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LA LEGGENDA DEL PIAVE
Autore del testo e della musica: E.A. MARIO
E.A. MARIO è il nome d' arte del musicista e poeta Giovanni GAETA (Napoli 1884 - 1961). Autodidatta, esordì attorno ai venti anni, conseguendo un clamoroso successo con la canzonetta "Cara mammà".
Legò il suo nome soprattutto a canzoni, in lingua e in dialetto, impregnate di romanticismo (Santa Lucia, Vipera, Balocchi e profumi), e più ancora alla Leggenda del Piave (1918), l' inno che celebrò la riscossa delle truppe italiane sul fronte veneto nella prima guerra mondiale. Pubblicò anche volumi di versi e scrisse un' opera teatrale e libretti di alcune opere.
Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio.
L'esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto delle armate sponde
sommesso a lieve il trepidar dell'onde;
era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una notte trista si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorìo de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero.
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame:
volea sfogare tutte le sue brame...vedeva il piano aprico,
di lassù voleva ancora sfamarsi e tripudare come allora...
"No" disse il Piave. "No!" dissero i fanti,
"Mai più il nemico faccia un passo avanti!"
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l'onde...
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro và, straniero!"
E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento,
e la Vittoria sciolse l'ali al vento. Fu sacro il patto antico:
fra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse alfin l'italico valore le forche e l'armi dell'impiccatore.
Sicure l'Alpi...libere le sponde...
E tacque il Piave, si placaron le sponde.
Sul patrio suolo,vinti i torvi imperi,
la pace non trovò nè oppressi nè stranieri.
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