Menu principale:
LA PRESENZA DEI SACERDOTI
di Vitaliano Modena
Profughi con la propria gente, i sacerdoti trentini rappresentarono per le comunità esiliate un punto importante di riferimento e un prezioso sostegno non solo sotto il profilo religioso (la celebrazione di messe e funzioni sacre, e l'amministrazione di sacramenti), ma anche negli interventi di tipo sociale.
Degasperi rilevò che in Boemia i sacerdoti trentini che si presero cura dei profughi furono trentatrè, trentuno quelli che operarono in Moravia.
E divennero "i loro patrocinatori, i loro interpreti, i loro consulenti, i loro segretari.
Si videro costretti a girare tutte le settimane di paese in paese a distribuire conforti, a raccogliere lagni, a trasmettere petizioni ...
Più tardi il governo s'accorse dell'opera preziosa e disinteressata di questi curatori dei profughi (Fluchtlingseelsorger) e concesse loro un'aggiunta, oltre la congrua, perché potessero pagarsi le spese di viaggio".
Boemia. Carlo Rozza (morto poi in guerra) con la moglie Giuseppina Zurlo, che ha in grembo il figlio Procopio,
la piccola Carla (sulla sedia), sostenuta da Ida, quindi Giuseppe e Antonia Froner.
Come già detto, i marteroti e i roncegnesi ospiti a Bechin (150 persone circa, secondo le testimonianze) poterono contare sulla presenza del parroco don Clamer.
Don Liberio veniva a celebrare la messa da noi presso il convento dei frati o nella cappella di proprietà del conte, nella chiesa parrocchiale. E venivano anche compaesani dai centri vicini per assistervi.
Nato a Cavedago il 20 giugno 1874, fu il primo parroco di Marter (incominciò il suo ministero il primo settembre 1906).
Nella sagrestia della chiesa di S. Margherita, un quadro lo raffigura con la scritta: "Durante la guerra mondiale fu l'angelo consolatore dei suoi parrocchiani profughi in Boemia".
L'ho conosciuto e lo ricordo bene. Era un prete colto, severo e rigido, dedito all'insegnamento dottrina le e al canto, capace organizzatore di feste e di attività.
Altre comunità furono periodicamente visitate da don Matteo Holzhauser, già cappellano a Roncegno.
Una volta al mese passava da noi don Matteo: parlava con la gente, ascoltava i bisogni, dava consigli, celebrava la messa. Don Matteo, parroco a Barco al momento della partenza dal Trentino e segretario dell'ospedale di Levico, partecipò alla vita sofferta dei profughi infondendo coraggio, fiducia e serenità, pur non essendo di carattere particolarmente espansivo. Dotato di eccellenti competenze in campo musicale, seppe vivacizzare e allietare le feste coinvolgendo specialmente i bambini, per i quali aveva una predilezione. Di tanto in tanto si assentava per tre, quattro giorni per far visita ai profughi dei paesi vicini. Scrisse per tutti noi anche un libriccino di utili consigli su come comportarsi nelle varie situazioni.
Più testimonianze parlano della frequente presenza tra i profughi di don Guido Franzelli, cappellano di Torcegno, e di don Regensburger.
In casa nostra veniva spesso don Guido per incontrarsi con papà e altri capifamiglia: parlavano a lungo e giocavano anche alle carte.
Gruppo Alpini di Roncegno – Piazza Achille De Giovanni 1- 38050 – Roncegno Terme – (Tn) P.IVA/C.F.90012350220