La Pasqua di liberazione - Gruppo Alpini Roncegno

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La Pasqua di liberazione

La 1a G.M.



LA PASQUA DI LIBERAZIONE

di Vitaliano Modena



Quest'ultimo, ricordato da Marco Pola, fu uno degli avvenimenti conclusivi registrati a Katzenau.
Infatti, nella primavera del 1917, quasi tutti i trentini lasceranno l'accampamento; altri lo avevano fatto, specialmente gli uomini validi arruolati per il servizio militare.
La decisione, che rappresentava un atto di clemenza da parte dell'imperatore, costituiva anche la soluzione del problema di trovar posto per altri sudditi, specialmente francesi e inglesi, condannati all'internamento.
Così ai primi di aprile del 1917 furono appesi sulle baracche gli avvisi di presentarsi in ufficio.
Un' apposita commissione avrebbe suddiviso gli internati fra liberi e confinati: liberi a proprie spese (non potevano però ritornare nei paesi di origine se questi fossero stati evacuati); confinati a proprie spese; liberi a spese dello stato; confinati a spese dello stato.
Con l'assicurazione che tutti avrebbero lasciato il lager, l'esultanza dilagò.  
Romano Joris fu invitato a scrivere un testo per il valzer "Fior di roccia" di Giacomo Sartori, che già ne aveva uno, ma sembrava inadeguato a esprimere il vissuto intensamente provato dai trentini in quei due anni di confino.
E così nacque l'inno di Katzenau, eseguito da coro e orchestra, in un'atmosfera di festa: la libertà era vicina.
Nelle nostre case, nelle sere d'inverno o in particolari occasioni, abbiamo sentito cantare o eseguire spesso, con accorata partecipazione, l'inno di Katzenau.
Anche gli esuli di altri lager e della Boemia lo sentirono come propria aspirazione alla liberazione e al ritorno, come la realizzazione di un sogno.
"E quando verso Trento muoverà, il treno d'esiliati innalzerà un grido forte al ciel ... "  
Era la settimana santa, la "Pasqua di liberazione"
(Gorfer, La prima guerra mondiale).  
I trentini lasciarono dietro di sé i cancelli odiati.
Pochi fecero ritorno ai loro paesi, i più si sparsero in varie località dell' Austria e della Boemia, per il divieto dell'autorità militare di ritornare nel Trentino.
Il primo scaglione partì il 17 aprile per il castello di Gollensdorf.
A questo soggiorno venne inviato anche Leonida Gionzer, successivamente trasferito nella cittadina di Stein sul Danubio; rientrerà in patria con il trasporto del 28 novembre 1918, insieme con Massimo Dorighelli, proveniente da Eferding
(Museo del Risorgimento, archivio storico, teca E/50.).
Taluni dei sospetti politici furono forzatamente arruolati, chi nella compagnia di disciplina di Enns (anche Stefano Specher) e chi nella compagnia di disciplina di Benesov (anche Vittorio Pola e Giuseppe Dalsasso).
Benesov era una cittadina di 8.000 abitanti nel centro della Boemia, a un'ora e mezza di ferrovia a sud di Praga.
Gli italiani del secondo reggimento cacciatori sospettati politicamente finirono nella famigerata cornpaqnìa ove la disciplina era molto dura (i superiori potevano disfarsi in qualsiasi modo degli elementi pericolosi, che non potevano appellarsi a diritti o ai princìpii fondamentali della dignità umana).
Ad essi si aggiunsero i sospetti politici provenienti da Katzenau, il primo contingente dei quali raggiunse Benesov ancora nella primavera del 1916.
Dopo la guerra a Benesov fu inaugurata, con solenni cerimonie italo-cecoslovacche, una lapide commemorativa in memoria dei soldati trentini caduti.
Fu meno rigorosa la disciplina nella compagnia di Enns, nell' Austria superiore
(ivi, teca E/49.).


Scultura eseguita a Katzenau da anonimo e conservata come reliquia.

Torniamo alla testimonianza di Marco Pola per seguire la sorte della sua famiglia nell'ultimo periodo di esilio.
Ancora nel '16 mio padre venne assegnato alla compagnia di disciplina di Benesov. Noi rimanemmo nell'accampamento fino al suo scioglimento, dopo di che la mamma trovò ospitalità a S. Martino, vicino aLinz, presso un conoscente di mio padre. Fatte pervenire le valigie e un baule fino alla riva del Danubio, salimmo su un barcone. Il fiume, larghissimo, trasportava in continuazione lastroni di ghiaccio. Ricordo che per tutto il tragitto, che tra l'altro avvenne in diagonale a causa della forte corrente, la mamma pregò in ginocchio. Risalita la riva e ritornati a monte per un bel tratto, sotto il peso dei nostri bagagli, trovammo ad attenderci l'amico di papà con una slitta trainata da due cavalli. Abitammo un po' di tempo in quel paesello di brava gente e frequentammo la scuola tedesca. In seguito ci trasferimmo nella fattoria di un barone austriaco a Fraham, frazione di Eferding. Gli ultimi mesi di guerra ci videro a Mitterndorf, dove ci raggiunse papà. Con lui facemmo il viaggio di ritorno.



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25/02/2023
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