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VERSO IL PANAROTTA
di Luca Girotto
Alla fine di marzo il comando del V° corpo d'armata italiano cominciò nuovamente a pungolare la 15a div., sollecitando una ripresa delle operazioni offensive.
Il giorno 27 il gen. Zoppi faceva presente l'opportunità di procedere all'occupazione della zona Glockenthurm-S. Osvaldo-monte Broi " (...) allo scopo di favorire le prossime operazioni ", però raccomandando al tempo stesso che i presìdi dei posti avanzati non venissero in alcun caso rinforzati, nemmeno nell'eventualità di forti attacchi nemici; infatti ciò avrebbe finito col logorare le forze italiane su posizioni inadeguate e sfavorevoli, mentre bisognava " (...) conservarle in completa efficienza per arrestare il nemico sulla linea principale di difesa (...) ".
Il tono del comunicato nel suo complesso indicava chiaramente che già allora erano ben noti i preparativi austroungarici per la cosiddetta "offensiva di primavera" e ciò evidenziava ancora una volta l'irresponsabilità degli alti comandi: solo l'ondata di maltempo verificatasi tra la fine di febbraio e i primi di marzo, provocando il rinvio dell'attacco a causa dell'enorme quantità di neve caduta, evitò infatti alle fanterie italiane di venire sorprese in fase di attacco dallo scatenarsi della poderosa spallata iniziale dell'imperialregio esercito.
"Si attacchi! ... ma non troppo .... ", era in sostanza la sollecitazione del comandante del V corpo d'armata ai reparti del sottosettore Valsugana, del quale, a partire dal 18 marzo, il generale Pastore ( Comandante della brg. Siena, appena arrivata dal fronte Isontino) aveva assunto la direzione in sostituzione del generale Amari.
In obbedienza alle disposizioni degli alti papaveri, il Pastore emanò, il 2 aprile, un dettagliato ordine d'operazioni per l'occupazione di S. Osvaldo e della spalla di q. 1147 prevedendo l'impiego di un quantitativo decisamente limitato di truppe.
Dell'azione veniva incaricato il col. Vittorio Cavallini, comandante dell'84° fant., che avrebbe avuto a sua disposizione come truppe mobili la compagnia esploratori divisionale (questa era all'epoca la corretta denominazione del reparto del capitano Baseggio), due compagnie del l° btg dell'84° (magg. De Cristofaro), i reparti dell'83° fanteria che fronteggiavano Valcanaia, da Marter a q. 1121.
Rimaneva inoltre a disposizione, in riserva, il 4° btg dell'84°.
Lo sforzo principale avrebbe dovuto essere esercitato con due colonne in direzione di q. 1147 e del Prà del Voto (erroneamente indicato come "Volto" o "Votto" nei documenti italiani ed austriaci dell'epoca) per poi puntare con manovra convergente su S. Osvaldo. Q 1147 era uno sperone boscoso a nord/est di S. Osvaldo, alto sulla val Larganza, costellato di posizioni per singoli tiratori e protetto da una mitragliatrice; sul margine superiore del Prà del Voto invece gli austriaci avevano scavato un lungo trincerone appoggiato, alle estremità, a due ben mimetizzati blockhaus, con forti sbarramenti di reticolato sulla china scoperta e ripida. Il cocuzzolo vero e proprio di S. Osvaldo (q. 1450) era infine circondato da due trincee sovrapposte, l'ultima a pochi metri dalla chiesetta omonima.
Presidiavano queste posizioni, e quelle adiacenti di monte Broi, due compagnie del 1° btg del 1° reggimento Landschutzen.
Allo scopo di fiancheggiare l'azione principale, secondo il piano del col. Cavallini, avrebbero dovuto svilupparsi delle puntate esplorative sui due lati: a nord modesti reparti avrebbero cercato di occupare le località di Teccel alto (q. 1126) e basso (masi Bernardi, q. 847 IGM) in val Larganza; a sud, truppe dell'83° sarebbero state incaricate dell'occupazione di Valcanaia (q. 1035) per proteggere il fianco sinistro delle compagnie impegnate contro case Voto.
Ancora più a meridione altri reparti si sarebbero spinti quanto più in alto possibile sul costone orientale di monte Broi ed a ovest, ai piedi del suddetto rilievo, verso la chiesa di S. Maria tra Marter e Novaledo.
Aprile 1916: plotone della 54a compagnia della R.G.d.F. a masi Ganarini
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