l'emigrazione - Gruppo Alpini Roncegno

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l'emigrazione

La 1a G.M.



L'EMIGRAZIONE

di Vitaliano Modena



Sarebbe troppo parziale riportare solo le positività presenti nella Roncegno di cent'anni fa e degli anni immediatamente successivi, e non dire che tra le belle realizzazioni del tempo s'aggirava il volto infelice della gente che abitava in stamberghe o in masi sovraffollati, priva di terra da coltivare e di strade da percorrere, senza un domani garantito dal pane.  
Mentre si concretavano per molti, e per la comunità, le aspirazioni ad affrancarsi dall'indigenza e dai troppi disagi di una vita legata a un'agricoltura di puro sostentamento, per altri tutto questo era un sogno e il paese si rivelava sempre più inadeguato e angusto.
Si ebbe allora l'inizio di una diaspora di grosse proporzioni; per decenni e decenni Roncegnodiffuse in più regioni del mondo una parte cospicua di sé.
Soprattutto i giovani non riuscivano qui a trarre occupazione da una terra che stava diventando sempre più piccola e avara, anche per la conformazione del territorio e le calamità naturali.
La crisi della viticoltura, della bachicoltura e dell'industria serica aggravarono le condizioni economiche riducendo le prospettive di lavoro.
L'offerta di prestazioni qualificate e prevalentemente manuali era, nonostante le iniziative in atto in paese, di molto inferiore alla domanda.


La fam. Montibeller di Val di Canale (1885): Giuseppe e Paolo, in seconda fila, e Pietro, in terza fila,
emigrarono in Argentina prima del 1900. Amalia, in seconda fila, emigrò nel 1927, pure in Argentina.


In questo contesto (per necessità semplificato tanto da non considerare le altre cause interne e quelle esterne al nostro ambiente e le particolarità delle situazioni) irruppe prima la voce poi la certezza di potersi costruire altrove una vita più fortunata, in America innanzi tutto.
Parecchie persone d'ambo i sessi e famiglie intere lasciarono stabilmente questa terra per un'avventura il cui esito dipendeva giorno dopo giorno dalla capacità di ciascuno e del gruppo  di lottare e soffrire per sopravvivere.
Ci si riferisce qui specialmente all'emigrazione verso il Brasile iniziatasi nel gennaio 1874 per quattordici roncegnesi, proseguita nel 1875 con la partenza eccezionale di oltre 500 nostri compaesani e continuata poi per diversi anni con varia intensità
(Renzo M. Grosselli, Vincere o morire. Contadini trentini (ueneti e lombardi) nelle foreste brasiliane. Parte 1. Santa Catarina 1875-1900, Trento, Provincia Autonoma, 1986.).
Altri emigrarono in Argentina e negli Stati Uniti, sognando e cantando, pur con la tristezza nel cuore, la mitica "Merìca", o raggiunsero le terre della Bosnia per rifondarvi un lembo di Roncegno
(Classi IV e V delle scuole elementari di Marter e Novaledo, Cent'anni di emigrazione, Museo provo degli usi e costumi della gente trentina S. Michele all'Adige e Cassa Rurale di Levico, 1983.) .
Il Brentari, verso il 1890, riferiva che partivano in media "150 persone all'anno, sia per le provincie confinanti, che per l'America.
Si calcola che circa 1500 abitanti di Roncegno siansi stabiliti in America". E il nuovo secolo non aveva ancora visto la luce.
L'esodo riprenderà intensamente anche dopo la ricostruzione del 1922-23, in primo luogo per l'Argentina e quindi per i paesi europei, e durerà fino agli anni sessanta.
A Roncegno, un tempo tirolese, che si espanse forzosamente nel mondo, guardano oggi con interesse e affetto i discendenti di coloro che dovettero partire, desiderosi di ritrovare le propaggini più remote delle proprie radici.




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25/02/2023
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