"Segua la Traccia del Sangue !" - Gruppo Alpini Roncegno

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"Segua la Traccia del Sangue !"

La 1a G.M.


"SEGUA LA TRACCIA DEL SANGUE !"  

di Luca Girotto


I cruenti scontri dei giorni 4-5 e 6 aprile avevano quindi messo praticamente in ginocchio il gruppo di combattimento del capitano Habermann.
Per sostenere le vacillanti difese vennero allora messi in allarme il battaglione della riserva III/37° e i due battaglioni del reggimento degli Schiitzen volontari dell'Alta Austria: il giorno 9 il III/37° andò a presidiare le trincee avanzate tra monte Collo e Glockenthurm.
Con una marcia di trasferimento durata cinque ore nella neve, alta oltre un metro, il I° battaglione e una compagnia del II° del rgt Schutzen si schierarono invece, il 7 aprile, tra Novaledo, monte Sollarin e pendici di monte Broi; subito dopo, il II°  battaglione prendeva posizione sul costone di monte Broi, fino allo Spigolo Frattasecca.
La sera dello stesso giorno fu dato l'allarme: due plotoni dovettero marciare in direzione di Erterli, attraverso il Weitjoch ("La Bassa", o "forc. dei Cavai", tra Panarotta e Frawort), al comando del capitano Kavcik e del sottotenente Bauer.
Quando, sul passo, il maggiore Gatterer s'informò della strada da seguire per Erterli, un fante gli rispose: "Gehen Sie die Blutspur nach! " (" Segua la traccia del sangue! " ).
L'ombrosa conca di Erterli-Cinque Valli era, in quel periodo, completamente sommersa dalla neve; dal Weitjoch si dipartiva verso il basso un sentiero stretto ed incassato, lungo circa un chilometro.
Ricordava il dr. Oskar Schmotzer, all'epoca aiutante di battaglione dei F. W. O. O. S : "Per tutta la lunghezza del camminamento la neve, arrossata dal sangue, sembrava di porpora, quasi un rosso tappeto.
Su questo sentiero si dovevano trasportare in su i feriti, in giù viveri e munizioni.
I carri non potevano passare.
Si dovette provvedere a tutto per mezzo di portatori, messi a disposizione dalle stesse truppe. (...) Mancavano paglia ed alloggiamenti, vi erano solo neve e sangue.
Il terribile silenzio della notte, nel quale noi, lungo il pendio scosceso, più che marciare ruzzolavamo verso valle, era rotto dai lamenti dei feriti che si ritiravano da soli, gemendo.
Verso le prime ore del mattino arrivammo finalmente in prima linea, se così si potevano definire le posizioni più avanzate
".
Appena giunti in quello che Oskar Schmotzer definì il "buco nervoso di Erterli, che tutti gli Schutzen ricordano con orrore " il centinaio di uomini di Kavcik e Bauer venne immediatamente incorporato nel gruppo alpino di prima linea del I°/1°Landschutzen; il comandante Habermann li accolse con un significativo "Grazie a Dio siete arrivati! ".
La situazione degli avamposti era infatti pressoché disastrosa; mancavano notizie sulle esatte posizioni raggiunte dal nemico: le pattuglie inviate verso Prà del Voto venivano sistematicamente messe in fuga da fuoco ben mirato proveniente dal bosco e una di esse era stata praticamente distrutta la mattina dell'8 aprile da tiratori scelti italiani armati di fucili a cannocchiale ed appostati davanti ai propri retiçolati: i quattro cadaveri semiaffondati nella neve ammonivano i commilitoni sui rischi dell'esplorazione.
Per contro, molto attivi si dimostrarono i fanti toscani della brg Venezia. Ritirata la decimata compagnia volontari esploratori del capitano Baseggio, diverse compagnie dell'84° reggimento fanteria erano subentrate nelle posizioni comprese tra Valcanaia, Voto e val Larganza.
Ricognizioni quotidiane si spingevano fino ai reticolati austriaci, chiaro indizio di prossime operazioni offensive: il giorno 10 una pattuglia guidata dal sottotenente Vignuzzi arrivò fino quasi alla cappella di S. Osvaldo, rilevando reticolati e ripari di sacchi a terra intorno all'edificio e venendo fatta segno a fucilate.
Contemporaneamente, un'altra pattuglia risaliva val l'Argento fino a Prà di Castello, stavolta senza incontrare anima viva.
Lo stesso giorno in cui i giovani Schutzen volontari dell'Alta Austria scendevano dal Weitjoch verso Cinque Valli in aiuto ai Landschutzen, il comando italiano del V° corpo d'armata poneva le basi per l'evento culminante dell'offensiva d'aprile in Valsugana: l'8 aprile venne infatti emanata una disposizione dal titolo ingannevole: " Norme per l'azione della divisione (la 15a, n. d. A. ) in caso di attacco nemico ".
In essa si asseriva che, allo scopo di migliorare le condizioni della linea di difesa in vista di ulteriori atti offensivi tendenti alla rottura della linea nemica Panarotta-Selva-monte Persico, i reparti di Valsugana avrebbero dovuto provvedere al più presto all'occupazione del monte Carbonile, della zona S. Osvaldo-Spigolo Frattasecca-monte Broi-Novaledo, nonchè del Col S. Giovanni.
Si sarebbe in sostanza trattato di sfondare, nel vero senso della parola, in un solo colpo, tutte le difese che avevano frustrato i frammentari tentativi
dei mesi precedenti.
L'occupazione di monte Carbonile avrebbe permesso, garantendo il completo possesso della val di Sella, di presidiare la testata di quest'ultima con forze ridotte, fronteggiando validamente monte Persico che avrebbe potuto essere, tra l'altro, battuto d'infilata dai medi calibri opportunamente piazzati nei faggeti circostanti la posizione.
Conquistare i rilievi ad ovest di Roncegno, da S. Osvaldo a monte Broi, avrebbe assicurato il controllo pressochè totale sulla conca di Caldonazzo-Calceranica, ostacolando grandemente il flusso di truppe e materiali verso l'Altopiano lungo le teleferiche e la "strada dei soldai"
(Costruita negli anni 1913-1914 era la strada che da Caldonazzo portava a Monterovere inerpicandosi lungo i fianchi del monte Pegolara. L'attuale carrozzabile, recentemente asfaltata, ne sfrutta in buona parte il tracciato e le gallerie).
L'avanzata avrebbe inoltre messo a disposizione un'ottima zona di raccolta per le truppe di riserva, completamente defilata al tiro avversario, rappresentata dal vallone di monte Broi.
Per ciò che riguarda Col S. Giovanni, la sua occupazione mirava ad assicurare il controllo definitivo delle testate di val Campelle, val Cia e, indirettamente, valle del Grigno.
In ottemperanza alle fumose direttive di Zoppi, il comando della 15a divisione emanava, in data 10 aprile, l'ordine d'operazioni n°10 portante all'oggetto "Conquista ed occupazione delle posizioni del monte Carbonile e Frattasecca ".
L'azione, fissata per il 12 dello stesso mese, avrebbe avuto lo scopo di ottenere una migliore sistemazione della prima linea in Valsugana in vista di ulteriori sviluppi: all'alba, un colpo a sorpresa su Novaledo avrebbe costituito l'esordio; contemporaneamente si sarebbero sviluppate un'azione dimostrativa da monte Collo verso Glockenthurm ed un'intenso fuoco d'artiglieria sugli afforzamenti avversari in regione monte Carbonile, monte Broi, Spigolo Frattasecca e Cinque Valli.
In un secondo tempo, ultimata la preparazione d'artiglieria, si sarebbe sviluppata un'avanzata generale con l'occupazione delle suddette posizioni. Il fronte d'attacco era stato diviso in quattro settori, e cioè:
a) settore monte Collo, agli ordini del comandante ad interim del II/84°, maggiore De Cristofaro;
b) settore Voto-q. 1147, agli ordini del comandante ad interim dell'84°, tenente colonnello Padovani;
c) settore Marter, agli ordini del comandante dell'83°, colonnello Ottavio Folco;
d) settore Val Maggio, agli ordini del maggiore d'artiglieria Cesare Baseggio
(Fratello del più noto capitano Cristoforo Baseggio. Militare in carriera, era in Valsugana dall'inizio del conflitto).
I tre settori a) , b) e c) erano riuniti sotto il comando del magg. gen. Pastore (brg Siena) , mentre il quarto, di Val Maggio, operava alle dirette dipendenze del comandante la 15a divisione.
Il piano era indubbiamente ambizioso: nel settore di monte Collo cinque compagnie dell'84° ed il XVII°btg R. G. F. dovevano eseguire una vigorosa dimostrazione in forze verso Glockenthurm e, se si fosse presentata l'occasione favorevole, avrebbero occupato stabilmente malga Trenca; nel settore adiacente di Voto invece, a sette compagnie dell'84°, ad una batteria da campagna e a due da montagna spettava l'occupazione di S. Osvaldo e dello Spigolo Frattasecca per prendere posizione sulla linea malga Broi (q. 1418, carta IGM) -Case Erterli; nel fondovalle, settore Marter, otto compagnie dell'83°e una batteria da campagna avrebbero raggiunto in un primo tempo, con azione di sorpresa, la linea del torrente Rogia, tra Novaledo ed il Brenta, per puntare successivamente su monte Broi da sud e da est.
In val di Sella infine, un battaglione dell'83°, uno del 32°, una batteria da campagna ed una da montagna avrebbero sopportato l'onere dell'attacco al Carbonile.
Quale riserva per il gruppo di settori a), b) e c), a disposizione del gen. Pastore, era a Borgo un battaglione del 32° fanteria.
Due battaglioni del 31 ° fanteria (a Telve e a Strigno) e due compagnie del battaglione alpino Intra (arrivato in Valsugana l'8 aprile) accampate a S. Giorgio-Rocchetta, costituivano la riserva del comando di divisione.
Quasi 7.000 uomini (31 compagnie) impegnate come truppe di prima schiera ed altri 3.000 (14 compagnie) come riserva erano decisamente tanti, troppi per un semplice tentativo d'aggiustamento della linea difensiva come avrebbe voluto dare ad intendere l'ordine d'operazioni; ci si trovava piuttosto di fronte ad un'offensiva ad ampio raggio, destinata ad infiammare la Valsugana da monte Collo al ciglio dell'altopiano dei Sette Comuni.
Il furioso bombardamento di Caldonazzo, scatenato dalle artiglierie di Sella il 3 aprile quando oltre 150 granate pesanti misero a fuoco il paese provocandone lo sgombero da parte austriaca, nonchè il continuo afflusso di truppe e materiali rilevato dagli osservatori del Panarotta e dello Spitz Verle, avevano comunque palesato rapidamente all'avversario le intenzioni italiane.
Per sbarrare la Valsugana alle regie truppe, il comandante austriaco del settore di confine N°6, ten. col. von Sloninka, disponeva di forze limitate ma pur sempre ragguardevoli, se comparate a quelle esistenti in zona all'inizio del conflitto: il battaglione ciclisti del maggiore von Schonner, il btg Landsturm 164, la Kaiserjager Streifkompagnie n°2, i circa 1.600 Standschutzen dei reparti Kaltern, Zillertal, Reutte II, Meran, Bludenz e Rattemberg e due compagnie autonome di mitraglieri; nove batterie da campagna appoggiavano lo schieramento.
In aprile erano arrivate altre sei batterie da montagna e quattro cannoni da 105 mm. Il 25 marzo, l'intero "Grenzabschnitt n°6"
(Letteralmente:"settore di confine"), da cima Vezzena al monte Croce, era stato sottoposto al XVII° corpo d'armata imperiale dal quale arrivarono ben presto ulteriori rinforzi, sotto forma di quattro comp. Landsturm, dei già ricordati due battaglioni del rgt Schutzen volontari dell'Alta Austria (ciascuno su tre compagnie) e del btg III/37°.
Venne pure lasciato in zona il I° reggimento Landschutzen.
La linea monte Persico-Novaledo- monte Broi-S. Osvaldo- Glockenthurm- Collo- Cola, un tempo considerata "d'osservazione", era divenuta per gli austriaci irrinunciabile in quanto efficace schermo protettivo per gli ormai avanzati preparativi della "offensiva di primavera nel Tirolo meridionale"; essa venne pertanto ulteriormente rafforzata con reparti tratti proprio dalle truppe in corso di ammassamento nelle retrovie: fu così che le strade di Vetriolo e della val dei Mocheni videro salire in lunghe colonne i grigi cappottoni dei militari di altri tre battaglioni, il I/63°, il IV/4° ed il I/1°. Queste forze costituivano però una riserva d'emergenza, tratta dalla 18a divisione di fanteria, da non utilizzare in prima linea se non in caso d'assoluta necessità.
Complessivamente, erano comunque circa 7.000 gli uomini (senza contare le summenzionate ultime riserve) che dovevano difendere le linee di Valsugana e garantire al tempo stesso rifornimenti e servizi di retrovia: non moltissimi, ma certo un osso duro per l'attaccante, sia a causa delle posizioni estremamente favorevoli da cui potevano operare, sia per la presenza di reparti scelti come i Landschutzen o la Kaiserjager Streifkompanie n°2.
Per la prima volta dall'inizio del conflitto, inoltre, il nerbo della difesa non era costituito dai volonterosi Standschutzen e Landsturmern, bensì da efficienti e solidi reparti di fanteria regolare.
Non sarebbe quindi più stata la difesa dei soliti "quattro gatti" imperiali contro preponderanti reparti italiani, come nell'estate del 1915: la difesa del Tirolo perdeva forse un po' di romanticismo e la motivazione di chi difende la propria casa, ma di sicuro guadagnava in sicurezza.
Similmente a ciò che si verificò ripetutamente in quasi tutti i tratti del fronte italo-austriaco interessati da offensive italiane, l'azione iniziata il 12 aprile in Valsugana si sviluppò in maniera piuttosto slegata, con scarsa coordinazione e contatti sporadici tra gli adiacenti settori; questo, se da un lato può essere ritenuto una delle concause dell'insoddisfacente esito, ci permette dall'altro di analizzare gli eventi seguendo ordinatamente, da nord a sud, la suddivisione tattica adottata dal comando della 15a divisione.






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25/02/2023
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