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LA NECESSITA' DI ARRANGIARSI
di Vitaliano Modena
Il bisogno, estremo in molti casi, di procurarsi il cibo occorrente per sostentarsi, spinse i nostri profughi a ricercare tutte le occasioni possibili per sopperire alle esigenze delle famiglie, nel rispetto dei valori fondamentali della vita propria e altrui.
Quasi tutte le testimonianze parlano della pratica generalizzata di arrangiarsi, avallata, all'occorrenza, anche dai sacerdoti: "Se non volete morir di fame, datevi da fare".
Una nostra profuga, ospite di un collegio della Moravia, rammenta le parole di un confessore non italiano: "Rubare un piatto di minestra essere peccato mortale, rubare due piatti essere peccato veniale, rubare tre piatti essere opera buona". Talvolta risultò agevole procurarsi provviste.
L'ultimo anno di Boemia mi rivolsi al responsabile dei boari perché avevamo bisogno di patate. Quest'uomo era un boemo e mi voleva bene. "Ti dico io dove prenderne. Vai questa sera con due sacchi nel deposito, troverai la porta aperta". Così mi recai con lo zio nel magazzino stracolmo, ne mettemmo il più possibile nei due sacchi e le portammo faticosamente a casa. Il giorno seguente il capo mi disse: "Soddisfatto per le patate?" "Non del tutto" risposi io "perché non ne avremo a sufficienza per tutto l'inverno". E così la sera facemmo replica, e la provvista ci mise tranquilli. Quando le patate venivano dissotterrate nei campi, le donne seguivano raccogliendole in ceste e caricandole sui carri. Allorché arrivavano in fondo alle file, lungo il fossato, le rovesciavano sul prato e le coprivano d'erba. Alla fine della giornata le avrebbero portate a casa. Un giorno l'amministratore della fattoria, nel corso di un sopralluogo, notò quei mucchi d'erba e chiamò il capo. L'ordine non poteva essere che quello di caricare quelle patate sul carro. Ma nessuna eseguì quanto richiesto. Vi provvedemmo noi boari. La sera, al rientro, le donne salirono sui carri e rientrarono in possesso della loro cesta di patate.
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