L'Azione del 13 Aprile sullo Spigolo Frattasecca - Gruppo Alpini Roncegno

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L'Azione del 13 Aprile sullo Spigolo Frattasecca

La 1a G.M.


L'AZIONE DEL 13 APRILE
SULLO SPIGOLO FRATTASECCA    

di Luca Girotto


All'alba del giorno 13 venne ripresa l'offensiva per l'occupazione della linea malga Broi-cocuzzolo di q. 1656 di Frattasecca-case Erterli.
A prescindere dall'esito delle azioni nei settori laterali, era questa l'ultima decisiva spinta che, se coronata da successo, avrebbe permesso agli italiani di stringere alla gola l'occupazione austriaca del Panarotta: minacciato di fronte e sulla destra (attraverso il facile valico del Weitjoch) l'odiato monte avrebbe subito l'insidia italiana anche da sud dopo che le truppe discendenti per malga Broi su Novaledo avessero costretto gli austriaci a ripiegare sulla linea principale passante per Caldonazzo-Tenna-Col delle Benne-Busa Granda-Semperspitz-Panarotta.
Il ten. col. Padovani, aveva impartito nella notte nuove disposizioni: tre compagnie del IV/84°, avrebbero puntato su Spigolo Frattasecca-malga Broi; la 13" comp. avrebbe atteso quale riserva sulla linea difensiva di S. Osvaldo in corso di rafforzamento; il I/84° doveva dirigere una compagnia su case Erterli, mentre un'altra avrebbe funzionato da collegamento tra Erterli stesso ed il crinale di Frattasecca, minacciando le pendici nord di quest'ultimo; la compagnia che il 12 aveva dovuto ripiegare su Teccel si sarebbe spinta sulla sinistra del torrente L'Argento puntando su casa Pendola (q. 1319) -Prà di Castello (q. 1415) -Erterli (q. 1418); l'artiglieria doveva battere la Frattasecca e le posizioni retrostanti per coprire l'avanzata ed impedire l'accorrere dei rinforzi.
Alle 9.30 il magg. Bernardi della Rosa, ritenendo sufficiente l'azione dell'artiglieria su q. 1623, richiedeva che essa allungasse il tiro e subito dopo con tutte le compagnie, precedute dagli esploratori, contro la quota medesima, occupandola e cercando di procedere verso q 1656.
Il comandante del 1/84° non ritenne però di spingersi subito nella direzione di Erterli, preferendo attendere che fosse già a buon punto l'azione alla sua sinistra onde avere facilitato il compito per ragioni di dominio dello Spigolo Frattasecca sull'intera conca di Cinque Valli, in fondo alla quale stava per andarsi a cacciare.
Le sue due compagnie appoggiarono così dalla destra l'azione di quelle del IV/84°.
Alle 10.00 gli esploratori riferivano che il nemico era fortemente trincerato, protetto da profondi sbarramenti di reticolato e dotato di mitragliatrici. Venne quindi dato nuovamente ordine all'artiglieria di battere la posizione avversaria ma il tiro risultò insoddisfacente, a volte addirittura pericolosamente corto, poichè le batterie sparavano al massimo della loro gittata.
Un primo assalto non riuscì, soprattutto per l'alta neve che ostacolava assai i movimenti.
Furono nuovamente inviati gli esploratori, appoggiati da un plotone della 3a compagnia che doveva agire frontalmente, mentre altro plotone attaccava dalla destra con 100 uomini ad immediato rincalzo.
Le rimanenti truppe sarebbero scattate non appena si fosse riusciti a sgombrare il terreno apprestato a difesa.
L'avanzata fu spinta fin sotto i reticolati nemici, in parte tagliati dal reparto esploratori, ma venne arrestata dal violento fuoco di fucileria, mitragliatrici ed artiglieria.
Alla testa del suo plotone cadeva, fulminato da una raffica, il sottotenente Taddei.
Erano quasi le 13.00: le perdite subite nei due giorni d'azione, l'esaurimento fisico degli uomini ed i vari casi di congelamento dovuti alla prolungata permanenza nella neve consigliarono a questo punto di ripiegare sulle posizioni occupate il giorno innanzi.
Ciò avvenne per scaglioni, sotto il fuoco dell'artiglieria imperiale che non produsse perdite sensibili grazie alla formazione rada dei reparti.
Non fu ritenuto conveniente rimanere là dove si era giunti poichè si sarebbero dovuti iniziare altri faticosi lavori di rafforzamento, che non avrebbero peraltro dato garanzie di contenere con successo eventuali contrattacchi.
Nonostante i disagi e la stanchezza, il contegno della truppa, a detta degli ufficiali, fu esemplare: le perdite della giornata ammontarono a 5 morti (1 ufficiale) e 24 feriti.
Falliva così l'ultimo tentativo italiano di scardinare dall'alto, da nord, la linea avanzata austriaca di Novaledo; era un fallimento amaro, avvenuto a poche decine di metri dall'obiettivo, dato che l'occupazione di q.l656 di Frattasecca avrebbe reso impossibile la resistenza austriaca nei boschi di malga Broi e sui costoni che scendono al Brenta.
Rafforzarsi sulle posizioni raggiunte il giorno 12, era l'ordine; e questo fecero le compagnie della brg Venezia, nella neve e sotto le bombe austriache.
E non si può che ammirare lo spirito di resistenza di questi uomini, tutt'altro che abituati al rigido clima della montagna invernale e malamente equipaggiati per affrontarlo.
Ma la mancata avanzata delle ali, su Cinque Valli a nord e su monte Broi a sud, conferiva all'occupazione italiana di S. Osvaldo una pericolosa forma a cuneo: la prima linea risaliva da Teccel, in fondo Val Larganza, su q. 1147 e proseguiva per cresta, nel bosco, verso a S. Osvaldo (q.l450) ed oltre, sino a q.l581; da qui tornava indietro per lo stesso crinale fino alla chiesetta distrutta e piegava a sud costone di Valcanaia (q. 1035) scendendo al "noto cocuzzolo" ed a q. 617 sopra Marter.
Pur di non rinunciare alle insignificanti conquiste territoriali si accettava dunque uno schieramento difensivo irrazionale, attaccabile, come in effetti sarebbe poi avvenuto, su tre lati.
Atteggiamento, questo, tanto più grave in quanto era ormai noto anche all'ultimo fantaccino l'approssimarsi della grande offensiva nemica di primavera, i cui preparativi non potevano essere sfuggite agli osservatori italiani di cima Manderiolo e dell'Armentera.







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25/02/2023
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