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LE VICENDE BELLICHE DI SEVERINO ROZZA
di Vitaliano Modena
Uno dei documenti scritti e conservati dai soldati nostri conterranei presenti sulla scena del primo conflitto mondiale proviene da Severino Rozza (Severino Rozza era il padre di Caterina, residente a Marter di Roncegno, la quale ci ha lasciati nel dicembre 2005. Mi legano a lei profonda stima e tanti ricordi riguardanti proprio la riscoperta delle vicende che hanno coinvolto le famiglie e l'intera popolazione del nostro paese riferite alla guerra del 1914-18 (militari, profughi, paesi distrutti .... ) Abbiamo condiviso, mossi da comune interesse, il desiderio e l'emozione di visitare più volte Mitterndorf e la Boemia nei viaggi promossi dall'Amministrazione comunale di Roncegno negli anni Novanta. Non ne mancò uno. Ed era orgogliosa del padre Kaiserjäqer,).
Nato nel luglio 1879 a Roncegno da Valentino e Cattarina Fruet abitanti a maso Rozza, Severino seguì la famiglia emigrata nel cantone di San Gallo per ragioni di lavoro.
Nel 1913 i Rozza rientrarono andando ad abitare il maso nella campagna di Marter ("maso del Rigo", oggi una delle case del "maso Bazanei") che avevano acquistato nel 1908 con i risparmi messi da parte in Svizzera (Le informazioni riferite alle vicende familiari sono per lo più tratte dallo scritto di Lucio Rozza pubblicato in Strenna Trentina - 2002 dal titolo Diario di viaggio di un va/suganotto prigioniero in Russia nella Grande Guerra.).
I genitori Rozza pagarono un alto prezzo alla guerra. Ebbero arruolati ben quattro figli: Domenico, Fortunato e Angelo, oltre a Severino, e persero il maggiore, Domenico, in Russia.
Dopo aver partecipato con una cooperativa edilizia alla ricostruzione del paese, nei primi anni Venti Angelo emigrò in Argentina e vi rimase.
Severino visse a Marter dove morì nel 1943.
Chiamato alle armi nel 1914, Severino si trovò trentacinquenne in Galizia. Nulla si sa del suo coinvolgimento nelle operazioni belliche e nulla è rimasto delle vicende legate alla sua prigionia (Con una cartolina postale del 28-VIII-1917 il fratello Angelo, pure lui in Russia, a Tambow, scrisse al padre Valentino profugo a Veselicko presso Tabor: «L'altro giorno ho ricevuto una Cartolina di fratello Severino, che si ritrova in Siberia e di buona Salute.»), tranne che fu assegnato, durante quest'ultima, prima a lavori di campagna e poi di estrazione mineraria sui monti Urali. La Russia lo trattenne ben oltre la fine della guerra.
I primi riferimenti precisi che lo riguardano sono una data, il 31 marzo 1919 e una città, Omsk, la capitale della Siberia meridionale dove in quel giorno si trovava (Ricordiamo che Omsk, dopo lo scoppio della guerra civile nel 1917, era diventato il centro della resistenza controrivoluzionaria e sede del governo antibolscevico (1918-19). In suo appoggio s'erano schierate le potenze alleate e il Corpo italiano di spedizione in Estremo Oriente accasermato, in quel periodo, nella zona di Krasnojarsk.).
C'era ad Omsk un grandioso baracca mento adibito a ricovero di prigionieri. Stipati in quelle baracche se ne contavano migliaia già nel 1915. La Missione Militare Italiana incontrò gli irredenti ivi rinchiusi facendo opera di convincimento affinché passassero dalla parte italiana (Utile e ricco di informazioni il libro di Quinto Antonelli I dimenticati della Grande Guerra.).
Quel campo fu un porto di mare fino al 1919, pieno di prigionieri che andavano e venivano. Tra costoro venne a trovarsi Severino Rozza, che dal 31 marzo si fermò ad Omsk due mesi e mezzo. Cosa aveva fatto fino ad allora? Quando e da dove vi era arrivato?
Il Rozza, ad Omsk, venne verosimilmente in contatto con esponenti della Missione Militare sempre alla ricerca di ex prigionieri irredenti sperduti in Russia e in Siberia, e da questa inviato a Vladivostok dove operava dall'autunno del 1918 il Centro di mobilitazione della Missione affidato al magg. Cosma Manera.
Le annotazioni di Severino Rozza, che leggeremo, cominciano il 13 giugno 1919. Ad Omsk, quel giorno, egli salì sulla transiberiana. Non era solo, con lui altri ex prigionieri; nomina un certo Corazza, certi Gassmaier e Grüss e alcuni valsuganotti e compaesani: Giuseppe Debortoli, Leopoldo Montibeller, Carlo Hueller e un Paterno. In loro compagnia s'avventurò nel profondo della landa siberiana sconfinata e inospitale, condotto dal monotono, interminabile, ma provvidenziale sferragliare del convoglio diretto al porto russo sul Pacifico.
Severino annotò le varie tappe del trasferimento indicando per ognuna di esse il giorno e il luogo, omettendo appunti e osservazioni pertinenti o memorie che sicuramente avrebbero potuto essere di straordinario interesse (Unica eccezione per Harbin dove scrive «casa Stazione stile antico.»). Non compaiono nel taccuino osservazioni sul paesaggio ora selvaggio ora punteggiato di isbe o ravvivato dalle città cresciute lungo la ferrovia, o sulle genti di razze diverse inconsuete a vedersi per foggia e contegno, o sui compagni e le persone incontrate.
A Vladivostok il Rozza rimase quasi 8 mesi. S'imbarcò il 22 febbraio 1920 e fu a Trieste l'11 aprile.
Quanto scritto da Severino Rozza è riportato a matita, su pagine quadrettate di un quadernetto di 14 per 8,5 cm. Contengono, come detto, le soste del viaggio, e varie cose non attinenti: qualche formula geometrica e operazioni aritmetiche; qualche frase tradotta in tedesco; un elenco di 30 città sparse su tutto il pianeta con l'ora solare propria di ciascuna quale risulta dai diversi fusi orari; e poco altro, che non ha alcun rapporto con le vicende forti della guerra o del viaggio. Queste forse risultavano a lui difficili o impossibili da raccontare, oppure le volle tenere per sé, oppure ancora non seppe dare alla sua storia l'importanza che sicuramente meritava.
Le paginette che ci offrono utili indicazioni sono nove. Vi si può cogliere una certa consapevolezza di essersi venuto a trovare, lui povero uomo indifeso, al cospetto di un mondo infinito, abitato ovunque ed esplorabile compiutamente solo con l'immaginazione. Il tragitto in transiberiana, e in seguito per mare, articolatosi su vastissimi spazi fu, fuori di ogni dubbio, un'avventura, sia per i tempi richiesti sia per le miglia percorse. Mesi di viaggio non solitario li troviamo sintetizzati nelle stazioni e nei porti toccati mentre lentissimamente andava avvicinandosi a casa. Solo questi volle che rimanessero a futura memoria.
Tutto il resto confluì nel patrimonio della sua memoria orale di cui rendeva partecipi i familiari e gli amici in particolari occasioni d'incontro un tempo frequenti. Memoria che si è estinta, com'è inevitabile, con la scomparsa del protagonista e dei suoi discendenti.
In transiberiana
Cominciato il 13 giugno ad Omsk il trasferimento si concluse dopo 22 giorni a Vladivostok.
La successione dei giorni e delle fermate (Nel piccolo notes, i nomi propri di città si trovano scritti in genere con una certa comprensibile approssimazione oppure nella grafia risalente all'epoca e che successivamente fu modificata. In questo testo troviamo aggiunti, tra parentesi, i toponimi come oggi sono usati, a beneficio del lettore che volesse riconoscerli sull'atlante geografico.) fu la seguente:
giugno 1919
Partili] da Omsch [Omsk]il 13 giugno 1919
Il 14 passato Tatarscha [Tatarsk]
Waravinck [Barabinsk]
Tsulinskaia
Il 15 a Novonikolaiev [Novonikolaevsk, fino al 1925; oggi Novosibirsk]
Il 16 a Taiga
Il 17 a Krasnoiarsk
Il 21 arrivato a Kansck [Kansk]
Il 22 arrivato a Taisset [Tayshet]
Il 24 a Cerencovo [Cheremkhovo]
Il 24 a Polovina
Il 24 Angara (Angara: fiume, immissario del lago Bajkal a Irkutsk; a pochi chilometri da questa città, sull'Angara, nascerà nel 1940,la città di Angarsk.)
Il 24 a Irckuts [Irkutsk]
Il 25 da Irckuts
Il 26 Saliuncka [Slyudyanka]
Il 27 Petrovck in Zavod [Petrovskij Zavod; dal 1926 Petrovsk-Zabejkal'skij]
Il 28 Schita [Cita o Chita]
Il 28 Adrianovcka
Il 29 Manschuria [Manciuria, Mandschurya, al confine russo-cinese]
Il 30 Parti da Manschuria
Il 30 Cailar [Kailar, oggi Hailar]
Il 30 Miranducke
luglio 1919
Il 1 Zizingar [Zizikar, oggi Qiqihar]
Il 2 Carbin [Karbin, Kharbin, Harbin]
Il 4 St. Nickolescki
Il 4 Wladivostoch" [Vladivostok]
Nel piccolo notes troviamo dei numeri relativi a distanze. Alcuni ne inglobano altri:
«La Manschuria e 1400 Verste (Versta. Come già detto, antica misura di lunghezza usata nell'Impero russo, equivalente a 1.066,781 metri) - 400 Verste dalla Manschuria a Wladivostoch.»
«Linea Siberia-Manchscuria - Omsk - Wladivostoch Verste= 5369.»
Per mare
A Vladivostok Severino dovette attendere con infinita pazienza sette mesi e mezzo prima di poter imbarcarsi. Non ci dice come trascorse quel periodo.
Partì con uno degli ultimi trasporti organizzati per far giungere in Italia dal Mar del Giappone ex prigionieri e uomini del Corpo di spedizione. 12.800 uomini che erano rimasti in Oriente salirono su tre piroscafi noleggiati dal Governo italiano tra il 22 e il 26 febbraio 1920.
Severino annotò anche i porti toccati dal viaggio per mare durato dal 22 febbraio a quasi la metà di aprile: Vladivostok, Shangai, Singapore, Colombo, Aden, Port Said, tragitto comune a quasi tutti i rientri per nave dall'Oriente.
Seguiamo anche nella navigazione lo scritto di Severino:
Parti da Vladivostock il 22 Febraio circa le 11 a. m.
Arivato a Schangai il 26 di sera circa le 9 ore.
Partenza da Schangai il 28 Febraio aie 4 ore sera.
Arivo a Singapore ai 8 Marzo ore 8 sera.
Partenza da Singapore il 10 a ore 11.
Arivo a Colombo il 16 Marzo ore 4 di sera.
Partenza da Colombo il 18 a ore 7 matina.
Arivo a Aden il 26 a ore 2 pm.
Partenza da Aden il 27 a ore 12 meridiane.
Arivo a Port Said il 3.4 [Aprile] a ore 6 matina.
Partenza 4.4 ore 6 matina. 121
Il taccuino non parla del tratto conclusivo compiuto a partire dal 4 aprile, allorché la nave (era la England Maru) trasse l'ancora per il Mediterraneo. Sappiamo da altre fonti che essa giunse a Trieste l' 11 aprile 1920 accolta da calorose manifestazioni di popolo.
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