Un'attesa gravida di tensione - Gruppo Alpini Roncegno

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Un'attesa gravida di tensione

La 1a G.M.



UN'ATTESA GRAVIDA DI TENSIONE

di Vitaliano Modena



Con il passare dei mesi cresceva nel governo austriaco e fra i suoi funzionari la diffidenza verso la popolazione trentina.
Si temeva sempre più l'entrata in guerra dell'Italia e ci si fidava sempre meno di una popolazione ritenuta ostile in certe sue frange influenti.  
Anche i fatti più accidentali, banali, pure un nonnulla potevano essere scambiati per cospirazione contro la sicurezza dello stato, sabotaggio, spionaggio.
Le imputazioni che corrispondevano a verità venivano giudicate in modo duro, perché le condanne fossero esemplari, da personale spesso brutale e privo di umanità.
Il Tommasini riportò una ricca casistica processuale relativa a quei giorni, alimentata dal fatto che "le carceri si popolavano di giorno in giorno e a Natale del 1914 erano tutte piene, in condizioni disumane; dopo otto giorni di reclusione i poveretti diventavano ìrrìconoscìbìli".
Il governo austriaco controllava, limitava e quindi soffocava l'attività delle associazioni ritenute filo-italiane; soprattutto della Lega nazionale che, forte di una sessantina di gruppi con 8.000 soci, aveva fondato e sovvenzionato asili, scuole, refezioni, biblioteche fisse e circolanti. (A Roncegno era in attività una sezione che gestiva una biblioteca circolante). "
Non si ebbero più manifestazioni di vita pubblica; le società politiche, culturali, sportive cessarono ogni loro attività"
(Marzari, "La vigilia".).


Massimo Dorighelli con il figlio Arturo prima che questi parta per la guerra.

Anche la Società degli Alpinisti Trentini trovava vita sempre più dura.
La stampa quotidiana "(L'Alto Adiqe", giornale liberalenazionale; "Il Trentìno", organo del partito cattolico; altri giornali locali) venne censurata e poi soppressa con il maggio 1915.
Da quel momento venne diffuso solo "Il risveglio trentino", poi diventato "Il risveglio austriaco", foglio ufficiale della fortezza di Trento.  
In previsione di un imminente conflitto con l'Italia, si intensificava anche nella nostra vallata la costruzione di strade, fortini, trincee, gallerie, reticolati.
A decine di migliaia giungevano gli operai e i minatori.  
E dato che la maggior parte degli uomini validi erano ormai sotto le armi, per questi lavori si richiese, come già detto, anche l'opera della popolazione locale.  
Gli edifici pubblici erano trasformati in caserme e ospedali.
"La circolazione delle persone era sempre più ostacolata. Le tessere per i viveri si moltiplicavano, i prezzi salivano ed i generi venivano meno" (Tommasini).
Eppure, nonostante queste misure, le disposizioni restrittive delle libertà individuali e i provvedimenti pre-bellici, la grande maggioranza della gente sperò fino all'ultimo che l'Italia non entrasse in guerra.
Soltanto le persone bene ragguagliate interpretavano come avvertimenti premonitori le informazioni che filtravano.
Alcuni si apprestavano a varcare il confine e a raggiungere in tempo più sicure località italiane. Il dott. G. Gionzer ricorda che suo padre, in quanto amico del prof. Achille De Giovanni, senatore del regno, era stato avvertito il 31 marzo 1915 che la guerra dell' Italia contro l'Austria sarebbe cominciata entro breve tempo, e che quindi sarebbe stato opportuno mettesse in salvo la famiglia. Invito che venne accolto.  
Parte dei rimasti attendeva trepidante la dichiarazione di guerra, convinta della liberazione in tempi brevi.
Puntualizzò il Tommasini: "Al principio del maggio 1915 pareva che la guerra coll'Italia fosse una cosa sicura e se ne aspettava la dichiarazione da un momento all'altro ... La gendarmeria aveva l'ordine che alla dichiarazione di guerra doveva inesorabilmente arrestare e condurre ben scortati a Trento tutti i P.U. senza indugio alcuno.


Gendarmi a Innsbruck: in terza fila sono Ettore Gelmo (il quinto da sinistra) e Lauton (ulimo a destra).

Il capoposto di gendarmeria del capitanato distrettuale di Borgo, Lauton, aveva ingrossato le liste dei P.U.
Ebbe per questo questioni vivacissime col capitano distrettuale Hafner, che voleva ridurne il numero.
Ma il Lauton, che fu il gendarme forse più terribile del Trentino, aveva tuttavia il sopravvento sul capitano di Borgo, tale e tanta era l'influenza sua anche presso la Luogotenenza e le mmautorità militari.
Hafner ebbe dei dispiaceri in causa della protezione clandestina, e anche aperta, da lui messa in effetto a beneficio dei trentìni".
Intanto a Katzenau si lavorava giorno e notte alla costruzione di un accampamento destinato ad accogliere i P.U., ossia i sospetti politici.




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25/02/2023
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