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LA SCUOLA
di Vitaliano Modena
Molti dei nostri bambini in età scolare vennero inseriti dalle autorità locali nelle scuole boeme o tedesche.
Numerosi gli ostacoli e comprensibile l'imbarazzo, specialmente nella fase d'avvio.
Con gradualità migliorarono la comprensione e i rapporti vicendevoli, che consentirono di apprendere anche in condizioni non ottimali.
Più serena e proficua fu la frequenza per coloro che poterono accedere a una scuola retta da insegnanti trentini, istituita ovunque possibile.
Alla fine del 1917, risultarono 140 le scuole italiane erette per i profughi, ospitanti 16.000 scolari; di esse, 48 erano in Boemia, 64 in Moravia, 6 a Salisburgo e le rimanenti, altrove.
I ricordi dei profughi sfumano in tanti piccoli episodi personali e soliti a un tempo.
Richiamano talvolta i nomi dei maestri, frequentemente il luogo della loro provenienza: Mori, Borgo Sacco, Aldeno, Folgaria, Novaledo ...
A Bechin insegnò un maestro primierotto, profugo anche lui con la famiglia.
A volte, pur di frequentare la scuola italiana, gli scolari percorrevano a piedi diversi chilometri, con i disagi conseguenti, dovuti non solo alla cattiva stagione.
Frequentai la scuola boema. Ero la sola di italiani, sola in un banco di tre posti; i pidocchi che avevo indosso non favorivano certo i rapporti. Poco per giorno feci amicizia con un bambino boemo, buono; giocavo assieme, e con l'occasione ognuno di noi cercava di insegnare qualcosa della propria lingua all'altro. Il maestro era bravo, non permetteva che i compagni mi facessero dispetti. I più grandi potevano frequentare la scuola serale tedesca e qualche studente prendeva lezione da don Liberio.
Boemia. Scolari a Slatinany: Anna Casagranda è dietro le due suore.
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