene ordinato il sequestro del loro patrimonio in mobili ed immobili esistente in Austria, a garanzia del diritto dello Stato di essere indennizzato dei danni cagionati, direttamente od indirettamente, dall'azione delittuosa, come pure, della decisione che verrà presa per la pena.»
La vittoria finale dell'Italia, a questo punto, non poteva che essere doppiamente e ardentemente desiderata da Ettore M. e da quanti condividevano le sue posizioni.



Gli amici fraterni

Nelle memorie di Ettore M. troviamo nominati spesso Cesare Dellai e Renato Carposio.
Il primo era perginese, figlio di un fornaio, e aveva un fratello maestro. «Con Cesare Dellai» dice la figlia Giovanna, «il babbo mantenne rapporti di profonda amicizia per tutta la vita, anche se limitati per lo più a contatti epistolari. Dellai, dopo la guerra, si era trasferito a Bolzano, dove lavorava come contabile presso una azienda commerciale; abitava, ricordo, a Gries.
Sposatosi, era rimasto vedovo con due bambini, un maschio e una femmina, in tenera età. Dopo la morte dell'amico Ettore, al quale era legato da sentimenti di rara riconoscenza, continuò a trasmetterci per le festività natalizie messaggi augurali, vergati con la sua inconfondibile, armoniosa scrittura, che ho ritrovato tra le "carte" postali di guerra.»
Di Renato Carposio, fotografo di Fiume, si persero invece le tracce. «Era il terzo componente de "i cari prigionieri", come scriveva con delicati accenti Maria Lowenthal, la sua fidanzata. Secondo quanto rammento vagamente di aver sentito dire, Renato Carposio morì poco dopo il suo rientro in Patria.»
Giovanna ricorda ancora che «tra la famiglia Dellai rimasta a Pergine, la famiglia Murara deportata a Mitterndorf e Maria Lowental di Fiume si intrecciò durante il conflitto un nutrito scambio di corrispondenza. Si trasmettevano le notizie ricevute e si rincuoravano a vicenda. Fu proprio alla famiglia Dellai che il babbo affidò il delicato compito di preparare i genitori al doloroso evento, la morte di Giordano. Anche se, forse, ne erano già a conoscenza in quanto, all'inizio del giugno 1916, un certo Giuseppe Nagerl, prigioniero a Cistopol e distributore della posta scriveva a Mitterndorf: "Ricevendo le Vostre cartoline indirizzate a Vostro figlio Giordano, non posso fare a meno di comunicarvi la triste nuova ... ",»




DAL MEMORIALE
"LA PRIGIONIA"


[1915] 3 giugno. Fui tosto accompagnato verso ... [illeggibile]
Vidi prigionieri anche Dalrì e Moscatelli e continuai la strada oltre il San assieme ad altri sessanta, verso i confini della Polonia.

4 giugno. Continua la marcia fino a SZKLATINA ove si mangia e si pernotta.

5 giugno. Si compera "cleba" e pane bianco, si cambiano le corone in rubli e si va avanti sino a JANOW,ove si viene alloggiati nelle carceri militari. Si sta assai male, ma passerà.

6 giugno. Ricevuto il thè ed un buon pranzo si riparte per giungere in giornata a FRAMPOL.

7 giugno. Da Frampol si riparte per SZCZEBRZESZYN ove si prende posto in una legnaia delle caserme.

8 giugno. Si arriva a JOSEFOW ove si pernotta.

9 giugno. Si giunge a TOMASZOWS. Si dice che verremo mandati verso RAVA RUSKA per entrare nel treno che ci porterà chissà dove.

10 giugno. Da Tomaszow a Zamosc. È una città abbellita di caserme, palazzi e congiunta con la linea ferroviaria Varsavia - Kiev da una tramvia a vapore.
Oggi forse riposeremo e ne abbiamo proprio bisogno. Dal giorno 3, sempre 20, 25 km. Di cammino in mezzo ad un polverio che ci fa rassomigliare a tanti mugnai. Qui i soldati prigionieri vengono ripartiti secondo le nazionalità. I tedeschi ed i magiari, si dice, verranno tosto spediti in Siberia, gli altri, a quanto sembra, resteranno in Europa. Si dice anzi che gli Italiani verranno mandati in Italia.
Noi siamo poco sorvegliati, mentre per i tedeschi sono prese le dovute misure di precauzione.
Scrivo a casa ed ai conoscenti Giulio Maccani e al Corriere della Sera. Un prigioniero della guarnigione di Przemysl mi racconta come avvenne la resa e l'ultimo tentativo di uscita e la condizione dei civili. Spaventevole!

12 giugno. KRASNYSTAW. Vi giungemmo in tranvia; dista 35 km. da Zamosc. Si va a letto (nella paglia quest'oggi, che lusso), senza gustare nemmeno un bocconcino.
Da Zamosc abbiamo assieme 22 ufficiali che si mostrano malcontenti. Sono burberi, ma noi li guardiamo come oggetti di scopatura, perché sappiamo come trattarono i soldati.
Nel fiumicello WIEPRZ prendiamo un buon bagno e facciamo pulizia generale di biancheria e di corpo.
Dopo un buon pranzo ripartiamo (senza gli slavi che rimangono in città) per KHOLM(Chelm) ove ci sdraiamo in una piazza. Qui conosco il fratello del maestro ì Dellai, Cesare Dellai.
Da qui, col treno normale, accomodati alla meglio nei primi ì cinque carrozzoni. .. [illeggibile]. Dietro a noi vengono invagonati circa mille soldati russi diretti al campo. Sono allegri, senza superiore disciplina scorazzano quà e là finché il treno manda un fischio rauco e lungo; è il segnale della partenza. La mattina noi scendiamo a KOWEL.

14 giugno. Kowel.
I russi, rinchiusi nei carrozzoni, dormono profondamente. Qui è tappa. Condotti, come al solito, al comando dobbiamo attendere finché sia aperta la Cancelleria e intanto schiacciamo un sonnellino sulla strada. La nostra dimora è una stanzaccia aperta al vento, ovunque aperta dal di sopra. Solo le finestre sono chiuse da un assicciato. Le guardie ci dicono che domani partiremo per il Mar Nero e noi ci sdraiamo sul pavimento a dormire.

15 giugno. Rowno, ore 5.30 pom.

17 giugno. KIEV
(Kiev. Oggi città capitale dell'Ucraina. Si trova sulla sponda destra del fiume Dnepr, in posizione elevata, in una verdeggiante plaga collinosa. Grazie alla sua collocazione geografica Kiev è grande nodo ferroviario di linee da Odessa, Varsavia, Mosca, Pietroburgo; è sempre stato crocevia di scambi economici e culturali fra l'Europa orientale e centrale. È città ricca di storia, di edifici monumentali e belle chiese.)  . Una nuova sosta, dopo 50 ore di treno, ci fa vedere e marciare a quattro a quattro, per la città di Kiev ". È assai più grande delle antecedenti, posta sulle falde di due colline, che rinserrano una conca come una scodella. Vi giungemmo verso le 9 di mattina; nel viaggio un solo rancio di ristoro. Del resto ci ingegnammo comperando uova e latte; i denari però sono presto finiti e poi?!
A noi si unisce un trasporto di magiari e in tutti saremo 2.500.
Arrivati nella fortezza veniamo spogliati di tutte le cose che per noi sono necessarie, eccetto il mantello ed il sacco.
Mi tormenta un forte mal di testa; altri lo hanno più forte di me. A mangiare mi si vuoi mandare con i cadetti ma io preferisco la compagnia di chi me la fece finora.

19 giugno. Questa città (dalle cento chiese) è come il mare. Tutti i giorni arrivano e partono trasporti di prigionieri, su per giù due-tremila al giorno. Fra gli arrivati trovai ieri un polacco di Leopoli, in divisa civile, già mio camerata a gennaio nell'ospedale di Leitmeritz e poi in quello di Krzeschitz. Si chiama Dmytryszyn. Fatto prigioniero nei Carpazi, quattro mesi fa lasciato libero, tornò a casa sua ove soggiornò oltre due mesi (così furono trattati dalla Russia i polacchi prigionieri). Ora però, temendo l'avanzata degli austriaci, vengono ricondotti in prigionia.

I MAGIARI. Fra i prigionieri sono vastamente rappresentati i magiari. Gente brutale di aspetto e di usanze, bisticciano continuamente fra di loro e tentano di derubare i compagni di quel pò di denari che ancora tengono in tasca. Dai russi sono assai mal visti e tenuti in sorveglianza.

I DORMITORI. Si dorme in un vasto locale, tutto intrecciato di tavolati come quelli per i bachi e noi vi ci sdraiamo sopra a strati. Chi non trova posto o preferisce l'aria dorme in mezzo alla piazza e anch'io starei all'aperto più volentieri, ma temo la pioggia giornaliera che qui non manca, e perciò mi rinchiudo piuttosto in quell'Arsenale pieno di sporcizia.

20 giugno. Verso mezzogiorno si lascia Kiev e si parte per l'interno della Russia in direzione di Nord-Est. Il trasporto è formato esclusivamente da italiani e rumeni. Siamo in tutto 600 circa; trentini 64.

Bello il fiume Dnjepr che lambe l'estremità orientale della città che ci saluta; belli i suoi isolotti e gli stormi d'anatre e di oche che si prendono il bagno. Ovunque è piano, è coltivato a segale, barbabietole e frumento; pascoli pure si estendono qua e là, intersecati da boscaglie.

21 giugno. Si arriva, alla mattina, in una piccola stazione ove si riceve da mangiare. Verso sera si giunge a KURSK
(Kursk. Città sulla linea ferroviaria Mosca - Sebastopoli (sul Mar Nero). È una delle città più antiche della Russia.), ove si smonta. Si viene nuovamente divisi dai soldati cechi che s'erano uniti a noi durante il viaggio e si riparte in treno ancora la sera.
Moscatelli è tutto gonfio in faccia e alle gambe e alla prossima occasione si annuncerà ammalato; in lui perdo un altro amico.

22 giugno. Si passano diverse città fra cui OREL e si giunge a TULA
(Tula. Città posta a 164 km a sud di Mosca. Importante centro di coordinamento economico (oblast') che ha sostituito l'antico governatorato. Storica sede di sfruttamento delle miniere di ferro e di carbone, da cui proviene una considerevole industria siderurgica; massimo centro russo di fabbriche d'armi.) alle undici ant.

TULA Come tutte le altre stazioni anche questa è tirata a lusso. Del resto la bellezza poco ci giova. Solo il pane che si compera alle stazioni ci rinfranca il cuore.
Due trasporti, uno di germanici e l'altro di magiari, ci sorpassavano durante il viaggio, l'uno a Kursk, l'altro successivamente.
Il nostro trasporto viene diviso in due; gli ufficiali e metà dei soldati di truppa vengono inviati verso Mosca, noi verso Nord-est. Alle due pom. si fa sosta a BRATAPOV donde, verso sera, si riparte verso oriente per un'altra stazione di Tula. Alle 12 ci fermiamo ad una piccola stazione, SDANKA.
Durante la giornata percepiamo 33 copechi
(Il copeco è la centesima parte del rublo, unità monetaria russa) per il vitto. Dalla stazione di Sdanka veniamo condotti in un vicino caseggiato basso, in mezzo alla campagna, capace di circa 200 uomini. È il luogo di concentrazione dei prigionieri. Si chiama BOGORODITSK [a sud-est di Tula].

24 giugno. Tre giorni sono presto passati in questa baracca piena di pidocchi e nutriti a zuppa, pane ordinario di segale e kasce. Gli uomini sono destinati al lavoro in una miniera di carbone ed io attendo un mestiere più salubre.
Oggi arrivarono circa 35 ufficiali ungheresi e raccontarono che il loro reggimento fu fatto prigioniero a 35 km. da Leopoli. Mosca dista da qui 200 km.

27 giugno. Tra le nuove conoscenze c'è un certo Daniele Busana di Cinte Tesino, un calzolaio di Borgo, certo CHILETTO. Il primo sa molte canzoncine che, appena apprese, cantiamo insieme. Qualcuna ne trascrivo alla fine di questo libricino.


OCCUPAZIONI Verso le 7 di mattina, stanchi di rivoltarci sulle dure assi, colle costole massacrate, si lascia il letto per dar mano alla pulizia del corpo e dei vestiti. Poi si prende alla cucina un pò di acqua calda e si prepara del thè, più o meno buono, e lo si beve con appresso un pezzetto di klieba o, chi ha denari, con del pane bianco. A pranzo minestra, solitamente di crauti, un pezzetto di carne (7-8 dhg.) e la kasce, che è un appresso preparato con miglio sgusciato e condito con un pò di olio. A sera pure zuppa.
Si mangia a dieci a dieci da un paiolo, come i porcellini, e si porta seco perpetuamente il cucchiaio. Per prendere un pò di aria si va col carretto a prendere acqua nel pozzo vicino al paese. Colà, alcune contadinelle commosse mi hanno regalato dei fiori, che son quelli di rosa di macchia; e così passa la giornata.
Si pensa alle proprie famiglie che non sanno la nostra sorte, si canta qualche canzoncina e poi si va a letto (per modo di dire) sul duro giaciglio ove, dopo mormorata una breve preghiera, s'incomincia a sognare le granate e le sveglie improvvise.

28 giugno. Questa sera partenza per il lavoro. 25 uomini vanno alle miniere di carbone, 180 nelle fabbriche dello zucchero, nelle fonderie del ferro e nelle fabbriche di cemento di Tula. lo sono fra i 180.

TULA, 29 GIUGNO S. PIETRO
(Il 29 giugno è festività religiosa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roncegno.). Verso l'alba il treno giunse a Tula ove smontammo, ed ora ci troviamo in un'aula scolastica ad attendere il direttore del lavoro.
Intanto, trascrivo in fondo al libretto, una canzoncina che mi detta Cesare Dellai di Pergine, tenitore di libri per la ditta Bonomi di Bolzano.

4 luglio. LA VENDITA. Altro che fabbriche! Quei 180 uomini radunati a Tula furono distribuiti in diverse fattorie. Vennero gli amministratori a prenderei, a pagare la prima quota ... e addio!
Noi, in sedici, siamo a 20 km. da Tula, verso nord-ovest nella tenuta di un generale in pensione. Il paese è MALACHOVA, sulla linea Tula - Kaluga.
L'accetto non fu certo molto gradito, una scodelletta di zuppa di crauti e un mezzo bicchiere di latte ciascuno. Anche i dì seguenti il vitto fu inferiore al minimo stabilito per i prigionieri, poi ci lagnammo, ed ora stiamo bene.

CARPOSIO, fotografo di Fiume, fa da traduttore. Io, Dellai e Braito lavoriamo nell'orto e nel giardino, gli altri coi cavalli o in campagna. Grisenti di Baselga fa da cuoco per tutta la compagnia; altro lavoro a lui non spetta.

MALACHOVA. Il generale Nikolai Kalita vive colla signora che ha in mano le redini di tutto e con una figlia, sposata ad un maggiore dell'esercito attivo, e che sarà presto madre.

GLI ABITANTI DEL LUOGO. Tutti i giorni si fanno vedere, o meglio vengono per vederci, gli abitanti del paese. Le ragazze sono brutte e troppo licenziose. I coloni sono buona gente e ci usano riguardo in tutto. Le loro donne, lo sono quasi tutte le russe che vidi, sono incinte ed assai laboriose.

IL LAVORO. Si lavora dalle 4 del mattino sino alle 8 di sera con due ore di intervallo per il pranzo, dalle 12 alle 2 pom.

Il sole leva pure verso le 4 e tramonta alle 8.45 di sera. I tramonti e le levate sono qualche cosa di spettacoloso.

15 luglio. IL NOSTRO QUARTIERE. E’formato da una stanzetta nuova ed anticamera. Dormiamo su assi coperte da un pò di paglia.
Si continua a lavorare, ma con orario limitato dalle 6 del mattino alle 8 di sera.
Si cambiò cuoco. Ora è Domenico Dalrì.

CIBI (per 16 uomini, al giorno, in libbre russe)
Zucchero 2 = kg. 0,800
Pane bianco 24 = kg. 9,600
Pane nero 24 = kg. 9,600
Farina bianca 1 = kg. 0,600
Carne 12 = kg. 4,800
Grasso 1,4 = kg. 0,500
Miglio (Kasce)
(kasce (kasa- pappa di farinacei): miglio sgusciato con olio. Le traduzioni dal russo, che troviamo in questo capitolo, da qui in poi, sono della prof. Laura Pedrotti.)  
8 = kg. 3,200
Latte 5 litri.
Thè (al mese) 3 = kg. 1,200
Sapone (alla settimana) 8 = kg. 3,200
Patate, olio, aceto secondo il bisogno.

Il giorno12 luglio (russo 29 giugno) festeggiammo la Festa di S. Pietro e fummo visitati da molte signorine di Tula giunte al vicino santuario.

INDIRIZZO. N.N. / Prigionieur de guerre in Russia / Govern. di Tula / Posta Roviakino / Paese Malachova / pr. Generale Kalita.
[L'indirizzo è trascritto in russo].

18 luglio. LA MASSERIA CAMBIA PRINCIPALE [della masseria è riportato uno schizzo]. Tempo nuvoloso, minaccia tempesta; la signora arrabbiata, i tre spaventosamente malcontenti. Sono le 12 e non si pensa nemmeno al pranzo, perché manca la carne.
L'accordo generale non esiste, perché il sergente tiene dai padroni e non ci si può fidare di lui. 1 agosto. È domenica, piove. Si scrive a casa. La settimana scorsa fui occupato ad ammucchiare il fieno. Poi avremo da fare almeno un mese con la segala.

22 agosto. Si passa il tempo lavorando laboriosamente e trovando spesso da dire col cosacco che continua a "davai scarié" e colla signora generalessa che ci calò la carne ad 8 libbre, ci tolse il latte, il grasso e ci promise il congedo.


PASSATEMPI

Alle domeniche prepariamo sempre qualche cosa di speciale: cominciammo con i funghi, poi colle frittate, oggi i grostoli.
Il giorno di San Rocco, il Rocco Casagrande ci onorò di un pranzo squisitissimo e il dì di Santo Stefano lo imitarono gli ungheresi Gall Istvan e Szabò Istvan.
Si va in gita nei paeselli vicini ove lavorano altri colleghi di campo e si vive sperando e aspettando che presto si conchiuda una pace, per fare ritorno alle nostre case.

LA GENTE Vive in un'ignoranza invidiabile.
Tutti hanno speciale terrore dei germanici, grandi e piccini. Noi ridiamo della loro ridicolaggine. Quel che conduce l'acqua è pagato in 30 copechi al giorno; dice che verrà nel Trentino con noi, ove ci sono "xorossò babe desit rublé dlia den" di paga
("xorossò babe desit rublé dlia den" di paga: "una donna riceve dieci rubli al giorno" di paga.). È però impensierito ... a farsi cambiare la lingua, per poi parlare italiano! Lui chiama "germani-diebri", perché noi abbiamo detto che presto arriveranno qui ed uccideranno tutti i russi.
Scrivo a casa, anche oggi, via Italia.

14 settembre. Continua il lavoro. Terminato il fieno venne la segale, la semina della stessa, l'avena, la trebbiatura nei giorni brutti, i lavori di pulizia nelle nuove stalle, qualche giorno di malattia fra mezzo, qualche brontolata e relativo sciopero, causa l'ineffabile cosacco, e via di questo passo.


LA GUERRA

Sono assai in pensiero sapendo il fronte italiano proprio presso Borgo. Chi sa cosa ne sarà della mia famiglia? Noi tutti si sperava, e la speranza non è ancora del tutto svanita, che per Natale ci sia dato d'udire una parola di pace, ma le notizie dei giornali e la voce pubblica in Russia fanno pensare ad un periodo di guerra di ancora almeno un anno.


I COMPAGNI DI PRIGIONIA

Tra le persone che con me condividono le tristezze della prigionia ve ne sono di quelle che non dimenticherò mai, per la loro grata amicizia; ve ne sono però anche di quelle che meglio sarebbe perdere piuttosto che trovare, per più ragioni.

Ecco i nomi e la direzione di ognuno:
 9 italiani, 5 magiari, 2 rumeni.
- Dalrì Domenico, possidente, di Rovereto, I Reggimento cacciatori tirolesi, V Compagnia
- Vouk Carlo, marinaio, di Trieste, p.za Sansovino 211, II Regg.to c. t., II Compagnia
- Dellai Cesare, tenitore di libri, di Pergine, III Regg.to c. t., V Compagnia
- Casagrande Rocco, fabbricante di armonium di Fondo, II Regg.to c. t., 14a Compagnia
- Datres Eugenio, pubblico spazzino di Preghena, dim. ad Untermais (Merano),           Rechstrasse 29, II Regg.to c. t., VII Compagnia
- Murara Ettore, maestro, di Roncegno, II Regg.to c. t., V Compagnia
- Braito Carlo, praticante all'Istituto agrario di S. Michele all'Adige, di Carano, II Regg.to       c. t., XIII Compagnia
- Grisenti Antonio, falegname, di Baselga di Piné, II Regg.to c. t., II Compagnia
- Carposio Renato, fotografo, di Fiume, 19° Regg.to Honved, XVI Compagnia
- Szabò Istvan, 22° Regg.to Honved
(Honvéd. Soldato dell'esercito territoriale     ungherese. Durante la prima e la seconda guerra mondiale il termine è servito a     designare l'esercito ungherese in guerra.), I Compagnia
- Nemeth Janos, 6° Regg.to Honved, VII Compagnia
- Gall Istvan, 32° Regg.to Honved, III Compagnia
- Marko Janos, 29° Regg.to Honved, XII Compagnia
- Demeter Janos, 22° Regg.to Honved, II Compagnia
- Lingurar Mihai (rumeno), 5 Regg.to Infant., III Compagnia
- Timis Janos, 12° Regg.to Honved, XII Compagnia.

19 settembre. UNA NUOVA PROSPETIIVA. Il giorno 15 settembre venne da noi il gendarme di Slabotka (Stauzie Revialkino) distante 4 km. da Malachova a proporci di venir mandati a casa in Italia. Eccetto Vouk aderiamo tutti alla proposta.
Non si sa ancora quando sarà la partenza che attendiamo con ansia ma in ogni modo siamo certi che !'inverno non lo passeremo in Russia.

VISITE. Da Slabotka vengono a farci visita tre signorine di nome Maria, Pallina e Lisetta e ci invitano a passeggio. Mancano i giovanotti russi e tentano i poveri prigionieri. Ieri però la prima partì per Mosca ove si trova il fratello, colui che mi portò la grammatica russo-tedesca.

20 settembre. Anche oggi ebbe luogo una delle solite dispute col cosacco. Così noi chiamiamo il principale che in russo è detto "prexaska
(prexaska (da prikàzcik): il fattore che sovrintendeva ai terreni di un proprietario terriero.)."
Tutti si stabilì di voler esigere biancheria, perché si comincia a sentire il freddo e finora abbiamo ricevuto solo una camicia e due paia di mutande. La disputa si protrasse fino alle 8, alla qualora si andò al lavoro "sub condicione" che per posdomani siamo accontentati.
Speciale nota meritano fra gli italiani Braito che dormì, per non compromettersi, e si disse ammalato e due, bravi di carte, Vouk e Grisenti. Se andiamo in Italia farò di tutto per separarmi da quest'ultimo e dal Braito.

24 settembre. NELLE CARCERI DI TULA. Come già s'attendeva il cosacco nulla portò per il 22 e perciò si fece sciopero generale. Dopo due giorni venne il gendarme di Slabotka, il quale mandò noi 8 italiani, ove ci troviamo presentemente. Gli altri andarono al lavoro.
Qui siamo alloggiati nelle carceri dell'ufficio di Cembecky Upravo, ove abbiamo dormito profondamente ed attendiamo di essere chiamati all'interrogatorio. I camerati erano assai commossi a vederci partire, specialmente Carlo Vouk.

25 settembre. A Malachova. Senza dire né tre né sei, siamo rimandati a Malachova. La generalessa che voleva rubarci la paga di un mese resta certo contenta.
Dei 4 rubli acclusi in lettera (erano destinati al nostro pagamento 50 copechi a testa), tre restarono all'ufficio a saldo della cena e del dormire, uno viene consegnato ai cocchieri per farci bere il "ciai" (thè). Lo sciopero continua a dispetto della barona e del generale, che indispettito si ammalò.

26 settembre. Ieri sera una bella scenetta si svolse per farci dare thè, zucchero e pane. Capi della spedizione Casagrande ed io, che facemmo la figura di due bravi.
Oggi un'altra scena esilarante per la carne e conclusione del patto futuro.
Il cosacco e la baronessa [vennero] con del vino.
Ai 28 torneremo al lavoro.

10 ottobre. Ancora qui, sempre in Russia, che diventa sempre meno gradita, sia per il cosacco e la baronessa, gente ineducata e brutale, sia per la regolare diminuzione di vitto, sia per il lavoro come per il freddo.
Oggi sto bene dopo 8 giorni che guardavo il cuccio di paglia e temevo di dovermi ridurre in qualche ospedale. Il medico però non l'ebbi.
Si parla ora di conflitti tra la Bulgaria e la Serbia.

14 ottobre. Incominciano i grandi freddi; ieri tutto il giorno era gelato il laghetto, oggi piove. È "praznik
(praznik: festa.). "

4 novembre. Siamo in festa, cantiamo il "ciainai"del paesello della statua di Alessandro II.
Da circa 20 giorni fa molto freddo. Il laghetto è gelato solidamente e lo si può attraversare sdrucciolando. Dormiamo in serra, al caldo.
Voci di conferenza per la pace sul "Novoc Wremnia."

9 novembre. La nostra tolleranza non può durare oltre; con gente sì gretta come sono i magiari non si può vivere senza venire a dispute. Ecco il motivo del nostro sciopero di ieri.
Secondo motivo il vedersi colmati di promesse che non vengono poi mantenute; siamo senza vestiti ed il freddo supera i 15°.
Oggi venne il gendarme, da noi chiamato, che cercò di rappacificarci, ma noi si vuoi andare via tutti, e solo a questa condizione si riprenderà il lavoro per ancora 8 - 10 giorni, finché un altro "pan"
(pan: signore.)  non ci accolga.

15 novembre. UNA NUOVA PROPOSTA. Oggi la baronessa ci mandò al lavoro dei "iabloki"
(iabloki (da jabloka: mela).)  e propose a Braito ch'io volessi rimanere con lui. Potrei lavorare, indipendentemente dal cosacco, ed essere addetto unicamente al giardino, essere vestito da capo a piedi e dormire con lui solo nella stanzetta ove si potrebbe costruire una stufa.
Io però preferisco l'incertezza con l'amicizia dei compagni alla comodità con la solitudine. Si fa giorno verso le 8 e sera verso le 3.30.


5 dicembre. Il giorno 28 novembre (in Russia 15), abbiamo lasciato Malachova e la Kalita per venire a [località illeggibile] a fare i tagliatori di legna. È ridicolo come arrivammo qui. Siamo 5 "ciolavechi" (io, Dalrì, Dellai, Carposio e Datres.). Ci siamo dati ammalati ed incapaci di sostenere le fatiche inerenti il lavoro del bosco ed il relativo freddo, perciò fummo messi a far tavolette di legno, con prescrizione di farne 10.000 al giorno. Noi ne facemmo il primo giorno 1.140, il secondo 1.100, perciò fummo mandati al bosco. Qui ci sono prescritti 15 metri cubi al giorno e ne facciamo solo cinque.
Siamo in compagnia di 13 polacchi e di 7 tedeschi, questi ultimi assai buona gente.
Ogni due uomini devono tagliare a terra, fare pezzi lunghi cm. 50, spaccarli a metà e metterli assieme. 4 metri cubi vengono conteggiati per il vitto, uno per il vestiario, uno per gli attrezzi. Chi ne fa di più riceve una rimunerazione di 40 copechi per metro cubo.
Vitto: Mattina, thè con pane nero. Pranzo: 20 dhg di carne, zuppa di patate o di crauti, kasce (bianco o nero). Cena: prima thè, poi zuppa come a pranzo, kasce con grasso di maiale.
Visto il poco profitto ci dissero che con noi non la può durare e noi rispondemmo al principale che se dal nostro lavoro non ricava quanto per noi spende, vendesse la legna e ci sarebbe riuscito!

7 dicembre. All'ufficio prigionieri di guerra in Tula.
La bazza finì finalmente. Stamane alle 2.30 fummo svegliati, caricati su una slitta e condotti alla stazione di Malakova. Saliti in treno, 4° classe, facemmo il viaggio per Tula ove, appena giunti, invitammo gentilmente la nostra guida a pagarci il thè per la colazione. Poi, ci recammo all'ufficio dei prigionieri, sezione del governatorato, ove due mesi e mezzo fa godemmo il caldo delle prigioni.
Esplicammo le nostre ragioni, per cui non volevamo lavorare dal signor Terras e ci congedammo dalla guida dopo aver incassato, per dieci giorni di lavoro, 40 copechi. Accettammo di lavorare alle dipendenze di un altro signore, che proprio in quel momento si trovava in cancelleria.
Dalrì e Datres rimasero ad attendere altro pretendente e presero alloggio nelle amate carceri. Forse faranno compagnia a Braito e Casagrande che ieri furono pure condotti a Tula dal famoso Ivan Igrat.

PRIMA IMPRESSIONE. Il viaggio fu lungo e freddo oltre ogni dire, resterà per me memorabile. Credo siano più di 20°. L'arrivo però bello; affabile l'accetto dei tre colleghi nuovi trovati nella tenuta.
Direzione: Governatorato di Tula / Posta: Perschind / Paese: Staroe / Tenuta: Livenzovoi.
In questa nuova dimora, nel lavoro, siamo ripartiti così: Dellai lavora nella stalla assieme al rumeno. Carposio ed io abbiamo i lavori all'aperto con un polacco, mentre l'altro è occupato nella stalla dei cavalli.
Il paesello è migliore di Malakova. Le tenute della signora Alexander Batasoff sono belle.

DORMITORIO. Non ne abbiamo alcuno finora; dormiamo sulle panche in cucina e mangiamo assieme a tutti i bassi servi. I servi superiori mangiano nella cucina bianca.

VITIO. Mattina: thè e pane nero, poi patate. Pranzo: carne, zuppa e kasce bianco con latte. Cena: carne, zuppa e kasce bianco con latte.

LAGUERRA. Sul Russkoie Ilovo di domenica 20 novembre (russa) lessi che gli italiani hanno le loro posizioni ad occidente di Roncegno.

14 dicembre. Dopo una settimana di soggiorno trovo da osservare che ci troviamo bene per tutto, però non abbiamo ancora ricevuto i vestiti, che aspettiamo da un momento all'altro.
Da tre giorni viaggiamo con i cavalli nel bosco per legna (17 km. di distanza).
Sento dalla Kalita che ora peso 194 Pfund russi, equivalenti a kg. 77,500.

17 dicembre. VESTIARIO. Ricevemmo ieri: una berretta, un cappuccio, un paio di guanti, un paio di scarpe di feltro, calzoni, materasso e cuscino, un paio di calzetti, due paia di camicie, due paia di mutande, una giubba di pelle di pecora.

19 dicembre. UNA MEZZ'ORA DI DOLCEZZA. Non mi pareva vero, ieri sera, di poter godere la dolcezza di uno splendido bagno a vapore e con grande abbondanza di acqua calda e tiepida ... Qui lo si può prendere ogni 15 giorni in un apposito locale.

QUARTIERE. Ora siamo a dormire in una cameretta calda assieme agli altri tre e facciamo dormite memorabili.
Il lavoro non è troppo, il cibo abbastanza buono. In complesso siamo contenti di essere qui.

22 dicembre. S'incomincia la giornata con uno sciopero. Non si vuoi andare al lavoro, finché il Principale non ci abbia dato thè e zucchero. La vertenza viene chiusa concedendoci a testa un rublo al mese per thè e zucchero ed incaricando la cuoca di lavarci la biancheria.
S'alza il sole alle 8.45 e tramonta alle 3,45 (7 ore di giorno).

26 dicembre. Il Natale di quest'anno è da notarsi per me come il peggiore di tutti quelli passati, e speriamo, anche dei futuri. La vigilia, 24 dicembre, andammo al bosco con 18° che divennero poi 20° e, come al solito, con un pò di klieba ed un pezzetto di zucchero in tasca per soddisfare durante il giorno i morsi della fame.
Ieri erano 23° ed io andai al mulino (a 12 wierst
(Versta (s. f., dal russo versta). Misura di lunghezza usata nell'Impero russo, equivalente a metri 1.066,78.) ) con 40 pulò (pulò: molto probabilmente si tratta dell'antica misura pud corrispondente a ca. 16 chili (20 chili in russo si dice dvadzat’ pudòv, che potrebbe anche suonare come pulò). ) (circa 8 quintali) di segale da macinare. Tutto il giorno senza mangiare, lavorare nel mulino fino oltre la mezzanotte, dormire al freddo, e tornare a casa il dì seguente con una tormenta di neve, che mi gelò. Che brutto viaggio! Giunsi a casa alle 9.30.

29 dicembre. AI bosco. Ritorno alle 10 di sera.

30 dicembre. Taglio di paglia. 25° di freddo.

31 dicembre. AI bosco. Notte terribile con forti dolori di ventre.
Con ciò finisce anche il 1915 senza che sia stata conclusa la sospirata Pace! Si vuoi sperare il prossimo anno, se non in principio, almeno verso la fine, la fratellanza fra i popoli!


1916

1° gennaio. AI bosco. Da qualche giorno ho il naso gelato. Il compagno Carlo Orban racconta una storiella che si può collegare coll'usanza della sepoltura russa.

7 gennaio. NATALE RUSSO. Oggi, venerdì, ricorre per i russi la prima festa di Natale. Perciò, oggi, domani e domenica avremo tre giorni di riposo. Ieri ricevemmo i regali per l'occasione. In sei uomini: 31 funt
(funt: antica misura di peso russa, corrispondente a 409,5 grammi (la libbra inglese =453,6 g).) di zucchero, 1 di thè, 3 di barankì (barànki: ciambelline dolci o salate, simili ai nostri taralli (singolare barànka).), 10 di pane bianco, 3 di caffè.

9 gennaio. INVITO. Da un giovanotto e da una sposa, che ci pregò di scrivere la direzione per due prigionieri russi in Austria ed in Germania, ricevemmo l'invito d'andar a casa loro e fummo ben trattati a gelatina, thè, pane bianco e di segale, confetti.
I russi si produssero nelle loro danze sentimentali e poi ritornammo al nostro quartiere.

16 gennaio. Si apprende dai giornali che i francesi e gli inglesi si sono ritirati dalla penisola di Gallipoli
(Gallipoli. Città della Turchia europea sullo stretto dei Dardanelli, là dove questo si apre sul mar di Marmara. Nei tempi moderni Gallipoli è stata uno dei cardini del sistema difensivo dei Dardanelli creato dai Turchi durante la guerra di Crimea e che gl'Inglesi tentarono inutilmente di infrangere durante la prima guerra mondiale, tra il febbraio 1915 e il gennaio 1916. In questo periodo, le flotte alleate franco - inglesi, nell'intento di eliminare dalla guerra la Turchia e di indurre gli Stati balcanici a schierarsi a fianco dell'Intesa, decisero di impossessarsi dello stretto dei Dardanelli. Ma la loro azione, cominciata positivamente nel febbraio - marzo 1915, subì dei rovesci nell'aprile successivo quando le truppe sbarcate nella penisola di Gallipoli furono respinte e si concluse il 9 gennaio 1916 con il ritiro definitivo dalla penisola.) (con ciò si ritirano anche dalla spedizione dei Dardanelli). Che anche quest'avvenimento non abbia alcuna influenza nella politica europea mi sembra impossibile.
Leva il sole alle 8.20, tramonta alle 4.01 pom.

19 gennaio. Oggi ricorre per i russi una grande festa, ma non sanno cosa sia (corrisponde ai nostri tre re magi). Essi festeggiano il battesimo di Gesù nel Giordano.

NELLA STALLA DEI CAVALLI. Ieri finì per me la vita di bosco ed incominciò quella di stalliere. Alzata alle 4 ant.

21 gennaio. Dal "Prasskoie Llovo" del 6 gennaio si apprende che «il Montenegro dopo aver chiesto il consenso alle sue alleate, si rivolse all'Austria domandando la pace. L'Austria rispose ordinando per prima condizione la capitolazione delle truppe montenegrine.»
Re Nikolai si rifugia a Lione.

23 gennaio. Il compagno Renato Carposio da qualche giorno è malato e non può lavorare. Ieri fu dalla dottoressa insieme all'amico Dellai, che pure soffre alla spalla da molto tempo. Entrambi ricevettero l'ordine di guardare il letto e di non lavorare.

26 gennaio. I due soci vengono condotti all'ospedale di Tula. Sono traslocato nella stalla dei cavalli da lavoro.

CLIMA. Lo scirocco ha influito sulla temperatura, tanto che non si sente più gran freddo, mentre prima si aggirava sui 30°.

28 gennaio. Dellai tornò. Renato è all'ospedale.


MASSERIA DI LIVENZOVOI

15 febbraio. Ieri, una bella nevicata. Carposio scrisse dall'ospedale. TEMPERATURA – 53°.

20 febbraio. Da 20 giorni riceviamo carne solo 5 volte alla settimana, mercoledì e venerdì astinenza.
Leva il sole alle 7.15 e tramonta alle 5.13.

27 febbraio. È giunta la signora con tutta la famiglia, che fino adesso abitava a Tula.
Da sette giorni è ritornato il freddo, ma con tempo splendido. Dietro alla villa, posto verso oriente, il termometro segnò ieri 13°, oggi 16° ma all'aperto; è per lo meno una temperatura di -20°.
A Carposio abbiamo mandato tutte le sue proprietà, ma non abbiamo più nessuna sua notizia. Forse, come scrisse una volta, sarà in qualche caserma ove dovrà passare la convalescenza, per poi ritornare qui al lavoro.

28 febbraio. SCIOPERO. Motivo: ci si vuoi far stare 55 giorni senza carne, cioè da oggi al 10 aprile (russo), giorno di Pasqua.
Sera. RISULTATO. Il capo informa tosto l'amministratore che "gli austriaci non lavorano perché non ricevono carne." L'amministratore si reca allora nella nostra stanzetta e noi gli si ripete: «Senza carne non si lavora. Vogliamo andare a Tula.» Egli risponde: «In questo tempo solo al campo mangiano carne, qui non se ne vende.»
Poco dopo si è chiamati dalla padrona, alla quale si dice la stessa cosa. Ella dice che scriverà a Tula.
Verso le 12 torna da noi l'amministratore e ci offre a testa un rublo al mese per la carne. Non si accetta. Poco dopo ritorna e ci offre cinque rubli a testa. Accettiamo e dopo pranzo andiamo al lavoro. Peccato che il riposo sia stato così breve.
Dopo il thè, abbiamo incassato per due settimane 2.50 rubli a testa e ci siamo ordinati la carne per 15 giorni (20 funt) , 8 giorni carne, 7 giorni astinenza.
Temperatura. Davanti alla villa il termometro segnava -18°. Fuori sono -22°.

29 febbraio. Ci viene portata la carne. 17,500 funt = 7 kg. a 25 copechi il funt (62 copechi al kg.). Il tempo è qualche cosa di meraviglioso, ma assai freddo. Siamo sempre a -19°, all'esterno -23°.

1° marzo. TEMPERATURA -19 e mezzo, fuori -23,5°.

4 marzo. Anche oggi scrivo al Molto Rev. Don Giuseppe Santuari, Agostinerstr. 7, Vienna, pregandolo di dare a me notizie dei miei genitori e viceversa. Ho scritto finora, oltre che a casa, per l'Austria e per l'Italia, a :
- Giordano Perina, Dudelange, Lussemburgo
- Ufficio della Croce Rossa, in Ginevra, Svizzera
- Ufficio della Croce Rossa, in Vienna
- Eugenio Parolari m., Innsbruck, Klosterkaserme
- Tullio Defrancesco m., Innsbruck, Pfarrplatz.
- Raffaella Manaigo, Innsbruck, Templestr. 14
- Direzione Hotel Fanti Stella d'Oro, Padova
- Nobile Fam. De Paoli, Salò
- Giulio Maccani, studente universitario della Bocconi, Milano
- Redazione Innsbrücker Nachrichten, Innsbruck
- Redazione de n Corriere della Sera, Milano
ed altri scritti ancora, senza aver ricevuto finora un solo scritto di risposta.

5 marzo. Temperatura dei giorni scorsi: dai -15° ai -18°.
Il giorno 13 fui sollevato dall'ufficio di stalliere ed incaricato di condurre a Tula il latte in vendita, ufficio a me caro, ma la bazza finì con quel giorno. Ora sono nuovamente coi lavoratori all'aperto. Da qualche tempo si allontanano servitori, senza venir sostituiti.

GUERRA. Continua da oltre 20 giorni una gran battaglia intorno alla fortezza di [nome illeggibile]. La Germania dichiarò guerra al Portogallo il giorno 11 marzo.

Temperatura: alla mattina -12°. Il pomeriggio il sole incomincia a sciogliere la neve sui tetti.

17 marzo. Oggi non ho nessuna occupazione e perciò dedico un paio di orette a rappezzare il vestiario. È venerdì.

20 marzo. GOST (QUARESIMA). Ieri venne il gendarme (urednig
(urednik (la dizione corretta è urjàdnik). poliziotto rurale nella Russia zarista.) ) di Uielkova e ci disse che la signora fece noto al Governatore che gli austriaci non vogliono lavorare.
Noi spiegammo la verità chiara:  «Facciamo tutto quello che possiamo e di più nessuno può chiedere.»
Oggi, mentre ero al bosco, arrivò il "pristol"
(pristol (la dizione corretta è prìstav): commissario di polizia nella Russia zarista.)  (Commissionario per gli affari militari) e disse che durante la quaresima non abbiamo diritto a carne e che dobbiamo lavorare egualmente. Il capo amministratore si disse però contento di tutti.
Il giorno 19 ricevemmo un vestito e facemmo festa.

26 marzo. FENOMENO DELLA NATURA. Nella scorsa notte si udì il rombo del tuono e le tenebre furono rischiarate dai lampi. La gente impaurita fece saltare dal letto i poveri vecchi per vedere se erano giunti i germanici in aeroplano a lanciar bombe dall'alto!

29 marzo. Ricevo un paio di stivali nuovi. Cesare ugualmente.
Il tempo è abbastanza bello, piove qualche minuto, nevica, e fa freddo fino ai-10°.

1° aprile. Torna dall'ospedale, ove giaceva dal 26 gennaio, l'amico Renato Carposio con buona cera. Racconta molte novità.
Ho scritto a Mosca per grammatiche francesi e dizionari.

2 aprile. Si scrive a Carlo Vouk, Malazova, presso Kalita, per eventuali lettere, che colà giungessero.

12 aprile. Incomincia il lavoro nei campi. Si ara, si erpica e si semina l'avena. Piove frequentemente. Da Mosca abbiamo ricevuto la grammatica francese tedesca ed i rispettivi vocabolari. Si studia con lena.

23 aprile (Russia 10 aprile). Pasqua. Si festeggia la Pasqua. Regalo d'occasione: carne di maiale, di manzo, patate fritte, engluf, pane bianco, baranki, thè, zucchero, due uova ed un rublo.

7 maggio. Una malattia "sana" mi obbliga a casa, oggi dopopranzo. Sono giunti tempi peggiori. Si riceve assai poco da mangiare. Dal 31 marzo scorso (12 aprile) continua il lavoro di aratura e seminatura d'avena. Così, per protesta, faccio una mezza giornata di vacanza; come scusa serve il mal di testa.

30 maggio. Ieri sera una serata di fuochi artificiali (due case ardevano nel paese) ci mandò al luogo della disgrazia colla pompa per spegnere l'incendio. Fu però limitato a quelle due, che potranno valere tutt'al più 800 rubli.
Il lavoro. Da tre giorni è terminata l'aratura. Ora si viaggia al bosco per legna.

31 maggio. Nuovo sciopero. Venne ieri sera inscenato dai tre italiani e dal nuovo collega di prigionia, Hans Lentfer di Hamburg.
Si attende ora il passaporto per Tula.
La signora pretende che, per turno, si dorma all'aperto a guardare i cavalli, e il giorno seguente si lavori.

4 giugno. Ieri correva un anno da che io fui "gefangen genommen" [fatto prigioniero]. Passò come tutti gli altri giorni. A sera, così per intermezzo, un ufficiale russo ci tenne una predica promettendoci due cosacchi come percussori, se non lavoreremo bene ed il carcere con 20 dhg di pane nero al giorno e acqua! Disse alla signora di non darei carne che una volta alla settimana e ... cento altre cose alle quali non si deve neppure pensare.

LAVORO. Una volta alla settimana si va, la notte, a custodire i cavalli e si ha libero il dì seguente. I giorni rimanenti sono ora occupati a vuotare le stalle e a concimare i campi.

Si lavora dalle 5.30-6 del mattino fino a mezzogiorno, con un intervallo di oltre mezz'ora per le patate, e dalle 2 pomo alle 7.30 pure con una mezz'ora per il ciai alle 4.30.
Durata del giorno. n sole leva al mattino alle 3.24 e tramonta alle 8.37. Risplende dunque il sole per 17 ore e un quarto; il giorno però dura dalle 1,45 alle 9,15 (19 ore).
Il giorno 21 giugno il sole si alzerà ancora prima, alle 3 e 15.

PER AVERE NOTIZIE DEI MIEI CARI HO SCRITTO ANCORA A:
- Ufficio della Croce Rossa per la provincia del Tirolo, Innsbruck;
- alla Croce Rossa svedese (Comitato di soccorso per prigionieri di guerra), Stoccolma, Svezia
- Mosca, Palazzo della Duma, Sala piccola, Comitato di soccorso dell'amministrazione cittadina di Mosca. (Questa ha il compito di promuovere, senza bisogno della censura di Pietrogrado, le lettere a lei mandate dai prigionieri di guerra).
Ugual compito ha l'ufficio seguente [complicato a leggersi]. Questo manda gli scritti a un ufficio della Croce Rossa in Austria.
Scrissi pure a: Ufficio di soccorso per fuggiaschi in Vienna.

4 giugno, ore 7 di sera. Ho fatto una cavalcata nel bel "Granido", fino al pascolo dei cavalli e tornato a casa, con mia sorpresa, trovo una cartolina di mia sorella scritta in data 6/4/1916. È pure firmata dal papà e dalla mamma. Dal settembre 1915 sono via da casa e vivono a Mitterndorf, presso Vienna, in Austria. Apprendo che stanno bene e che hanno frequente notizia del fratello Giordano.
Ora potrò scrivere anch'io, quasi ogni giorno.

8 giugno. LA GUERRA. Si apprende da un giornale russo che gli Austriaci e i Germanici continuano l'offensiva su tutti i fronti. Sul fronte italiano si nota un'avanzata austriaca di oltre 10 chilometri dal Garda alla Valsugana
(Si tratta dell'offensiva austroungarica denominata "Strafexpedition", preparata dal maresciallo austriaco Conrad contro l'Italia sulla fronte trentina, nell'intento, superati gli altipiani di Folgaria e Asiago, di scendere sulla pianura veneta e prendere alle spalle le armate italiane dell'Isonzo. Iniziatasi il 15 maggio, a metà giugno l'operazione militare poteva considerarsi fallita.).

18 giugno. Ieri mi giunsero nuove degli zii in Lussemburgo. Mi scrissero per mezzo del Comité Internationale de la Croix Rouge, Geneve, Agence Internationale des Prisonners de guerre.
Il giorno 15 ebbi pure la seconda cartolina da casa. Finora ne risposi 12 a casa e due allo zio.

LA GUERRA. In Galizia avanzata russa (140.000 prigionieri). Dai giornali italiani speditici dal signor Borecki si apprendono molte novità, fra cui che la guerra durerà ancora a lungo.

1 luglio. Oggi, dopo un breve battibecco col Capo, vengo invitato a Tula, ove, senza tante interrogazioni, prendo posto "all'albergo All'ombra" [in prigione].

12 luglio. Rimasi fino ad oggi. I sentimenti provati sono indescrivibili. Mi trovai in compagnia con:
un magiaro di Temesvor, Georg Foldivari, Buchhandler [libraio], la cui storia è interessante;
Georg Fromming di Daber, un ferroviere, un vecchietto che ama lo spirito, due ladri (un borsaiolo) ed un ladro di quartieri.
Esodo del primo. Vitto e sporcizia.
Circasso senza documenti (di Baku)
impiegato ferroviario (tolto da letto) 25 rubli di multa.
Piccoli volontari.
Ladro di 18 anni, sua agilità, è incatenato.
Polacco di 28 anni, scontò 4 anni di pena, ora vive con la mamma della defunta amante. È senza documenti.
Arrivano altri quattro ladri di treno, elegantissimi; sono tre ebrei e uno zingaro, di Riga, Vilna, Rowno e Caucaso.

Arriva un austriaco sfuggito alla prigionia; ha documenti di un polacco; fu arrestato in treno quale ladro.
Ancora un ladro di avena, un ladro di biancheria condannato a due anni, un magiaro che non vuoi lavorare da un prete russo.
I sette giorni si sono prolungati a dodici.

23 luglio. L'unico conforto per me, durante la prigionia ristretta, fu il sapermi rinchiuso nella cella che un tempo servì al celebre Massimo Gorki
(M. Gorki. Grande scrittore russo (1868-1936). Dopo un'infanzia poverissima, cominciò i suoi approcci con la letteratura che coltivò sempre con una passione sconfinata, tanto da riuscir a diventare famoso sia in patria sia all'estero. Coinvolto nei moti rivoluzionari, fu incarcerato 1905 e liberato nel 1906 quando la rivoluzione fu soffocata.).
Occupazione: grandi lavori per la raccolta del fieno. Domenica scorsa, 16 c. m., si lavorò per 50 copechi. Abbiamo fatto delle fotografie.
Anche i due nuovi compagni, certo Laios Braun ebreo - ungherese e Hendri Thot pure ungherese, non si fanno mal volere.

25 luglio. ALTRA RAZIONE. Ieri, tornati dal lavoro del fieno, ci aspettò una nuova predica da parte di un ufficiale addetto al comando militare in Tula. È un controllore dei prigionieri. Si interessò del vitto, trovò tutto troppo buono, ci disse che dobbiamo lavorare 12-13 ore al giorno, che a mezzogiorno abbiamo due ore ed una per colazione e merenda, che carne basta poca e solo qualche volta, che gli stivali sono da indossarsi solo col cattivo tempo, con buon tempo scarpe di spaghi, che se ci saranno lagnanze verremo rinchiusi ad acqua e 40 dhg. di pane nero al giorno ... e via di questo passo. Cercò, ma non riuscì, di nominare un capo fra noi. Siamo tutti uguali, prigionieri!

FRONTE ITALO AUSTRIACO. Nell'ultima avanzata austriaca furono conquistate le città di Asiago, Arsiero e Borgo.
Fu fatto prigioniero Cesare Battisti, ufficiale nel!' esercito italiano ed impiccato mentre era spirante (essendo già ferito). Altra versione lo ammette come morto prima dell'impiccagione.

Peso: ho constatata una diminuzione di peso; ora sono 74.500 kg. (4, 27,4 Pudò 27 funt).

27 luglio. Ieri, improvvisamente, venne il gendarme e mi domandò cosa disse l'ufficiale, due-tre giorni fa. lo gli risposi quello che credetti di rispondere. Ed egli aggiunse che due erano condannati a sette giorni di arresto per essersi comportati male con l'ufficiale stesso. Seppi poi che questi due sono Carposio e Teodor Kruba.
La signora però era assente e la figlia scrisse una lettera al Governatore dicendogli che non poteva tollerare che, proprio ora, venisse privata delle forze lavoratrici e che se non avesse potuto rimettere la pena la protraesse almeno a più tardi. E il gendarme andò a Tula con lo scritto.
Oggi il gendarme ritornò con due guardie di polizia con la risposta che «venendo l'arresto dal Governatore non era possibile protrarlo.. Perciò, verso le undici, i due, spogliati di carte, temperino e matita, e dei denari che tenevano in tasca, si avviarono con la "sirotka" verso Tula, ove riceveranno 6 copechi al giorno dai propri denari, per mantenersi.
Come introduzione alla farsa, i due, oggi, si erano dati ammalati.

28 luglio. Due anni di guerra. Anniversario della dichiarazione dell'Austria alla Serbia.

1 agosto. Ritorno dei due camerati da Tula, dopo aver alloggiato nella mia antica dimora. Raccontano quello che videro e udirono dagli altri carcerati. Non hanno cattiva cera!


LE NOSTRE CONVERSAZIONI

Siamo ora in nove prigionieri di diverse religioni e nazionalità. La maggioranza relativa è data da noi tre italiani; ci sono poi due magiari (uno di essi è ebreo), un rumeno (greco unito), un polacco ed un ruteno (ambedue greco-cattolici) ed un tedesco germanico (luterano-monista).
I nostri discorsi sono intonati in tutte le lingue; le più usate sono: italiano, tedesco, russo, magiaro, però echeggiano anche le espressioni in ruteno, polacco, croato, giudeo, inglese e francese
(L'autore del nostro diario approfittò del carattere cosmopolita della sua prigionia per apprendere le lingue. Lo comunicò ai genitori: «lo qui, finito il lavoro, non fa che scrivere a voi e studiar le lingue. Grazie alla compagnia di un germanico, mi sono perfezionato nella lingua tedesca che ora conosco benissimo; coll'amico Dellai impariamo francese e parlo abbastanza bene il russo. Tutto ciò sarà per me di gran vantaggio ... » ). I russi si meravigliano che ci si possa comprendere senza dover ricorrere alla loro lingua. Dicono che noi parliamo come i muti. Anche questa è singolare!

1 settembre. Anche la Rumenia è entrata in conflitto, coll'accordo di non concludere alcuna pace separata. Ai 28 di agosto ha dichiarato la guerra all'Austria.
Sempre ai 28 agosto la Germania dichiarò poi la guerra alla Rumenia, mentre il giorno prima (27 agosto) aveva ricevuto la dichiarazione di guerra dall'Italia.

LAVORO. Da oltre un mese sono occupato nella stalla dei cavalli e vado alla posta. Da casa ricevo frequenti notizie!
[A questo punto, per quattro mesi, mancano notizie; di ciò non si hanno spiegazioni.]

31 dicembre. Prima che l'anno si compia voglio fare ancora una osservazione. Lo scarso cibo ed il molto lavoro mi hanno indebolito al punto da essere calato di 10 kg. in due mesi, ma tutto si dimenticherà, purché le notizie dell'attività di Wilson per concludere una pace non siano castelli in aria. Ora che la Rumenia è presto distrutta non credo vi siano altri concorrenti al posto.
San Silvestro. Viene festeggiato ad onore dell'amico Carposio.



1917

10 gennaio. L'anno vecchio si compì ed il nuovo cominciò sotto buoni auspici. L'amico Carposio volle onorarci di una buona cena, che dovevasi fare il giorno del S. Natale e fu sospesa per mancanza di tempo. Menù. La preparazione avvenne col concorso dei 4 aderenti al diner, Carposio offerente, Dellai, Lenfter ed il firmato.
Alle 8 una buona minestra di riso con carne tagliuzzata, carne lessa e "capusta"
(capusta (kapusta): cavoli.) col grasso di maiale. Bibita: "quaz " (quaz, probabile kvas: bevanda leggermente alcolica di pane nero fermentato.).
Alle 11. Gulasch con molta paprica (pr. Murara), pane nero buono, pane muez (schmarr) e la sorpresa straordinaria di un buon getto di birra. Chiusa: il thè.
Alla mezzanotte, salutato il funesto 1916, si brinda alla pace che apporterà il 1917 e si veglia fino all'una.
Erano pronte da cuocere le lasagnette, ma per impreparazione corporale a ricevere tanta grazia di Dio, si rimisero ad oggi.

VOCI DI PACE. Da qualche tempo siamo invasi dalle notizie di inviti fatti dalla Germania e alleati per venire a trattative di pace. Speriamo non sia tutto invano.

CORRISPONDENZNA. Nello sfogliare la mia corrispondenza rilevo che ricevetti nel 1916 ben 50 carte, di cui 35 da casa.

VITTO. Alla mattina beviamo il “ciai” al e poi mangiamo patate asciutte. A mezzogiorno acqua, patate e capucci acidi formano la zuppa, e un pò di kasce. A sera come a pranzo. Per condimento 2 cucchiai e mezzo di olio di girasole. Latte e carne sono cose del passato.
Con tale vitto non si può essere che magri e deboli, e con quei dieci copechi non si ricevono che dhg. di pane.

LAVORO. Da tre mesi sono occupato quale stalliere nella scuderia di lusso. Mi alzo alle 4 ogni dì e faccio una corsa, in slitta, alla posta.
Temperatura. Finora, il giorno più freddo non superò i-15°.

1° febbraio. Il freddo che finora non si era sentito gran ché è venuto in questi giorni ultimi a farci una visitina. Il 30 gennaio erano: in cortile -25°, all'aperto -30° e più. Il 31 gennaio: in cortile -26,5°, all'aperto -32°. Oggi: in cortile -27°, all'aperto -34° a seconda della posizione.
Andando alla posta devo coprir mi bene tutto, fuorché gli occhi; il naso specialmente merita attenzione e pizzica come se fosse torturato dalla pietra infernale.

LA CORRISPONDENDZA. Dalle ultime cartoline ricevute rilevo che mio fratello Giordano non dà sue nuove da alcuni mesi, e per informazioni scrissi alla Croce Rossa Russa in Pietrogrado, Ufficio Centrale; alla Croce Rossa Svedese, Sezione di Mosca; alla Direzione delle Baracche per prigionieri di guerra in Cistopol, Gov. Kazan. 1° marzo.

UNA PAGINA TRISTE. Dalla direzione delle baracche per prigionieri in Cistopol ricevo la triste nuova che il mio amatissimo fratello Giordano mi lasciò solo al mondo a consolare i poveri genitori. Dalla cartolina in data 27/1 (9/2) rilevo che egli morì nell'ospedale di Cistopol il 2/2 (15/2) 1916 e fu sepolto nel cimitero di quella città.
Questa perdita mi procurò il più grave dolore finora provato al mondo. Che sarà dei poveri genitori alla triste nuova ?
(Da tempo, tanto Ettore quanto i familiari a Mitterndorf erano in ansia perché non giungevano notizie da Giordano. Ettore cercava di far coraggio ai genitori; in una cartolina postale di quei giorni scrisse: « Non temete miei cari genitori; Iddio ci prova con questa guerra e poi ci ricompensa di certo. Egli non abbandona chi confida in lui.» Quando la voce della morte del fratello era ormai ufficiale, indirizzò ai genitori una missiva dicendo: «Ebbene, miei cari, noi dobbiamo essere rassegnati e accettare da Dio ogni prova a cui ci vuoi assoggettare. Egli ci ricompenserà certo poi copiosamente. Se la perdita fu grave, consola almeno il pensiero che ora dal Cielo guarda su noi e veglia e prega Dio per noi. Povero Giordano. lo non lo posso dimenticare un sol momento e non potendo far altro prego sempre per luì..»).

19 marzo. Festa di San Giuseppe

RIVOLUZIONE IN RUSSIA Il giorno 8 marzo (23 febbraio russo) incominciò qui l'attuale rivoluzione, che continua con ordine, con buoni risultati
(Qualche mese più tardi, scrivendo ai genitori «riguardo agli effetti della rivoluzione» riferì: «Non occorre che vi dica nulla perché avrete letto abbastanza sui giornali. Vi faccio osservare solo che ora stiamo meglio anche noi prigionieri, non comandando più i grandi possidenti bensì i contadini. Noi domandammo tosto un miglioramento di vitto che ci fu subito concesso ... In Russia il 18 aprile fu festeggiata la festa socialista, I maggio, e il popolo liberato dal giogo di prima parla di affratellamento fra gli stati per combinare al più presto una pace ... » Alcuni giorni dopo Ettore M. tornò sull'argomento confermando che "se la rivoluzione russa procurò dei grandi vantaggi ai contadini e ai lavoratori fu pure vantaggiosa per i prigionieri in quanto che ora siamo meglio trattati di prima. Se i signori non trattano bene i prigionieri, questi ultimi vengono tolti via e dati in aiuto ai piccoli possidenti, i quali vengono pure arricchiti di terre, finora proprietà dei nobili.» E conclude: " Speriamo che il presente congresso socialista sia apportatore di quella pace che tutto il mondo desidera.»).

TEMPERATURA. Da quanto testimoniano i russi stessi, un freddo come quest'anno non si aveva da ben vent'anni. Anche nel 1904/5 fu pure assai freddo, ma non come quest'anno. Oggi nel cortile erano ben -24° e all'aperto oltre -30°. Al freddo aggiungasi poi il vento veemente e si avrà una idea dell'inverno in Russia
(Nell'inverno tra il 1916 e il 1917 Ettore M. sottolineò più volte, anche negli scritti inviati ai familiari, le condizioni meteorologiche: punte di gran freddo che sorprendono chi proviene dalle nostre latitudini, il vento aspro e irritante dal quale la gente del posto riesce pur sempre a difendersi, la quantità straordinaria di neve. "In questi ultimi giorni fece assai freddo, giunse a -34. Per di più c'è sempre un vento forte e freddo. Viaggiando su slitta bisogna coprirsi mento, guance, naso altrimenti si gela. Ognuno di noi ha un giacchettone fatto di pelle di pecora con lana lunga 4-5cm e stivali di feltro, così che i piedi non soffrono nulla.» E in un'altra occasione: "Siamo ora nel pieno dell'inverno, nevica ininterrottamente da due settimane con grande varietà di temperatura ma il vento non manca mai e porta la neve con gran forza negli avvallamenti e li riempie e non lascia distinguere né strade né campi né prati. I fiumicelli hanno il ghiaccio che sorpassa ora 60 cm e vi si passa sopra con le slitte senza pensieri. Oggi sono 4° di freddo, ieri erano 8 e ier l'altro 26°.»).

30 aprile. UNANUOVA FARSA. Ieri si seppe la nuova che sarebbero stati tolti tre prigionieri e dati a lavorare in paese. Gli abitanti del villaggio insistono presso il Comitato per avere i tre contadini Andrej Melnicin, André Toth, Theodor Kruba. Il Capo invece, con la signora, divisò di privarsi di me, del Carposio e del Lajos Braun. Ci invitò a restituire la giubba da lavoro e un paio di calzoni. Noi, giulivi, preparammo il nostro bagaglio, d'accordo con Dellai che se nel nuovo posto non andasse bene, si farebbe assieme una gita altrove.
Quand'ecco, un deputato del paese si presenta, prelegge il nome dei tre contadini desiderati ed ordina loro di prepararsi per partire. Che facciamo allora noi? Si andrà via ugualmente! Qui non si può vivere! Dellai ed Hans fanno un consulto e dicono: «Veniamo anche noi.» Succeda ciò che può succedere.
Il Capo, visto il pericolo di rimanere con un solo prigioniero, corre di qua e di là, finché con uno scritto del deputato cerca di indurci a rimanere. Noi vogliamo parlare con la signora. I! discorso fu assai animato; si misero in vista tutte le lagnanze per il vitto e per il trattamento e si fecero delle condizioni di miglioramento, accettate le quali, restammo in 6. Gli altri tre partirono ed ora lavorano dai contadini del paese, ove stanno bene.

I miglioramenti promessi consistono in:
- ogni giorno si riceveranno due krucki
(krucki (da krùzka): tazza.) di latte buono invece di uno;
- ogni giorno si riceverà "sidni
(sidni, molto probabilmente sìtnik: pane di fior di farina.) ;
- kasce e tovarok  
(tovarok, molto probabilmente tvorog (pronuncia tvaròk o tvòrok): ricotta.) rimarranno come prima.
"Agurci" verranno scelti e dati solo buoni.
Fra breve verrà uccisa una vacca e verrà data più carne.

1° maggio (13 aprile). Oggi è qui la Festa della Libertà. Per Natale verrà anche cambiato il calendario cirilliano con il nostro.

3 maggio. Oggi cominciano già a circolare voci che la signora vuoi dare "sidni" solo la domenica.
Vedremo ciò che sarà.
Il mese dei fiori ha già fatto capolino, ma senza la fragranza degli stessi. Ogni giorno, da una settimana, la neve fa la sua comparsa e di notte il terreno gela solidamente.

25 maggio. UNA NEVICATA ECCEZIONALE. Il giorno 20 e la notte intera, nonché il 21 fino a sera tarda fummo visitati dalla neve, che cadendo a larghi fiocchi coperse d'un manto candido alto circa un metro tutta la natura già in piena vegetazione. Le piante già verdi, curve sotto il peso della neve, ebbero molto a soffrire; molte sono sradicate. I seminati pure sono danneggiati. Però il sole ha presto nettato il suolo da questa visitatrice insolente.

Le annotazioni di Ettore M. s'interrompono per due mesi. Ne approfittiamo per chiudere l'argomento della prigionia e aprirne uno nuovo incentrato sull'abbandono della condizione di prigioniero di guerra e del trasferimento in Italia, divenendo cittadino italiano. Dopo varie traversie e colpi di scena le sue aspirazioni diventeranno realtà.



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25/02/2023
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