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UN CIBO NAUSEANTE
di Vitaliano Modena
Mitterndorf. Una classe di scolari: Giovanni Hueller è in prima fila, seduto, penultimo da sinistra.
Qualche altra annotazione può consentirei di condurre a compimento la rievocazione sulla situazione alimentare dei profughi, che tanta parte ha ancora tra i ricordi della gente.
Spulciando lo scritto della Boccher che riferisce quasi quotidianamente su quest' argomento, si legge fra l'altro:
"19 febbraio [1917].
La pagnotta di questa mattina era orribile, sembrava impastata di terra.
23 febbraio.
Ieri è venuta una donna a pregarmi di darle qualche cosa da mangiare, se l'avevo.
Risposi che purtroppo non avevo nulla.
Ella mi mostrò alcuni soldi che teneva in una mano e mi disse: "Le do questi soldi se mi dà un pizzico di crauti o una patata; non voglio mica per niente; e ancora mi farebbe una gran carità. Sono stata alle cucine, ma mi han detto di no, e mi han cacciata fuori dalla porta".
1 aprile.
Una cucchiaiata di minestra che ho bevuta, un pizzico di crauti, un osso: ecco il mio pranzo, oggi.
20 aprile.
Lunedì, mentre andavo in baracca a trovare i miei genitori, incontrai un pover'uomo di Roncegno. Egli mi disse che aveva tanta fame. Ieri mattina lo trovarono morto: morto di fame".
23 agosto.
Da alcuni giorni il cibo mi fa più nausea del solito. La carne puzza orribilmente, la minestra è tutto sale e acqua, la verdura è una sudiceria.
21 settembre.
La finestra della mia stanza guarda sul cortile che sta davanti alla cucina del barone.
Oggi si portò fuori un recipiente pieno di bucce di mele e si pose in terra, poco distante dalla mia finestra.
In un attimo il recipiente fu circondato da ragazzetti che si misero a mangiare avidamente quelle bucce.
Mitterndorf. Le allieve della scuola di rete.
Anche A. Tornmasìnì, nelle sue memorie, si occupò del vitto, riferendosi ai detenuti delle carceri di Trento.
Egli conferma le asserzioni dei profughi circa l'alimentazione nel lager di Mitterndorf. "Il loro vitto si componeva di zuppa d'ortiche e di trifoglio, e di un pane che conteneva il 30% di crusca: il resto degli ingredienti era dato dalle castagne degli ippocastani, dalle segature di faggio, da ghiande macerate".
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